Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Bologna e dell’INGV rivela il ruolo cruciale di una sorgente di deformazione nella regione vulcanica.

Napoli – Una recente indagine scientifica ha identificato una “sorgente deformativa” situata a circa 2 chilometri di profondità sotto la caldera dei Campi Flegrei, gettando nuova luce sui fenomeni di sollevamento del suolo in questa regione vulcanica.

Gli studiosi dell’Università di Bologna e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia hanno pubblicato i loro risultati sul Journal of Volcanology and Geothermal Research.

Questa sorgente di deformazione, precedentemente associata al sollevamento del suolo negli anni ’80, è stata identificata come un cilindro di roccia alto 500 metri e con un diametro di circa 5 chilometri.

Secondo il dottor Massimo Nespoli, primo autore dello studio, questa sorgente gioca un ruolo cruciale nei recenti episodi di sollevamento e sismicità nella zona.

Contrariamente alle precedenti teorie che invocavano la risalita di magma come principale causa del sollevamento del suolo, gli studiosi suggeriscono ora che il movimento di fluidi caldi e pressurizzati all’interno delle rocce del sistema idrotermale della caldera svolge un ruolo primario.

Pur non escludendo il contributo magmatico, i risultati della modellazione fisica dimostrano che questa “sorgente deformativa” può spiegare efficacemente i fenomeni osservati negli ultimi 18 anni.

La caldera dei Campi Flegrei, una delle aree vulcaniche più dense al mondo, è stata testimone di attività vulcanica per millenni.

Gli ultimi episodi eruttivi significativi risalgono a 15.000 anni fa, e l’ultima eruzione avvenne nel 1538.

La regione ha anche sperimentato fasi di sollevamento e abbassamento del suolo, noti come “bradisismo”, con il più noto episodio tra il 1982 e il 1984, che causò anche terremoti di bassa magnitudo.

L’attuale fase di sollevamento, iniziata nel 2005, è stata oggetto di studio, e l’analisi ha rivelato che questa sorgente deformativa gioca ancora un ruolo chiave.

Gli studiosi hanno confermato la sua presenza grazie a tomografie sismiche e alla variazione del rapporto tra terremoti di diverse magnitudini all’interno della sorgente.

Questa ricerca suggerisce che la causa principale del sollevamento del suolo nei Campi Flegrei è legata all’attività di questa sorgente deformativa situata a circa 2 chilometri di profondità, che è attraversata da fluidi caldi e pressurizzati.

Un passo significativo verso una comprensione più approfondita dei processi vulcanici in questa regione.

Il riassunto dello studio scientifico:

L’influenza della circolazione idrotermale sulla sismicità e il sollevamento osservati nella caldera dei Campi Flegrei (Italia) è un argomento di grande interesse per la comunità scientifica.

Recentemente, le inclusioni termo-poro-elastiche (TPE) sono state proposte come probabili fonti di deformazione.

Sono idonee a spiegare gli effetti meccanici indotti da fluidi idrotermali caldi e pressurizzati, eventualmente emessi dal magma sottostante e che si diffondono in uno strato fragile sovrastante.

Ricerche recenti dimostrano che una inclusione TPE situata a circa 2 chilometri di profondità sotto la caldera dei Campi Flegrei ha contribuito significativamente al notevole e rapido sollevamento del suolo osservato durante la fase di instabilità degli anni ’82-’84.

Nel presente lavoro si dimostra che una tale fonte di deformazione sta probabilmente svolgendo un ruolo anche nella fase attuale di instabilità, caratterizzata da un tasso di sollevamento molto più basso rispetto a quello verificatosi nella fase di instabilità precedente.

Si mostra che le serie temporali di sollevamento del suolo osservate negli ultimi 18 anni possono essere riprodotte assumendo la riattivazione della stessa fonte di deformazione responsabile dell’instabilità degli anni ’82-’84, situata all’interno di uno strato fragile superficiale a circa 2 chilometri di profondità.

La presenza di uno strato fragile è stata evidenziata in passato da studi tomografici ed è confermata da una netta variazione del valore b a quella profondità corrispondente.

Si ritiene che i risultati forniscono importanti approfondimenti ed evidenze, supportando l’esistenza e l’importanza di una fonte attiva di deformazione termo-poro-elastica, che può risultare utile per comprendere l’instabilità della caldera dei Campi Flegrei, sia dal punto di vista scientifico che geologico.

Fonte: https://www.researchgate.net/publication/374630438_The_effects_of_hot_and_pressurized_fluid_flow_across_a_brittle_layer_on_the_recent_seismicity_and_deformation_in_the_Campi_Flegrei_caldera_Italy

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