Regione: | Lombardia |
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Provincia: | Como |
Comune: | Caglio |
Monte: | Costa di Rové |
Area Carsica: | Valle del Nosê |
Quota dell'Ingresso: | 1206 m slm |
Dislivello: | > -348 m |
Sviluppo Reale: | > 738m |
Rilevatori: | Il rilievo è in corso di stesura |
Disegno: | - |
Dati forniti il 22 settembre 1999 da Graziano Ferrari
The Grotta della Betulla (Birch Cave) is a recently discovered abyss located at Piano del Tivano, near Como (Lombardia, Northern Italy). Exploration is ongoing: the present estimated depth is about -348 meters. The paper describes the cave and its relations with other caves in the Tivano system.
La Grotta della Betulla è un abisso di recente esplorazione situato al Piano del Tivano, in comune di Caglio (Como). In questo articolo si fornirà una prima sommaria descrizione della cavità, dal momento che le esplorazioni sono tuttora in corso, a cura di un insieme assai eterogeneo di speleologi, alcuni autonomi, altri appartenenti a diversi gruppi. Per questo motivo, un articolo preliminare di sintesi può agevolare le future esplorazioni, permettendo di sintetizzare e condividere le esperienze acquisite.
Lo stretto ingresso della grotta, situato ai piedi dell'unica betulla dei dintorni, è stato scoperto e disostruito nel settembre 1997 da Angelo Zardoni (GGSaronno) e Mauro Breme (GSComasco) nel corso di una fra numerose battute di ricerca compiute sulle pendici dei monti che chiudono a Sud il Piano del Tivano. Le prime esplorazioni sono state effettuate dagli scopritori che successivamente, assieme ad elementi del Gruppo Grotte Milano - CAI SEM, hanno superato i -200 alla base di un lungo scivolo.
Il 17 gennaio 1998 Marco Filippazzi ha subito un incidente scivolando lungo un pozzo appoggiato ancora da esplorare e fermandosi fortunosamente con una gamba incastrata in un piccolo arco di roccia. Le conseguenze sembravano piuttosto serie ed è quindi partita un'operazione di soccorso assai complessa ed articolata. Fortunatamente il ferito ha avuto la forza d'animo di iniziare a risalire autonomamente, aiutato dai compagni.
Uscite successive, con la partecipazione anche di elementi autonomi, di membri dell'Associazione Speleologica Comasca e del Gruppo Grotte I Tassi, hanno permesso di superare una zona a meandro caratterizzata dall'estrema incoerenza della roccia, per giungere in una sala di frana (profondità stimata -340). Sono anche stati esplorati alcuni rami affluenti.
L'ingresso della cavità si apre a quota 1206 slm sulle pendici orientali della
piccola catena di rilievi che chiude a Sud il Piano del Tivano e che assume i nomi di:
Monte Croce (1352), Braga di Cavallo (1346), I Lardei (1335), Costa di Rové (1271),
Dosso Al Valente (1100 circa).
Come descritto in svariate pubblicazioni, sia scientifiche, sia divulgative,
il Piano del Tivano è un ripiano di origine lacustre situato a circa
970 m di quota all'interno del Triangolo Lariano.
La superficie totale è di circa 1 km2. L'origine del piano è legata
ad uno sbarramento morenico, detto Il Dosso (quota 1004), deposto da uno degli ultimi
episodi glaciali del Quaternario, databile a circa 18.000 anni fa. Lo sbarramento ha
provocato la formazione di un lago e la deposizione di sedimenti fini. Tuttora, in caso di
precipitazioni particolarmente intense, parte del Piano rimane temporaneamente allagata.
Gli effetti dei vari episodi glaciali hanno interagito ed interagiscono tuttora
con il carsismo profondo formatosi precedentemente alle ultime glaciazioni. Il Piano del
Tivano appartiene infatti alla Valle del Nosê, che è costituita da una
sinclinale con asse N 110-290, inclinata (vergente) verso il ramo occidentale del Lago
di Como. L'asse della valle esterna è grossolanamente parallelo ma non coincide
con l'asse di sinclinale, che si trova più a Nord, e quindi all'interno delle
propaggini sud del Monte San Primo.
