Nuove scoperte sul Proteus anguinus presentate al XXII Congresso Europeo di Erpetologia
Un nuovo studio condotto dall’Università degli Studi di Milano (UNIMI) ha portato interessanti risultati sul Proteus anguinus, comunemente noto come Proteo, un anfibio cieco e depigmentato che vive in ambienti estremi come le grotte.
Lo studio ha dimostrato che il proteo è in grado di adattarsi anche ad altre tipologie di habitat, come le sorgenti, grazie a specifici fattori ambientali.
Gli scienziati hanno analizzato i dati raccolti durante una serie di campionamenti effettuati nel territorio di Monfalcone, in Italia, a partire dal giugno 2020.
Durante i campionamenti, sono state prese fotografie, misurati e pesati un totale di 73 diversi esemplari di proteo, provenienti da 64 sorgenti e 12 grotte.
I risultati hanno rivelato che i protei trovati nelle sorgenti presentavano un Indice di Massa Corporea (BMI) significativamente più alto rispetto a quelli trovati nelle grotte.
Ciò suggerisce che gli i protei traggano vantaggio dall’esplorazione delle risorse trofiche presenti nell’ambiente esterno.
Questi risultati supportano l’ipotesi che la presenza dei protei nelle sorgenti non sia casuale, ma sia invece legata a fattori specifici come l’idroperiodo e l’assenza di predatori potenziali.
Il proteo sembra essere in grado di adattarsi a diversi ambienti e beneficiare delle numerose risorse presenti nelle sorgenti.
Lo studio dell’UNIMI è stato presentato durante il XXII Congresso Europeo di Erpetologia, tenutosi presso l’Università di Wolverhampton nel Regno Unito, dal 4 all’8 settembre 2023.
Gli autori dello studio sono stati Benedetta Barzaghi, Gentile Francesco Ficetola, Grassi G., Creanza T., Veronica Zampieri, Magdalena Gajdošová, Valeria Messina, Stefano Lapadula, Matteo Galbiati, Valentina Balestra e Raoul Manenti.
Queste nuove scoperte rappresentano un importante passo avanti nella comprensione delle capacità di adattamento dell’olm e potrebbero contribuire alla conservazione di questa specie unica e affascinante.