Durante il raduno “Impronte”, un’intera giornata è stata dedicata a “Pulire il buio” nei dintorni di Urzulei , e un seminario sulla “Cave Conservation” è stato organizzato dall’SSI in collaborazione con gli esperti della National Speleological Society americana. Sarah Linders, una speleologa belga giunta al Raduno per presentare uno studio sulle varie iniziative Clean Up the Dark che si tengono in tutta Europa, ha partecipato a entrambi gli eventi e ha raccontato a Scintilena la sua esperienza. Ecco il racconto con le testimonianze fotografiche dell’autrice e di altri partecipanti.
By Sarah Linders
Era l’alba del secondo giorno di Raduno internazionale di speleologia in Sardegna, nuvole e forti venti ostacolavano i nostri piani, ma con un agguerrito gruppo di cinque persone ci siamo diretti verso una piccola dolina non lontano dalla cittadina di Urzulei. Qui negli anni passati si sono svolte diverse azioni di bonifica, con la raccolta di almeno un metro e mezzo di rifiuti. Si stima che per la pulizia completa sia necessario raccogliere almeno un altro metro o due di immondizia da questa depressione carsica. In soli 45 minuti abbiamo dissotterrato decine di chili di rifiuti, compresi lattine, bottiglie di vetro e di plastica, parti di motori e ossa di animali. Ero scioccata.
Più tardi, in quella stessa giornata si è tenuto un workshop sulla conservazione e il restauro delle grotte, a cura degli esperti Val Hildreth-Werker e Jim Werker della National Speleological Society americana, che hanno pubblicato un libro eccezionale sull’argomento” Cave Conservation and Restoration”. Hanno condiviso con noi le loro conoscenze e l’esperienza acquisita negli ultimi 30 anni. Si sono concentrati sulle diverse tecniche, i protocolli da usare per rimuovere i graffiti contemporanei lasciando intatte le tracce storiche e antiche, e infine su come ripristinare la roccia danneggiata dall’uomo.
Dopo la spiegazione teorica, siamo passati ad una prova sul campo.
Dopo aver preparato i secchi con una vasta gamma di attrezzi, ci siamo recati all’ingresso di una grotta nel territorio di Dorgali. Lì la teoria è stata messa in pratica: abbiamo documentato fotograficamente, studiato i graffiti e la roccia, identificato quali graffiti avevano un valore storico, e quali erano quelli contemporanei da ripulire, e infine deciso quale tecnica e con quale attrezzo operare. Non è così facile come sembra, è un processo lento e intenso, ma i risultati sono stati gratificanti. Val e Jim ci hanno spiegato anche quanto sia importante coinvolgere le comunità locali in questo tipo di progetti, al fine di diffondere la consapevolezza sull’importanza della tutela delle grotte: Un’entrata della grotta pulita e libera da graffiti avrà meno probabilità di essere imbrattata di nuovo con altri graffiti, per esempio.
In passato, le doline e le grotte sono state usate come discariche, e in alcuni casi lo sono ancora. La consapevolezza è la chiave del problema. Le persone hanno bisogno di sapere che lì l’acqua potabile viene filtrata attraverso l’immondizia. Hanno bisogno di conoscere degli effetti diretti dell’abbandono di rifiuti in un ambiente carsico e di quanto siano importanti i sistemi carsici nell’idrogeologia sotterranea.
L’azione di pulizia delle grotte a Urzulei faceva parte di un progetto più ampio chiamato “Puiamo il Buio”, l’iniziativa nazionale di pulizia delle grotte in Italia.
Questo progetto non solo ha consentito di estrarre un totale di oltre 150.000 kg di rifiuti da cavità naturali e artificiali, ma ha anche compiuto sforzi enormi per sensibilizzare gli speleologi e il pubblico in generale. E tanto c’è ancora da fare.
In Italia e non solo, sempre più persone si entusiasmano e si dedicano a ripulire il buio, il movimento europeo “Clean Up the Dark” mostra un trend in crescita.
Sei stato Ispirato? Visita il sito https://www.puliamoilbuio.it/ e scopri come contribuire!
Sarah Linders