L’importanza del rilievo, la forza dell’amicizia
Nella prima metà di luglio 2024 la pagina Facebook di Salvatore Iannelli, detto Sasà, ha descritto la scoperta del 22° ingresso al Complesso carsico del Monte Corchia.
Il racconto di Salvatore, dettagliato quanto emozionante, corre dalla sua pagina a quella della FST e al mondo della speleologia, per la quale il Corchia ha una forte valenza connessa all’esplorazione e alla tutela ambientale.
L’ingresso prende il nome di Buca dei Pirati della Costa, con tanto di bandiera nera, e immette nel Ramo del Grande Antonio, più alta e immediata giunzione fra Fighiera e Corchia, un tempo conosciuti come sistemi separati, e più di recente via esplorata per trovare un nuovo ingresso in questi luoghi del Complesso.
“Io per primo lo volevo a tutti i costi” – scrive Sasà – “già solo per rendere onore al mio carissimo amico e socio di esplorazioni Antonio Di Beo: mi ero promesso di non dedicargli un’esplorazione qualsiasi”.
IL COMPLESSO CARSICO DEL MONTE CORCHIA
Il Monte Corchia si trova nel Parco Regionale delle Alpi Apuane: il Parco, istituito nel 1985, copre una vasta area montuosa caratterizzata da notevole biodiversità e da paesaggi spettacolari. Ha una ricca e variata storia geologica e speleologica.
Non è un parco nazionale, ma il suo status di parco regionale permetterebbe, se le regole di tutela fossero applicate alla lettera, una protezione e una gestione specifica delle risorse naturali. La Federazione Speleologica Toscana e le Associazioni fanno quello che possono, ma gli interessi economici sulle cave sono tali da sconfiggere l’umana sensatezza.
Tra le varie iniziative portate avanti dalla FST, anche il progetto ORCO – Corchia 2.0 – che ha un ruolo importante legato al catasto speleologico: l’aggiornamento del rilievo del Corchia e la sua digitalizzazione, al fine di ricavare il modello tridimensionale del sistema.
LA BUCA DEI PIRATI DELLA COSTA: COME SI REALIZZA UN SOGNO
Il sogno del 22° ingresso nasce scrutando un camino di modeste dimensioni dopo averne studiato il rilievo. Nella “Sala della Grappa”, si nota una potenziale via che si dirige verso la superficie esterna, e la spinta del desiderio di onorare la memoria di Antonio Di Beo, recentemente scomparso, si fa più forte.
A gennaio 2024, si torna a esplorare la Sala della Frana e il Meandro delle Chiocciole, per sciogliere alcuni punti interrogativi. Nonostante le difficoltà meteorologiche, l’esplorazione è portata avanti.
A febbraio, si torna lassù, per avanzare ulteriormente, affrontando nuovi ambienti e nuove sfide, tra camini che non si lasciano risalire ed aria che fa quello che vuole
Si pianifica un’ulteriore spedizione per maggio: si circoscrive un’area di interesse. Utilizzando anche l’ARTVA, si trova un cedimento del suolo che potrebbe essere un nuovo ingresso. Dalla Buca dei Gracchi si riesce a mantenere il contatto radio tra interno ed esterno e si guidano le ricerche fino a stabilire una connessione diretta.
E poi, a mano a mano, i massi di crollo che ostruiscono un passaggio verticale non sono più un ostacolo, si smonta senza vittime un tappo di frana dalla testa… e finalmente terra, un po’ di carta stagnola, fili d’erba e un geotritone.
La risalita del Pozzo della Metempsicosi, dove si ripristina il contatto, poi il Meandro delle Chiocciole, “ed eccoci arrivati”. Un flusso d’aria entrante porta dentro le parole di uno speleo e il fumo e il profumo di un sigaro conferma il successo. Restano 2 m di blocchi, presto sconfitti.
Tante uscite, molte persone, freddo, acqua e perfino i colori dell’aurora boreale, tracce di fatte di lupo sui sentieri e appassionato studio di coordinate, valutazione dell’errore del GPS e del DistoX.
