Notizia di Roberto Sanna

tratto dall unione sarda 2/06/2003
Scorie nucleari? No, grazie: la Sardegna rispolvera lo slogan del referendum
contro le centrali per chiudere la porta ai rifiuti radioattivi.
Parlamentari,
sindaci, organizzazioni sindacali e
associazioni ambientaliste puntano a
una mobilitazione immediata per scongiurare la possibilità che l?isola
diventi
la pattumiera delle centrali dismesse nella penisola, e chiedono alla
Regione
di farsi capofila della protesta. Cgil, Cisl e Uil promettono di aggiungere
la rivendicazione antinucleare alle due giornate di lotta per l?industria,
già fissate per il 20 e il 25 giugno (ad Abbasanta e a Roma). E in
Parlamento
c’è chi, oltre a interrogazioni e interpellanze, minaccia un “boicottaggio”
dell’attività delle commissioni e dell’aula, se davvero la Sardegna sarà
inserita tra i siti destinati ad accogliere le scorie.
Piergiorgio Massidda, deputato di Forza Italia:
«Ho avuto rassicurazioni in Parlamento sul fatto che questo pericolo non
si concretizzerà. Ma se così non fosse, sono pronto a bloccare i lavori
della commissione Affari sociali, e anche dell’aula, intervenendo ogni
giorno
su questo argomento».
Francesco Carboni, deputato dei Democratici di sinistra:
«È assurdo, la Sardegna è penalizzata per le questioni energetiche e
addirittura
deve accogliere le scorie di un’energia prodotta non per i sardi. Daremo
battaglia, ma dobbiamo constatare il totale silenzio del presidente Pili
su tutto ciò che proviene dal governo Berlusconi».
Michele Cossa, deputato dei Riformatori sardi:
«Una simile eventualità sarebbe la morte di un’intera isola, chi verrebbe
in un’isola in cui vengono scaricate tonnellate di materiale radioattivo?
I sardi devono saper fare fronte comune per scongiurare un simile pericolo,
senza logiche di schieramento politico».
Tore Cherchi, sindaco di Carbonia:
«Diciamo no all’ipotesi delle scorie in Sardegna, tanto meno nell’area del
parco geominerario. Il fatto stesso che non lo si escluda è allarmante.
Il silenzio della Regione conferma la triste stagione che sta vivendo
l’autonomia
dell’isola».
Emilio Floris, sindaco di Cagliari:
«La Sardegna deve puntare sul valore strategico del suo ambiente. Se lo
compromettiamo con le scorie nucleari faremo dei passi indietro che poi
non sarà possibile recuperare. Dovunque andassero a finire i rifiuti,
sarebbe
un colpo tremendo all?immagine di tutta l’isola».
Mario Medde, segretario regionale Cisl:
«Un deposito di rifiuti nucleari non sarebbe solo un danno per il turismo,
ma anche un deterrente per le imprese per eventuali investimenti in
Sardegna.
La mobilitazione di Abbasanta del 20 giugno per l?industria riguarda anche
l’aspetto della sicurezza nell’isola: la estenderemo fino a comprendere
il no alle scorie».
Pino Marras, segretario regionale Cgil:
«Spero che le paure si dimostrino infondate, ma se fossero concrete sarebbe
assurdo. Non ha senso moltiplicare i siti con presenza di materiale
radioattivo.
La Sardegna è già penalizzata per la mancanza del metano, non vogliamo
aggiungere
un problema a quelli che abbiamo. Non vedo perché si debba ipotecare in
questo modo la prospettiva geologica della nostra terra».
Gino Mereu, segretario regionale Uil:
«È giusto che ci sia una reazione popolare al pericolo dei rifiuti
radioattivi,
proprio in un momento di estrema difficoltà dell’economia sarda. Dobbiamo
puntare sulla qualità del nostro ambiente e dei nostri prodotti. Se il 20
giugno non sarà ancora stata chiarita la questione delle scorie, la
mobilitazione
di Abbasanta riguarderà anche questo tema».

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