Il carsismo si è ben sviluppato nella Valle del Nosê, costituita interamente
di Calcare di Moltrasio, ovvero un calcare grigio scuro con frequenti intercalazioni di
liste di selce nerastra. Il Calcare di Moltrasio si è formato all'inizio del
periodo Giurassico, ovvero circa 200 milioni di anni fa e costituisce gran
parte della porzione occidentale del Triangolo Lariano. In Valle del Nosê troviamo
un sistema carsico che afferisce a sorgenti situate nella zona di Nesso, sia al di sotto
del livello del lago, sia al di sopra (Falchi della Rupe, perenni, Boeucc del Castel,
LoCo 2198, temporanea di troppo pieno, Il Tuf, perenne, etc.).
Dal punto di vista speleologico sono note alcune grandi cavità situate in prossimità dell'asse di sinclinale (Sistema Carsico di Zelbio, Tacchi-Zelbio, LoCo 2029-2037, Abisso presso la Capanna Stoppani, LoCo 2021, Buco della Niccolina, LoCo 2204) esplorate per un totale di 20 Km di passaggi. Solo Tacchi-Zelbio permette di arrivare su un collettore di discreta portata, anche se relativamente superficiale. Niccolina e Stoppani rappresentano vie di approfondimento dell'acqua verso destinazioni ancora ignote. La prosecuzione delle esplorazioni è ostacolata da numerosi sifoni, perenni o temporanei, e da onnipresenti riempimenti detritici, ricchi di elementi alloctoni, cioè provenienti da zone lontane dalla Valle del Nosê. Si tratta dei detriti trasportati dai ghiacciai quaternari e deposti in zona, per essere poi trasportati nelle grotte assorbenti dalle acque di ruscellamento. Come si può comprendere, i ghiacciai non sono molto popolari presso gli esploratori di grotte del Tivano, anche perché i loro detriti tendono ad occludere gli ingressi noti con ricorrenti frane.
La struttura geologica della Valle del Nosê ha prodotto alcune ipotesi suggestive sulla morfologia del carsismo profondo, e cioè la presenza di un sistema collettore profondo e di uno più superficiale e simmetrico ai sistemi noti rispetto all'asse di sinclinale. Purtroppo finora queste ipotesi non sono state verificate a causa delle difficoltà a proseguire le esplorazioni in profondità.
Passando alle zone alte di assorbimento, si fa notare che in tutto il fianco settentrionale
della sinclinale, costituito dalla lunga costiera del Monte San Primo, sono note
pochissime cavità di scarso rilievo. Il fianco meridionale ha dato migliori
risultati, e vi si aprono l'ingresso della Stoppani e l'Abisso del Cippei (LoCo 2503),
oltre a cavità minori.
Una delle propaggini che costituiscono questo fianco Sud è quella in cui si apre
la Grotta della Betulla. Qui gli strati del Calcare di Moltrasio si presentano inclinati
a 50 gradi verso N020. In questa zona si aprono alcune altre cavità:
Vi sono ancora insufficienti informazioni per stabilire quali possano essere le relazioni
fra queste cavità. È interessante notare che tutte le cavità citate
si comportano da ingresso alto, al contrario della Grotta della Betulla, che pure è
situata ad una quota intermedia. La Grotta della Betulla è geograficamente
sottostante al Büs della Colma Squarada, il cui tratto noto si approfondisce seguendo una
frattura subverticale. Un legame fra le due cavità è perciò molto
verosimile.
Meno verosimile, per motivi strettamente geologici, è un legame con i grandi sistemi
del Piano del Tivano, in particolare la Stoppani, dato che il fondo della Betulla è
situato alla stessa quota delle gallerie delle Vie Nuovissime in Stoppani, ma ne dista ben
800 metri. La giacitura degli strati ben difficilmente consentirebbe un collegamento
orizzontale, che per giunta provocherebbe circolazioni d'aria ben diverse da quelle
osservate.
L'ingresso è rappresentato da un buco nel terreno alla base di una betulla.