Il 29 giugno, dopo ulteriori lavori, il gruppo Speleologico Archeologico Versiliese arriva in blocco: dopo poche ore di lavoro, si impugna non la sciabola (per fortuna!), ma la bandiera lasciata nella Sala della Cambusa e si torna a guardare il mare: dal 22° ingresso del Complesso carsico del Monte Corchia, ormai denominato Buca Dei Pirati Della Costa: uno scatto fotografico bellissimo!
“Dritto alla meta e conquista la preda!”, alla Jack Sparrow.
“Proprio come avevamo sognato”, conclude Sasà, ringraziando tutti i partecipanti: Paola Pierinami, Gabriele Ianett, Giulia Mariti, Davide Martellini, Gian Luca Tartaglia, Fabrizio Salini, Diego Pieruccioni, Beppe Di Beo, Diego Di Beo, Damiano Zanetti.
IL METODO DI LAVORO
È bellissimo il resoconto di Sasà, qui solo sintetizzato: traccia linee luminose sul passaggio dal sogno alla realtà, con la dedica del successo all’amico Antonio.
Descrive con entusiasmo il grande risultato della scoperta ragionata del 22°: una prova di tenacia, ma anche di razionale applicazione di metodologia di lavoro. L’esplorazione viaggia di pari passo con la mappatura e la documentazione, unico metodo da seguire per contribuire alla conservazione delle grotte.
La Federazione Speleologica Toscana ha investito molto in corsi e formazione su fondamenti e tecniche del rilievo in grotta, ed i risultati si vedono: dal 1983 il Complesso carsico del Monte Corchia, in quei tempi cavità più profonda e lunga d’Italia, ha visto a poco a poco sviluppare nuove esplorazioni ed aggiungere tanti tasselli al sistema.
È stato promosso un grande lavoro di topografia sotterranea, che ha consentito sia di portare avanti il collegamento dei vecchi rilievi ai nuovi, sia di andare ad esplorare le tante parti “lasciate indietro”.
Tutto questo ha concretizzato circa 74 km m di sviluppo totale del Complesso, e presuppone nuove ed ulteriori aggiunte al rilievo.
IL PROGETTO ORCO
Il progetto ORCO (“Operazione Rilievo Corchia”), nato nel 2010 durante un
corso di rilievo ipogeo della FST, sta accompagnando l’esplorazione, sviluppando un attuale ed omogeneo modello 3D del sistema.
“ORCO è un acronimo, e si scrive preferibilmente senza punti, come CAI, NATO, FIAT”, scrive Leo Piccini, vero testimonial dell’esplorazione del Corchia: è stato ed è oggetto di tanti incontri, tante esplorazioni e, ogni tanto, di recall da parte della FST in generale e, in particolare, di Leonardo, che ha trovato in Sasà una spalla, una forza (esploratrice) della natura e un amico di grande determinazione.
Progetto ORCO, così come Corchia 2.0, è un nome dato ad un’idea di successo, che a mano a mano si sta concretizzando ed ampliando: esplorare, dare un nuovo impulso al rilievo ed alla ri-esplorazione del grande complesso, rivedendo alcune delle zone da diversi anni non più percorse, con lo scopo principale di trovare nuove diramazioni e di rifarne i rilievi.
Il fine ultimo è mettere insieme, in formato digitale, tutti i dati di rilievo esistenti, verificandone la consistenza e completandoli ove necessario, fino ad avere la struttura completa tridimensionale della grotta.
Per facilitare il lavoro, il sistema è stato diviso in cinque settori, su basi morfologiche e storico-esplorative, agganciati su caposaldi principali. In un primo momento, sono stati raccolti tutti i dati di poligonali reperibili dagli archivi dei Gruppi speleologici. Per le diramazioni di cui non esistevano dati, sono state ricalcolate delle poligonali fittizie dal disegno di pianta e sezione. Oltre alle misure di lunghezza, direzione e inclinazione, sono stati anche inserite le dimensioni trasversali: questo per ottenere un modello volumetrico. I dati sono stati raccolti in modo sistematico su tabelle e organizzati in file separati per ogni diramazione.
