La lunga storia dei vandali al Corchia inizia mentre ce la stavamo spassando a Iglesias, e per questo abbiamo un alibi di ferro.
Prima erano state tolte le ultimissime scritte a nerofumo che niente aggiungevano a quelle “storiche” dei primi esploratori, poi una task force di speleo pulitori indignati è rimasta fino alle 3.00 di notte sul tratto turistico dell’Antro del Corchia per aspirare la scarburata che era stata lasciata da ignoto coglione una decina di giorni fa.
Com’era:
Ed ecco il resoconto della pulizia, una “Armata Brancaleone” come la definisce lo stesso Paolo Dori che ha sollevato la questione delle scarburate tra le mailing list speleoit:
si, come dice l’oggetto della mail, eravamo proprio un’armata brancaleone. Però eravamo motivati su quello che stavamo per fare. Ridiamoci un po’ su…
Tornando indietro di qualche giorno, venerdi’ esco da lavoro e comincio il tour delle ferramenta versiliesi. I negozianti, sentendo la mia richiesta, mi guardano con un paio di occhi come a dire “ma questo che cacchio dice?”..
.
Al quarto tentativo andato male mi balena alla mente l’istituzione pietrasantina: Seardo!
Per chi non lo conoscesse, Seardo è un personaggio curioso, molto legato alla storia quasi contemporanea, e, contrariamente alla corrente politica pietrasantina (ovviamente rossa), nel suo negozio, fra misto di odori di sementi, detersivi, mangimi e plastiche varie, quest’uomo alto mezzo scaffale si presenta con magliette inneggianti al regime, sfoggiando scritte
tipo “BOIA CHI MOLLA”, oppure “MOLTI NEMICI MOLTO ONORE”, con l’aggiunta dell’immancabile foulard arrotolato al collo stile “balilla”.
Entro nel negozio e gli dico: Adria’, mi ci vòle d’urgenza ‘na pompa!”.
“La mi’ figliola è sposata, lo dovresti sape’ ormai… “, risponde lui, tanto per gradire. E io rispondo: “No, Adria’, non quel tipo di pompa li, di quelle me ne servirebbe una decina ma possiamo soprassedere”… per cui gli spiego che devo aspirare del troiaio sul fondo di una pozza…in una grotta.
Gli si illuminano gli occhi e eccolo li’, t’arriva con una specie di bastone con un tubo laterale e un pomello in cima, e prontamente gli dico: “e quello che cazzo sarebbe????”
Adriano passa da modalità “vendor” a modalità “demo”, fuori piove, usciamo dal negozio e si mette a pompare da una pozzanghera. Boia, quest’affare succhia che è una meraviglia! Vista la funzionalità della cosa, dico che va bene e compro questa pompa a stantuffo per ben 13,00 € (Euro tredici/00).
Pensavo: funzionerà ??? Avrà ragione Mayo? Chissà ?
La squadra di pulizia, perfetti ghost(carbide)busters, si era gia’ formata il giorno precedente. Per mantenere l’anonimato li chiameremo, per comodità e per privacy, in questo modo: P., G., A., C., S., F., dove ovviamente P. sono io.
G. mi telefona giovedì, dicendo che veniva da queste parti per i cavoli suoi e gli propongo di aggregarsi. Ben lieto di farlo, lo aspetto per il giorno fatidico. Allo stesso tempo si aggregano altri due amici, A e C, con cui ho piacere di compiere l’impresa. F e S si sono aggregati il giorno successivo.
Ci si trova il sabato alle 20 a Levigliani, A e C arrivano tardi, ma questo non placa l’appetito, anzi direi che lo acutizza. Dopo una ricca portata di antipasti, G attacca con il suo repertorio di barzellette stemperando la tavolata, il vino lo evitiamo, mentre la birra scorre a fiumi come il lardo. Le cipolline e le tartine, sempre alla cipolla, invece ci ricercheranno piu’ tardi, lungo le gallerie, ma questo è un dettaglio non determinante al fine della storia.
