Notizia di Michele Tommasi
Giornale di Vicenza di venerdì 13 febbraio 2004

Valbrenta

L’impresa da primato realizzata nelle acque del «Covol dei Veci»

Nelle viscere dell’Oliero

Due sub inglesi si sono immersi per 2915 metri



Il Covol dei Veci, uno dei due rami attivi delle grotte di Oliero (l’altro è il Covol dei Siori o grotta Parolini), è stato esplorato i giorni scorsi per 2.915 metri di sviluppo spaziale. Il complesso sistema ipogeo delle grotte di Oliero e la grotta dell’Elefante Bianco nel sifone del Subiolo continuano a riservare straordinarie sorprese. A 2.915 metri dall’ingresso, alla profondità di 40 metri, il limite raggiunto sabato scorso dall’inglese Rick Stanton: «L’acqua è limpidissima, di un eccezionale blu cobalto, che permette una visibilità di almeno 20 metri – dice Rick Stanton – ma sotto di me non vedo il fondo. Very Impressive!». Nella punta esplorativa di sabato scorso, 7 febbraio, è stato superato il limite raggiunto una decina di anni fa dal francese Oliver Isler, che si era fermato a 2.375 metri dall’ingresso della cavità. Sopra di sé aveva visto l’aria e l’emersione non prevista lo aveva costretto ad interrompere la punta esplorativa. Protagonisti della nuova esplorazione del Covol dei Veci sono due speleosub inglesi, Rick Stanton e Jonathan Volanthen. A loro supporto due olandesi, Hans Beulan e Maurice Wenders, il belga Jim Warny e un altro inglese, Marcus Taylor, fotografo e cineoperatore della spedizione subacquea. Gli speleosub impiegano quattro giorni nei preparativi: a 1.600 metri dall’ingresso collocano due maialini di scorta, quindi il via alla punta esplorativa, sabato scorso alle 13. Raggiungono i 2.375 metri dall’ingresso, il limite raggiunto dal francese Isler; quindi, per emergere dal sifone, effettuano la decompressione. I due sub utilizzano un sistema a circuito chiuso meccanico del gas, che consente una grande autonomia, enorme rispetto al sistema delle bombole. L’attrezzatura di cui sono dotati è in compenso costosa, vale oltre 4 mila euro. Completata la decompressione, i due sub emergono, si tolgono attrezzatura e muta, quindi procedono all’asciutto con la sola attrezzatura subacquea per una persona nell’eventualità di una successiva immersione. Percorrono un tratto di grotta per circa 200 metri, arrampicandosi su grossi massi, e arrivano ad una spiaggia che, sorridendo, definiscono “tropicale”. Sono davanti ad un secondo sifone. Rick veste muta e attrezzatura e si immerge, percorre 240 metri in un ramo che trova però ostruito da una grande frana. Si infila, quindi, in un secondo ramo che scende a meno 40 metri, e percorre un centinaio di metri: è un sifone davvero notevole, impressionante. Per limiti di sicurezza Rick interrompe la punta esplorativa, fissa il filo d’Arianna e torna. alla spiaggia tropicale! «L’acqua è molto limpida, di un colore blu cobalto con visibilità di almeno 20 metri – commenta Rick -. Non vedo il fondo e quindi scende oltre i 20 metri. Very Impressive! – dice – Molto impressionante!» Rick e Jonathon sono soddisfatti. «Sì, siamo soddisfatti – dicono – ma vogliamo tornare il prossimo anno, nello stesso periodo, per fotografare il primo sifone, approdare sulla spiaggia sotterranea, dormire un paio di notti e continuare l’esplorazione».Chiediamo a Luigi Casati come sia possibile tale impresa. «Oliver Isler, dieci anni fa, nello stesso sifone ha compiuto una grande impresa subacquea – dice Casati – utilizzando però un’attrezzatura molto ingombrante e da solo non poteva emergere. Era il massimo, allora. Rick Stanton e Jonathon Volanthen dispongono, invece, di una attrezzatura molto leggera e indipendente, che consente grande autonomia e capacità operativa anche ad un solo subacqueo. Questo ha permesso ai due sub di emergere, percorrere 200 metri a piedi e immergersi nel secondo sifone».


Renato Pontarollo

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