Un’esperienza educativa senza precedenti all’interno dello storico acquedotto, riportato in vita grazie al duro lavoro dei volontari.
Articolo di Alessandra Ressa
Per la prima volta nella storia dell’antico acquedotto teresiano, realizzato a Trieste su mandato dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa tra il 1749 e il 1751, lungo le sue buie e umide gallerie sono riecheggiate voci infantili.
Oggi infatti, all’interno del labirintico manufatto austro-ungarico sotto il quartiere di San Giovanni, si è svolta una speciale visita didattica che ha coinvolto gli alunni della classe quinta della scuola primaria Ancelle della Carità.
I fortunati bambini, accompagnati da volontari esperti della Società Adriatica di Speleologia di Trieste (SAS), hanno percorso quasi un chilometro di gallerie attrezzati con stivali di gomma, caschetto e luce frontale, ed hanno potuto ammirare la straordinaria opera architettonica per primi dopo oltre due secoli di oblio.
Tra bianchissime vaschette calcaree colme di esemplari di Niphargus, i gamberetti ciechi tipici delle grotte, canalette di acqua cristallina in cui lunghe e sinuose sanghisughe a caccia di cibo si lasciavano trasportare dalla leggera corrente, bizzarre concrezioni multicolore, strettoie e scomodi quanto divertenti percorsi ad ostacoli tra antiche tubazioni e bassi soffitti, i giovani esploratori hanno aperto la strada al futuro dello storico sito recuperato dalla SAS dopo anni di lavoro.
Il ripristino dell’acquedotto teresiano ha coinvolto decine di volontari, in quella che il presidente della SAS Marco Restaino ha definito “l’operazione di riqualificazione basata unicamente sul volontariato più grande ed ambiziosa che Trieste abbia mai visto”.
In condizioni difficili a causa del livello dell’acqua e dei detriti, in alcuni casi enormi colate di cemento sversate dalla superficie negli anni durante la costruzione degli edifici sovrastanti, i volontari della SAS hanno demolito ed asportato decine di metri cubi di materiali per poter liberare le antiche gallerie dai detriti e dall’acqua che ne ostruivano il passaggio.
Lo scorso novembre sono stati aperti gli ultimi 800 metri dell’acquedotto, rimasti inaccessibili per oltre cento anni a causa di una frana.
Attualmente il sito è gestito dalla SAS grazie ad una convenzione con il Comune di Trieste. Il fine, al termine dei lavori di recupero non ancora terminati, è quello di renderlo fruibile e di recuperare l’acqua che in esso scorre per poterla nuovamente incanalare come in origine negli storici fontanoni della città attualmente asciutti.
“E’ una giornata densa di emozioni e significato – ha detto oggi il presidente Restaino in occasione della prima visita didattica all’acquedotto – proprio sei anni fa la SAS ha intrapreso un enorme lavoro per riportare a nuova vita questo monumento sotterraneo, che versava in condizioni di totale abbandono, parzialmente inagibile a causa di allagamenti e per la restante parte impenetrabile a causa di riempimenti ed ostruzioni. E’ una grande soddisfazione dopo tanto lavoro e tanta fatica poter vedere oggi questo primo risultato, poter accompagnare una scolaresca in queso luogo magico in cui raccontare la storia della nostra città attraverso la ricerca dell’acqua. Ma questa è una storia di successo non solo per aver riconsegnato alla città un monumento dimenticato, ma soprattutto per il grande valore umano e di esempio per le future generazioni che essa racchiude. L’acquedotto teresiano – ha concluso Restaino – dimostra come la passione e l’amore per il proprio territorio possano concretizzare progetti inizialmente giudicati impossibili.
L’apertura odierna è stata di natura straordinaria. Il sito al momento non è ancora ufficialmente visitabile. L’augurio è che, con la preziosa collaborazione delle locali amministrazioni, la bellezza e il fascino di questo storico monumento ipogeo possano essere a breve condivisi.