Salutiamo gli amici presenti e ci congediamo verso le 22, sailiamo su al Corchia e in poco tempo siamo attrezzati e siamo dentro. Incontriamo le scale, che, visto il pieno effettuato poco tempo prima, appaiono pesanti anche in discesa. Io sono carico di roba, fotocamera, videocamera, cavalletto, pompa, secchio, imbuto con filtri, batterie, lampade; decido di
chiedere aiuto agli altri nel trasporto del materiale. A. prende la pompa e se l’appoggia in spalla (due etti). La pompa è fatta stile roncola, e A. esclama: “mi servirebbe un mantello nero…”…
Arriviamo in loco, verifichiamo il fattaccio e ne studiamo le probabili cause. io ed A. guardiamo bene, e ci sembra di capire che la scarburata nel laghetto sia dipesa non da un lavaggio della bombolina, sembra quasi più un sasso di carburo rotolato nell’acqua, proprio sul bordo del laghetto. Forse una disattenzione, forse un gesto non voluto, abbiamo addirittura pensato a
questo. Ma il danno c’è. Anche se non voluto, questo danno secondo il guardiaparco è un reato grave.
Avanti. Carichiamo d’acqua la pompa e facciamo il primo tentativo di aspirazione del carburo dal fondo del laghetto. Ad un primo momento sembra non funzionare, poi vediamo il bianco del carburo che comincia a sparire. Ci brillano gli occhi e continuiamo a pompare sorridendo, all’urlo di “GRANDE MAYO”. O, funziona perdavvero, aveva ragione Giuseppe…
Cacchio, facciamo attenzione, il fondo si muove. Io pompo, A. tiene il secchio. Ma sono fuori forza, non entriamo nell’acqua per non sporcarla e sono in equilibrio su due sassi. Arriva G. che tiene ferma e bassa la pompa, e il lavoro va ottimamente. C. riprende le operazioni con la mia
semidistrutta telecamera sacrificata ormai al dio Corchia, mentre S. illumina la scena. Dal fondo del laghetto viene su di tutto: pezzi d’acciaio gomme da masticare già biasciate e non riciclabili… beh, gia’ che ci siamo facciamo bene gli spazzini e leviamo il levabile.
Cerchiamo anche un po’ in qua e in la nella zona circostante, e sento la voce di A. che dice, ridendo a denti stretti “è bene che smetta di scavare, sto trovando tutti gli scheletri del Corchia. In effetti scarburate in ogni dove, sapientemente ricoperte con la terra, e poi, da sotto la terra, salta fuori un vecchio tubetto di latta arrotolato, di colore giallo.
“Che roba è?” domanda C., mentre F. srotola questo tubetto. Appare una scritta “SAVORA”. Minkia, che roba è quest’affare? Srotolando sempre piu’ appare anche il prezzo: “solo lire 150”. L’odore del contenuto era rimasto invariato. Senape… un tubetto a 150 lire, chissà di che anno è, chissà da quanto è li’..
A fine lavoro una bella boccia di ramandolo gustata “a collo”, temperatura 7 6°… questa temperatura l’ho già sentita. Sono le 02.30 circa, ci incamminiamo verso l’uscita. E via cosi’, fino alle 03.30 circa a ridere e a scherzare come bimbi di fronte al vallechiara, mentre ci sorbiamo ancora dell’ottimo bianco portato per l’occasione da G..
Di quanto c’era nel laghetto non si nota più nulla, fortunatamente, il danno è stato riparato. Chiunque sia il colpevple della scarburata non mi interessa, sono ugualmente contento di essere riuscito nell’intento e di aver aggregato una squadra tipo armata brancaleone, composta da persone con cui è un piacere andar per grotte, parlare, lavorare.
Durante le operazioni di pulizia le confessioni “io ho sporcato di qui, io ho scritto di la” volano da una parete della galleria all’altra e poi non so forse il rimorso di aver sporcato anni addietro o chissà che cos’altro, portano alla soddisfazione di aver tolto una brutta traccia da una grotta. E se fosse l’inizio di un “puliamo il Corchia”? Sarebbe bello, aggregarsi, non solo per l’iniziativa “puliamo il buio” organizzata da Carlone, andare.. una domenica, una delle solite gite domenicali, sfruttarla per levare gli scheletri dalla montagna. E alla fine della giornata una bella brià a al Vallechiara. Chissà ..
E, fine del cortometraggio, ringrazio gli attori che hanno dato vita anche a questo film….
Con tanta soddisfazione, il pensiero mi torna alla bellissima serata trascorsa con la giusta compagnia. Grazie, armata brancaleone.
Paolo
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