Un labirinto fisico e sonoro per riflettere sulle storie del confine orientale
A Trieste, alla Kleine Berlin, è stata inaugurata la nuova installazione della Biennale di Venezia, intitolata “Sot Glas”.
Il progetto, ideato dalla filmmaker e regista teatrale triestina Ana Shametaj e dall’artista friulana con studio a Rotterdam Giuditta Vendrame, è un labirinto fisico e sonoro che riflette sulle storie del confine orientale e sulle problematiche linguistiche e musicali ad esse legate.
La drammaturgia sonora reinterpreta i canti popolari transfrontalieri in chiave anti filologica, spaziando da canti di migrazione e abbandono a canti “maccheronici” (in due o più lingue), storicamente non trascritti e archiviati, in quanto considerati pratiche che eludono la costruzione dell’identità nazionale.
Il percorso proposto si tende tra due poli significativi della storia ufficiale e sotterranea, presente e passata, di Trieste in quanto luogo di frontiera, bandiera e naufragio delle narrazioni identitarie nazionali, europee e occidentali.
Il progetto, che si propone di sfidare i confini linguistici e musicali, è stato commissionato da Fosbury Architecture per il Padiglione Italia della diciottesima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.
L’installazione sarà visitabile dall’8 all’11 giugno, dalle 17 alle 21, nella galleria sotterranea di via Fabio Severo a Trieste. L’ingresso è gratuito ma è necessaria la prenotazione.
Il progetto si è sviluppato grazie agli incubatori Kokoschka Revival, Alpe Adria Cinema – Trieste Film Festival, con la coorganizzazione del Comune di Trieste, con la collaborazione di Casa della Musica, Club Alpinistico Triestino, e con il sostegno di Regione Friuli Venezia Giulia, Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, Ambasciata della Repubblica d’Albania in Italia, Creative Industries Fund NL, Inps – Fondo PSMSAD, Fondazione Benefica Ka-thleen Foreman Casali, Fondazione Pietro Pittini, Opificio Neirami.