Immediatamente la grotta piega a destra in ripida discesa seguendo l'inclinazione
degli strati. Dopo pochi metri si presenta una piccola forra che si intasa presto in
detrito. Poco prima, sulla destra, un breve spezzone di condotta orizzontale immette
in una seconda forra parallela, che termina in una saletta, in corrispondenza ad un
piccolo arrivo di acqua da destra. Qui la grotta piega a sinistra in uno stretto ambiente
obliquo interstrato, che sfonda subito in un pozzetto (P4). Alla base di questo, fra massi
incastrati, si apre il secondo salto (P11), impostato su un incrocio di fratture che
espone le bancate degli strati. Alla base si trova un ramo laterale in risalita lungo 60
metri, che riporta in prossimità della superficie esterna.
Alla base si risale sulla destra (R6) per sbucare alla sommità di un'ampia sala
(P14) dal fondo cosparso di massi di frana instabili. La prosecuzione è situata
in fondo alla sala, sulla sinistra. Qui la cavità riprende decisamente la direzione
di massima pendenza degli strati, assumendo la forma di un'alta forra ricca di massi
instabili, dapprima a pozzi (P15, P15) poi a scivolo con saltini (P5), da percorrere
sempre in corda (da -120 a -200). Il soffitto è costituito da un letto di strato.
Improvvisamente la grotta piega a sinistra, in gallerie orizzontali a sezione obliqua,
impostate trasversalmente all'andamento degli strati, ricche di depositi clastici metrici,
di argilla, ma anche di qualche colata concrezionale. Alla base di un pozzetto-scivolo
(P7), si presenta un nuovo ambiente obliquo interstrato, che sfonda subito in un secondo
pozzetto-scivolo (P10).
Alla base si trova una pozza d'acqua ed un accumulo di frana ricoperto da plastici
d'argilla, sopra i quali è necessario sgusciare per raggiungere un bel meandro
attivo ricchissimo di lame da corrosione selettiva sui giunti di strato, ricoperte da
depositi argillosi. La roccia di queste lame è spesso estremamente alterata, tanto
da sbriciolarsi al tocco. Il meandro serpeggia sempre con direzione generale secondo la
pendenza degli strati, formando alcuni pozzetti-scivolo e numerosi passaggi
stretti e faticosi, dove l'avanzata è stata resa possibile da disostruzioni a
pugni e calci (sic!). Finalmente la grotta si verticalizza in un pozzo a chiocciola che
conduce alla partenza di una vera e propria verticale (P9 !). Alla base l'ennesimo
scivolo ed una breve galleria seguita da una netta retroversione caratterizzata da un
cunicolo che si approfondisce gradualmente per gettarsi in una sala di frana generata
dall'incrocio di fratture.
La prosecuzione evidente è sotto i massi alla base della sala, e nasconde un breve
cunicolo che dà accesso ad una sala dove la cavità termina su sifone.
L'abisso non è mai estremo, ma presenta in continuazione problematiche e
difficoltà che lo rendono assai selettivo. In particolare l'inconsistenza della
roccia, la presenza di frane instabili, il fango e alcuni armi non banali suggeriscono
di mantenere un livello di attenzione assai elevato, e ne sconsigliano la visita a
speleologi poco esperti.
Alcuni pozzi sono ancora armati in modo esplorativo, ed è prevista una completa
revisione degli armi. Per questo motivo non è disponibile una scheda d'armo
affidabile.
Le esplorazioni si sono svolte sempre in periodi di secca, per cui non è noto il
comportamento della cavità in caso di piena. Non sono evidenti situazioni
potenzialmente pericolose, se si eccettua il tratto di cunicolo precedente la sala
terminale, che potrebbe diventare impraticabile in caso di piena.
Dal punto di vista meteorologico, l'ingresso della cavità si comporta da ingresso
basso di un sistema. In inverno l'aria fredda esterna viene risucchiata vigorosamente e
provoca la formazione di colate di ghiaccio fino a -30. Una costante circolazione d'aria
entrante si mantiene fino al fondo attuale, anche se meno intensa che all'ingresso.
Verosimilmente parte del flusso d'aria viene assorbita da rami affluenti in corso di
identificazione e di esplorazione.
L'esistenza di un ingresso basso a soli 60 metri dalla cresta è fatto singolare.
Proprio sulla cresta della Costa di Rovè si apre il Büs della Colma Squarada
(LoCo 2200), che si comporta da ingresso alto e potrebbe essere in relazione meteorologica
con la Grotta della Betulla. Numerosi altri piccoli ingressi alti sono già stati
identificati sulle pendici del monte in cui si apre la Grotta della Betulla.
