Importanza della speleologiaImportanza della speleologia

Abisso Spino: la Galleria delle Marmitte di ritorno verso il salone alla base del P60 – Foto Nicolò Falgari

Prosegue con continuità il progetto di ricerca nell’area carsica che comprende il Monte Spino ed il Monte Pizzocolo (Alto Garda Bresciano), oltre all’areale del Monte Denervo.

All’Abisso Spino, nel fine settimana tra il 4 e il 5 Marzo, gli speleologi affrontano le zone più lontane della grotta è a suon di mazza e scalpello conquistano qualche decina di metri nuovi e una decina di dislivello da aggiungere oltre il fondo, che portano a superare la soglia dei 200 metri, e uno sviluppo generale di poco superiore agli 800 metri.

Dalla cronaca di Massimo Pozzo:

Sul Monte Spino sono in corso battute esterne, calate varie in parete e prospezioni con drone, ma non sono mancate le punte esplorative nei due abissi presenti attorno alla quota di 1200 m: l’Orso Spino e L’Abisso Spino.

All’Abisso, è stata rieseguita completamente la topografia interna, rovistando in ogni angolo possibile sia nell’ampia diramazione che si snoda verso monte a partire dal grande salone iniziale (Ramo delle Marmitte), che lungo il percorso discendente lungo ostici passaggi in una frana ciclopica per circa 150 metri di dislivello.

Anche le due sale intermedie sono state riviste in dettaglio tranne alcune brevi risalite che completeremo, giusto per puntiglio.

Il percorso che va dall’ingresso al punto attuale più basso in quota, è stato monitorato con data logger (temperatura e umidità ogni 50 metri di dislivello e in corrispondenza di flussi d’aria in iniezione), in sessioni estive e invernali.

Lo scopo era di provare a dare un’interpretazione alla forte ventilazione in correlazione con le variazioni esterne. Capire se il vento fosse semplicemente dovuto ai grandi vuoti e a legami con correnti esterne o se invece va verso un reticolo corposo e ben strutturato.

Il flusso d’aria è così deciso che quasi “invade” lo speleo sia all’ingresso (meteobasso su P60) che nella lunga strettoia di fondo, tormento sicuro dei primi esploratori, sogno irrealizzato di proseguire in ambienti degni di un simile “fiume d’aria”.

Fu un lavoro di grande impegno quello dell’AS Bresciana e anche di costanza per trovare il passaggio giusto scendendo in verticale lungo grossi balocchi. In alcuni punti l’aria violenta conduce nella giusta prosecuzione: è inevitabile trovare la via, in altri tradisce chi non la conosce portandolo in giravolte spacca ginocchia o a imprecare ai massi in faccia. Con due sacchi a testa è quasi un’autopunizione.

La strettoia di fondo porta i segni di una costanza che avrebbe meritato il giusto premio.

Il vento che la caratterizza riuscirebbe a convincere qualsiasi speleologo a tornare a dare “ancora due mazzate”, perché anche il bel rivoletto d’acqua, maledetto che bagna più di una doccia, si perde per metri nella sua canaletta oscura da cui a volte escono rumori strani. Siamo riusciti a sentire voci dall’altra parte e perfino trapani in funzione.

La parte superiore dell’Abisso è veramente spettacolare: il grande P60 iniziale, il mega salone e la galleria a monte sono da vedere. Poi comincia il percorso nella frana sottostante che incrocia fratture e movimenti di faglia trascorrente e che regala un attimo di relax in due altre sale prima del fondo.

Quindi all’interno è un macello, perché la larghezza del salone è oltre i 15 metri e mezza montagna è finita lì dentro.

L’acqua in ogni caso è convogliata verso la strettoia del fondo e alcune parti del tratto finale, in caso di pioggia, fanno da puro colabrodo.

Il rilievo rifatto a nuovo utilizzando il Bric4, indica che in quello iniziale c’erano alcuni errori: il vecchio fondo rimisurato corretto è -166 m.

Il ramo a monte invece sale in positivo di 27 metri, dando al vecchio rilievo un dislivello totale di 193 metri.

Approfittiamo delle ottime condizioni atmosferiche per dare un attacco decisivo nel week end del 4-5 marzo 2023.

E’ sabato pomeriggio e siamo: Max Pozzo, Vicky Franchini, Nicolò Falgari, Luke Gabrieli e Davide Merigo, a cui si aggiunge anche Dario Benedini (Il Rosso) del GS Mantovano.

Visioniamo ancora due dubbi nel ramo a monte e poi giù, dandoci tempo fino al giorno dopo per “passare”.

Dario si ambienta perfettamente e ci da’ un bell’aiuto. Soprattutto riesce a sopportarci.

Il diaframma non è proprio breve, ma dall’altra parte finalmente si vede che il fondo riparte: non è possibile però fare la giusta stima nonostante impianti ormai che funzionano come fari. Contro le ombre non c’è nulla da fare quando ci si contorce in ambienti da anguille.

Arriviamo a mattina, esaurendo qualsiasi mezzo a nostra disposizione, ma c’è gente testarda tra noi, che di tornare a casa senza sapere … proprio non ne vuole sapere!

I tre magrissimi, Vicky, Nicolò e Luke si strappano le tute per andare oltre a urlare.

E alla fine ce la fanno, sono oltre e senza dire nulla ai massicci (diciamo pure così) riescono a mazzate a farli onorare di questa piccola grande gioia storica.

Ci eravamo ripromessi che se ci fosse stato un nuovo pozzo a rincorrere quel vento, avremmo chiamato  i primi veri testardi, quelli che hanno aperto la via più importante.

Ma non è andata così.

Qualche decina di metri nuovi e una decina di dislivello da aggiungere, che portano l’Abisso almeno a superare la soglia dei 200 metri, e uno sviluppo generale di poco superiore di 800 m.

Tanto onore all’insistenza ma poca gloria per i vari sogni.

Il festino finale lo abbiamo fatto lo stesso, brindando a tutti i testardi, a chi si strappa le tute, ai massicci e a chi vede le gallerie dietro le ombre…

La colazione al Rifugio Pirlo allo Spino, ginocchia macerate, con tre fette di torta a testa e il panorama fino agli appennini, è un relax finale che poco si spiega con le parole.

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