La Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna invia le proprie note per la salvaguardia del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, ma nei documenti preliminari dei due piani resi pubblici è assente una programmazione per la cessazione dell’attività nel polo del gesso.
Il Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, istituito 18 anni fa, rischia di essere gravemente compromesso dall’attività estrattiva della cava di Monte Tondo gestita dalla Saint-Gobain.
Nonostante gli impatti distruttivi siano stati riconosciuti sia dal Parco che dalla Provincia, nei documenti preliminari del Piano Territoriale del Parco e del Piano Infraregionale per le Attività Estrattive, non è presente alcuna programmazione per la cessazione dell’attività estrattiva nel sito industriale.
In risposta a questa situazione, la Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna ha inviato le proprie note per la salvaguardia del Parco alla Provincia, al fine di impedire il proseguimento dell’attività estrattiva.
Nonostante uno studio commissionato dalla Regione e la stessa Regione abbiano stabilito un limite di 10 anni per la conversione del sito industriale, i piani preliminari non prevedono alcuna azione in tal senso.
Nel frattempo, a settembre, l’Unesco si esprimerà sulla candidatura del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola.
La decisione potrebbe avere un impatto significativo sulla protezione dell’area.
Tuttavia, l’assenza di un piano per la cessazione dell’attività estrattiva potrebbe compromettere la candidatura e minacciare la sopravvivenza del parco.