Pianta (15 Kb) | Sezione (9 Kb) |
Regione: | Lombardia |
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Provincia: | Varese |
Comune: | Comerio |
Monte: | Campo dei Fiori |
Area Carsica: | Campo dei Fiori |
Quota dell'Ingresso: | 750 m slm |
Dislivello: | +91, -252 m |
Sviluppo Reale: | 2020 m |
Rilevatori: | G. S. Remeron CAI Gavirate |
Disegno: |
Dati forniti l'8 febbraio 2000 da Graziano Ferrari
La cavità viene esplorata per la prima volta nel 1900 da L. V. Bertarelli. Nel 1914 venne attrezzata per uso turistico la prima parte della grotta. Il fondo viene raggiunto per la prima volta nel 1952. Recentemente, ad opera del G.S. Remeron, sono state percorse alcune vie in risalita ed è stato tracciato un rilievo completo della cavità. Il 26/5/85 Johann Jack Bolanz dello Speleo Club Elvetico si è immerso nel sifone terminale (Lago Binda) esplorando fino alla profondità di -42 m ove chiude inesorabilmente in frana dalla quale filtra l'acqua.
L'asse principale della cavità è costituito da un'unica sala seguita da una grande frattura su cui è impostata una serie di pozzi, (P.5, P.8, P.15, P.30) che in rapida successione e separati tra loro da brevi chine detririche portano a -112 m. Qui si sviluppa una galleria con sezioni abbastanza imponenti (5-6 metri di larghezza per 30 m di altezza) che scende in forte pendenza fino al "lago Bertarelli". Si tratta di un laghetto pensile che in periodo di piena presenta uno specchio d'acqua di 6 x 20 m. Oltre il lago una brevissima arrampicata porta a due salti (P.7, P.18), a una successiva ampia galleria lunga alcune decine di metri e all'ultimo salto (P.5). Una breve salita porta al sifone terminale (Lago Binda).
Discesi per circa venti metri il P. 30 si trova una cengia che permette di raggiungere dei massi incastrati tra le pareti. Questo nuovo ramo ("Ramo Nord") inizia con una ripida china detritica alla cui sommità si striscia sotto un imponente blocco. Con una breve arrampicata tra i massi si sbuca in un altro tratto della galleria la cui volta si trova a una quarantina di metri di altezza. Si risale in spaccata un salto di alcuni metri ("il camino") dopodiché si procede agevolmente tra i massi di un'enorme frana fino a raggiungere di nuovo un tratto sgombro di clasti. Proseguendo verso Nord si incontra un nuovo ammasso di blocchi superabili con ampi passaggi nella parete inferiore. Qui si possono osservare, sotto una sporgenza della parete, la maggior parte delle stalattiti del ramo Nord ("sala delle stalattiti"). Superato un pozzetto ascendente di otto metri, con un ampio ripiano intermedio, si percorre una comoda galleria sino alla sala Mitzi, dove, a 15 e 25 metri di altezza sbucano due meandri: il secondo rappresenta la via per raggiungere la sala Francesco. La vera prosecuzione del Ramo Nord si trova più in alto , sulla sinistra, ed è tuttora inesplorata a causa delle difficolt7agrave; che offre la roccia decalcificata e resa difficoltosa dall'argilla che la ricopre. I Rami Laterali che si incontrano lungo il percorso che porta alla Sala Mitzi sono stati tutti esplorati, utilizando, in alcuni casi, un palo di risalita in duralluminio autocostruito.
Ramo a +25 in Sala Mitzi - Il ramo ha uno sviluppo di circa 200 metri, e presenta una sezione sempre ampia con andamento ad anello. Vi si accede per mezzo di una risalita di venticinque metri attrezzata con corda fissa (R25). Appena oltre il pozzo iniziale si trova, sulla destra, una diramazione che comunica con la sottostante galleria (ramo a + 15 metri). Proseguendo lungo il ramo principale si supera un pozzo di 8 metri (R8) in un ambiente in cui la volta si alza improvvisamente; dopo altri 40 metri di galleria discretamente concrezionata, il pavimento sprofonda in un pozzo da 15 metri (P.15) evitabile con un cunicolo che, partendo poco prima, sbuca a sei metri dal fondo. Aggirato il pozzo si risale ad una scarpata che porta ad un'alta ma breve galleria (Sala Francesco). una risalita di 15 metri immette in un cunicolo che diventa quasi subito impraticabile e che rappresenta il punto più alto raggiunto nel Remeron: +91 metri rispetto all'ingresso. Di fronte a questa una seconda risalita di 8 metri (R.8) conduce ad un meandro disagevole la cui esplorazione si è interrotta di fronte ad una colata che ostacola il passaggio. Per concludere si consiglia l'uso di spezzoni di corda per assicurazioni volanti sui tratti scivolosi di tutto il ramo Nord.
(brani tratti da: BUZIO A., GANDINI F., 1986: Grotte e Abissi di Lombardia, stampato in proprio)
Bibliografia:
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