Domenica sera il grande fotografo Sebastião Salgado ha proiettato in anteprima le foto del suo prossimo progetto “Amazzonia”, sulla facciata della Basilica di San Francesco ad Assisi. Le immagini che immortalano l’ultimo paradiso sulla Terra sono un urlo straziante, una richiesta di aiuto per fermare la distruzione della foresta, degli animali e degli uomini che la popolano.
E’ stata una serata di grande suggestione quella a cui hanno assistito circa duemila persone domenica sera, sul prato del Sacro Convento di Assisi, sotto una pioggia sottile che ha accompagnato la proiezione delle immagini del nuovo progetto del fotografo Sebastião Salgado, “Amazzonia”, sulla facciata della Basilica di San Francesco.
Sebastião Salgado è un fotografo di fama internazionale, che con i suoi scatti ha fatto conoscere al mondo immani tragedie, umane, ambientali e sociali, dalle terribili condizioni di vita delle popolazioni dell’america latina, alla sanguinosa guerra civile in Rwanda e Burundi. E’ testimone della grandiosità della natura e dei tremendi colpi inferti dall’uomo moderno al paesaggio, al mondo, alla stessa sopravvivenza dell’Umanità.
Il nuovo progetto fotografico “Amazzonia” è stato mostrato sulla facciata della Basilica di San Francesco per volere espicito di Salgado stesso, “con qualsiasi condizione di tempo”. E’ un monito al Mondo dalla Città della Pace, è una richiesta di aiuto attraverso scatti che lasciano in silenzio e fanno sognare e riflettere.
Questi uomini costituiscono il legame dell’uomo con la sua preistoria
Prima della proiezione, Salgado ha raccontato del suo progetto, degli ultimi sette anni trascorsi in Amazzonia insieme agli indios di otto tribù.
Ha raccontato di come negli ultimi 50 anni la foresta amazzonica che è il grande polmone verde del Mondo si sia ridotta del 20%.
Ha parlato di biodiversità e della distruzione sistematica della foresta, operata con grandi caterpillar che legati insieme da enormi catene avanzano per abbattere velocemente più alberi possibili.
Salgado racconta: “All’arrivo dei portoghesi vivevano in Amazzonia 5 milioni di Indios, ridotti oggi a circa 300 mila individui divisi in tribù, alcune delle quali mai entrate in contatto con gli occidentali.
Questi uomini costituiscono il legame dell’uomo con la sua preistoria. Vivono in simbiosi con la natura in un vero paradiso terrestre che l’attuale presidente brasiliano Bolsonaro sta distruggendo con raziocinio scientifico.”
Ha parlato degli incendi dolosi, che si sviluppano solo in prossimità delle fattorie per aumentare la superficie coltivabile.
Prima della proiezione, dal luogo in cui quasi mille anni fa San Francesco scrisse “Il Cantico delle Creature”, Salgado ha lanciato un appello alla Chiesa, che è molto sensibile a questi problemi, e agli uomini, a fare di tutto per salvare l’Amazzonia dalla distruzione, raccomandando che “non sia solo una moda passeggera e tra qualche mese non si parli più di Amazzonia“.
Il progetto “Amazzonia” verrà presentato al pubblico nel 2021, con grandi mostre che si svolgeranno quasi in contemporanea a Roma, New York e altre grandi città del Mondo.
Andrea Scatolini