La presenza di un ingresso basso a quota così alta e con aria così forte
sembra escludere la presenza nel sistema di altri ingressi a quote inferiori.
Paradossalmente, a pochi metri di distanza dalla Grotta della Betulla e poco più
in basso si apre un'altra cavità (Il Cane e la Volpe) che si comporta da ingresso
alto, apparendo così meteorologicamente scorrelata.
Le attuali sporadiche osservazioni del comportamento meteorologico della cavità
sono comunque insufficienti per ottenere un quadro affidabile della situazione. Sono
pertanto necessarie osservazioni più organiche, rese opportune anche dal
ritrovamento nella zona di diverse altre cavità in corso di disostruzione.
Per quanto riguarda l'idrologia, la cavità si comporta in modo lineare, raccogliendo stillicidi e piccole venute d'acqua (la prima si presenta già a -20) e formando a -230 un piccolo corso d'acqua che percorre il resto della cavità per scomparire in corrispondenza del fondo attuale. Non sono stati notati affluenti degni di rilievo.
Dal punto di vista geologico, sono state compiute osservazioni sulla giacitura e sulla fratturazione fino a -220. Resta da spiegare la morfologia e la particolare inconsistenza della roccia nel tratto di meandro fra -230 e -270.
Come si è detto, le esplorazioni sono tuttora in corso, a cura di un gruppo di
persone che vede la presenza della maggior parte di coloro che hanno esplorato al Tivano
negli ultimi anni.
L'armo della cavità è in alcuni punti ancora speditivo e condizionato dalla
particolare inconsistenza della roccia. È in corso la graduale revisione e
risistemazione di questi armi, al fine di rendere più agevole la progressione,
già faticosa di per sé.
Purtroppo al momento attuale il rilievo è incompleto. Non è ancora stato
eseguito il rilievo della parte inferiore del meandro a lame (sotto -270). Ciò
non ha permesso di collegare la zona di fondo, rilevata durante la punta che ne ha visto
l'esplorazione, con il resto del rilievo.
L'ulteriore approfondimento della cavità sembra ostcolato dal sifone terminale,
che va peraltro tenuto sotto osservazione in periodi di siccità
L'approfondimento della cavità potrebbe permettere di acquisire importanti
informazioni sul carsismo profondo della Valle del Nosê. L'andamento verosimile
della prosecuzione punta infatti verso l'ipotetica zona di scorrimento profondo, che
finora è sfuggita all'osservazione diretta. Non è il caso di farsi troppe
illusioni: il Tivano è avaro di soddisfazioni ed è invece ricco di sifoni
pensili, di frane e di riempimenti. Ma ogni possibilità di accedere al sistema
profondo va perseguita con costanza e decisione. Come si è detto, giudico invece
inverosimile il collegamento con i sistemi del Piano del Tivano, in particolare la
Stoppani, in base a considerazioni geologiche e meteorologiche. Sarei ben felice comunque
di essere smentito dalla realtà.
Parallelamente all'approfondimento, ha una certa importanza anche l'esplorazione di rami
affluenti, con l'obiettivo di verificare le relazioni con gli ingressi alti.
In figura è rappresentata una sezione su un piano verticale orientato per N020 (approssimativamente Nord-Sud) perpendicolare all'asse della sinclinale. È compresa la proiezione della superficie esterna passante per la cresta della Braga di Cavallo-I Lardei-Costa di Rové fino al Piano del Tivano in corrispondenza dell'ingresso della Niccolina. Sono inoltre rappresentate le proiezioni della Niccolina, della Stoppani della Calati e della Betulla. Il tracciato di quest'ultima è costituito da due sezioni separate, mancando il rilievo del tratto intermedio. La posizione del tratto inferiore del rilievo è ovviamente approssimativa. La poligonale della Colma Squarada non è disponibile. I tratti di rilievo della Stoppani che risultano al di sopra della superficie topografica esterna sono in realtà situati nella testata terminale del Piano del Tivano, non rappresentata in figura.
Graziano Ferrari
Questo articolo è stato pubblicato su: Il Grottesco, Bollettino del Gruppo Grotte Milano SEM-CAI n. 53, 1999
Bibliografia:
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