Premessa: il Comune di Pescorocchiano e la Regione Lazio rendono turistica una grotta, infischiandosi di alcuni “particolari” e per completare l’opera chiedono un biglietto di ingresso agli speleologi e altre amenità da leggere qui: http://scintilena.clarence.com/archive/042184.html

Dopo alcuni scambi di opinone indignati tra speleologi, ecco dove casca l’asino, c’e’ Maria Grazia Lobba che con la solita solerzia e
precisione illustra i termini di legge che a nostro avviso non sono stati rispettati a Pescorocchiano:



Ai sensi dell’art. 3 comma 3 della L.R Lazio. n. 20 dell’1.9.1999: “L’utilizzazione ai fini economici, turistici e sanitari delle grotte iscritte nel catasto di cui all’articolo 5, è autorizzata dal competente organo regionale, sentito il Comitato tecnico-scientifico per l’ambiente integrato ai sensi dell’articolo 7, sulla base di un progetto corredato da una relazione esplicativa della situazione in atto, delle variazioni che si intendono apportare e dell’impatto ambientale delle forme di utilizzazione previste”.

Non credo che per Val dei Varri sia stato rispettato questo comma, (anche perché l’inizio della turisticizzazione della cavità è avvenuto prima dell’emanazione della legge); del resto fanno parte del comitato tecnico scientifico anche due esperti designati dalla Federazione Speleologica del Lazio.

Secondo la legge citata, la regione favorisce lo sviluppo dell’attività speleologica, tuttavia il comune di Pescorocchiano di fatto intralcia tale attività, prevedendo delle modalità di accesso alla grotta che equiparano a tutti gli effetti speleologi e turisti (pagamento di biglietto, assicurazione, orari di entrata ed uscita, assunzione di responsabilità, presenza di un osservatore). E’ più che evidente che il presidente della regione è ben contento di aver creato un ulteriore posto di lavoro “osservatore per le attività speleologiche”, figura ambigua a metà tra il vigile urbano e la guida speleologica. E’ evidente che Federazione ed SSI (nel caso in cui si senta investita del problema, al fine di tutelare la figura dello “speleologo”e basta) si devono attivare presso la regione ed il comune affermando il principio che i gruppi speleologici (e quindi i singoli speleologi membri dei gruppi) aderenti alla FSL hanno tutti i diritti di svolgere, anche nella grotta turistica, l’attività speleologica, così come definita dall’art. 2 comma c) della legge regionale ” l’esplorazione, lo studio scientifico e la documentazione delle grotte sotto il profilo fisico, biologico, storico paletnologico, paleontologico e geografico”. Il comune non può intralciare tale attività, né tanto meno prevedere un “osservatore” degli speleologi, cosa assurda, tenuto conto che, ai sensi dell’art.3 comma 2 della legge regionale lazio, ” Il sindaco del comune in cui è sita la grotta può , sentito il Comitato tecnico scientifico per l’ambiente integrato ai sensi dell’articolo 7, regolamentare l’accesso in presenza di reperti paletnologici o paleontologici o di situazioni fisiche o biologiche di particolare fragilità ed interesse”. Non è il caso di Val dei Varri, la quale è stata resa turistica nonostante un esposto alla procura di Rieti, che, evidentemente, non ha rilevato gli estremi di reato denunciati (Art. 734 CODICE PENALE
Distruzione o deturpamento di bellezze naturali).

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