Si è potuto quindi arrivare ad una prima compilazione del rilievo 3D. Il rilievo è ora sempre più dettagliato, steso appena possibile e nel modo più approfondito e dettagliato. Così costruito, aggiornando i dati precedentemente acquisiti, prelude a scoperte importanti.
I punti chiave sono un approccio meticoloso al rilievo, essenziale e fondamentale in qualsiasi situazione o contesto dell’esplorazione, svolto parallelamente o al passo con il processo di indagine in corso.
L’accento è posto sull’importanza di condurre un’indagine completa, precisa e rigorosa come parte integrante di qualsiasi esplorazione o indagine.
Tutto questo richiede una mole enorme di impegno intergruppo (anche fuori dai confini toscani): competenze collaborative, tempo, fatica e anche materiali, offerte secondo le proprie disponibilità di tempi e forze.
Tra orchi, lupi e gallerie perdute, la riesecuzione del rilievo dell’intero Complesso del Monte Corchia va avanti con costanza: durante le tante uscite, organizzate con cura e spesso concluse alla “Pollaccia” in compagnia, sono stati scoperti anche diversi rami nuovi.
Sempre tra amici, tutti importanti, anche quello che è “solo” nel cuore.
L’IMPORTANZA DEL RILIEVO
L’esplorazione non avrebbe avuti gli stessi concreti frutti senza l’approfondimento del rilievo speleologico.
È il caso di parafrasare LeCorbusier e “preferire il disegno alle parole: il disegno è più veloce, e lascia meno spazio per le bugie”: il disegno non mente.
L’attività del catasto è strettamente connessa all’esplorazione: il catasto dà dignità alle grotte, facendole uscire dalla dimensione personale dello speleologo e del Gruppo e dando loro sostanza, nel portarle alla conoscenza di tutti. L’inserimento a catasto riduce il rischio che delle grotte si perda testimonianza. È il catasto a costituire documentazione fondamentale ed ufficiale dell’esistenza delle cavità naturali, delle grotte e delle aree carsiche. È il catasto, infine, a favorire la tutela del mondo ipogeo: senza conoscenza, non c’è tutela.
Qua risiede l’importanza del rilievo: rappresenta in ogni momento il prodotto finale di tutti gli sforzi compiuti. Finale anche se intermedio.
Porta tutti gli speleologi interessati e coinvolti a conoscenza dello stato dell’arte, consente lo studio a tavolino dello sviluppo di un sistema carsico, fornisce le conoscenze necessarie a chi affronterà le successive esplorazioni.
Si raggiungono così, a piccoli passi, grandi risultati, come la scoperta dell’ultimo nuovo ingresso del Complesso del Corchia.
E…grazie a Leonardo per la revisione del testo!
Marina Abisso
SpeleoClub Ribaldone – Gruppo Speleologico Lunense
Fonti:
pagine Facebook Salvatore Iannelli – https://www.facebook.com/share/DL4FewVFTyJyjHuq/?mibextid=WC7FNe – e Federazione Speleologica Toscana
TALP 46 – giugno 2013 – “Condizionamento geo-strutturale e analisi tridimensionale del Complesso Carsico del Monte Corchia (Alpi Apuane, Toscana)” – Leonardo Piccini
Foto 1: da profilo Facebook Salvatore Iannelli – La Buca dei pirati della costa
Foto 2 e 3: cristalli di ghiaccio verso il Manifesto – Marina Abisso
foto 4: Galleria della Neve – Marina Abisso
Immagine 1: Modello 3D parziale del Complesso carsico del Monte Corchia
Immagine 2 – 2013 – poster di Leonardo Piccini – Bossea – TALP 46 – giugno 2013
Catasto online FST – Scheda catastale
excellent article.
bravo aux audacieux explorateurs du corchia.