Spedizione MITRE 2005, scoperte le grotte più australi del mondo



Si è conclusa il 12 gennaio scorso la spedizione geografica e speleologica MITRE 2005, organizzata dall’Associazione Geografica La Venta nella Peninsula Mitre, in Terra del Fuoco, Argentina. Nel corso della spedizione sono state scoperte ed esplorate le grotte finora note più a sud della Terra. La missione, realizzata in stretta collaborazione con il Centro Austral de Investigación Cientifica (CADIC) di Ushuaia e con la Sociedad Argentina de Espeleologia di Buenos Aires, è durata 15 giorni ed è stata patrocinata da Società Speleologica Italiana, Club Alpino Italiano, Istituto
Italiano di Speleologia dell’Università di Bologna, Museo del Fin del Mundo di Ushuaia, Provincia de la Tierra del Fuego.

I partecipanti sono stati Tullio Bernabei, Tono De Vivo, Giovanni Todini, Andrea Broglia (La Venta), Ernesto Piana (CADIC/La Venta) e Sergio Anselmino (Museo del Fin del Mundo).

Nel marzo del 2004 Anselmino aveva percorso l’intera penisola a piedi e in solitaria (650 km in 45 giorni), notando la presenza di alcune cavità lungo la costa sud, nella zona di Bahia Aguirre.

Sulla base di queste osservazioni il gruppo La Venta ha deciso di organizzare una spedizione il cui obiettivo era raggiungere ed esplorare queste grotte. Va sottolineato che la Peninsula Mitre non presenta tracce di calcari, ma è prevalentemente costituita da rocce di origine vulcanica (formazione Lemaire), dove fino ad oggi non era ritenuta possibile l’ esistenza di fenomeni ipogei.

Le difficoltà principali sono state legate all’isolamento della zona di Bahia Aguirre, al tipo di terreno e al clima. L’area oggetto delle ricerche si trova a circa 120 km dalle ultime piste carrozzabili: è stato quindi necessario utilizzare un elicottero per limitare i tempi di avvicinamento.

Il terreno è costituito in prevalenza da montagne alte fino ai 1000 m e circondate da estese torbiere e paludi, alternate a boscaglia fittissima di legna (faggio australe): a volte gli arbusti costringono a procedere su una sorta di tappeto sospeso su accumuli di tronchi in decomposizione.

Per quanto riguarda il clima, la zona è soggetta ad una meteorologia estremamente variabile: pur trovandoci nell’estate australe, nel giro di poche ore si passa dal sole a forti precipitazioni, anche nevose, con venti che possono superare i 150 km orari. Inoltre, trattandosi di grotte sul mare, giocano un ruolo fondamentale sia il moto ondoso, spesso imponente, che le forti maree (con escursioni anche di 3 m).

L’avvicinamento in elicottero ha permesso di arrivare a circa 5 km in linea d’aria dalla zona delle grotte, delle quali non si aveva un posizionamento preciso ma solo ricordi sulle pagine del diario di Sergio Anselmino. Lo spostamento dei materiali ha richiesto due giorni di trasporti su terreni impegnativi e ha consentito di installare un campo base a quota 210 slm, sopra la fascia costiera nella quale si ipotizzava la presenza delle cavità.

La costa, estremamente frastagliata, è caratterizzata in questa zona da alte pareti rocciose interrotte da ripidi canaloni, che sono stati utilizzati come vie di accesso al mare. Per lo spostamento lungo la costa e in condizioni di alta marea è stato necessario attrezzare una teleferica mediante corde. Dopo vari giorni di ricerca lungo un tratto di litorale
esteso 2 km sono state individuate, esplorate e topografate 14 grotte per un totale di 467 m di sviluppo. Mentre alcune cavità presentano caratteristiche tipicamente marine e poca estensione, altre sono legate a origini tettoniche e sono più lunghe e articolate: fra queste la Cueva del Mitre, che raggiunge i 160 m di sviluppo planimetrico e presenta 3 ingressi. Nonostante il tipo di roccia in cui si aprono le cavità, alcune di queste ospitano formazioni stalattitiche e mineralizzazioni di estremo interesse, ora allo studio presso l’Istituto Italiano di Speleologia.

La presenza di Ernesto Piana, archeologo e antropologo del CADIC, ha consentito di verificare l’assenza di qualsiasi traccia umana nelle cavità scoperte. In cambio è stato rinvenuto nei pressi, su una terrazza a 40 slm, un nuovo sito archeologico caratterizzato da resti di mìtili, ossa di guanaco e leone marino, assieme a tracce di carbone.

Le grotte finora esplorate nelle zone più meridionali del mondo risultavano essere quelle della provincia Ultima Esperanza, in Cile, sul versante dell’ Oceano Pacifico. Le nuove grotte del Mitre si trovano invece circa 500 km
più a sud, poco sopra i 55° di latitudine. Oltre esistono solo mare e il continente antartico, dove nel 2000 lo stesso gruppo La Venta ha esplorato altre grotte: ma in questo caso all’interno dei ghiacciai e non in formazioni rocciose.

La spedizione è stata resa possibile grazie al contributo di Napapijri abbigliamento, Ferrino logistica e tecnica, Garmont calzature, Tour 2000, G&D Cucine, Duracell batterie, Camp materiali tecnici, Hilti strumenti di
misura, Soco pannelli fotovoltaici. (Info: www.laventa.it )

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