Nei giorni 21 e 22 novembre 2004 è stata condotta una spedizione esplorativo-scientifica sul massiccio delle Tofane (Cortina d’Ampezzo) per esplorare il cosiddetto “Abisso delle Tofane”. Tale esplorazione è stata coordinata dal Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica dell’Università di Padova (dott. A. Galgaro) e svolta sul terreno da sei soci del Club Speleologico “Proteo” di Vicenza (Dal Molin L., Coccimiglio F., Appoloni M., Burato M., Burato G. e Bisognin E.), dal Responsabile della Commissione Scientifica della Federazione Speleologica Veneta (A. Riva) e
dal titolare della ditta Blu Sub di Vicenza, che ha messo a nostra disposizione l’attrezzatura subacqua. Tale spedizione si inserisce nell’ambito di uno studio sulle acque sotterranee di origine carsica circolanti nel massiccio delle Tofane. Per l’occasione è stato fatto un esperimento di tracciamento, utilizzando come tracciante il Tinopal CBS-X (500 gr. in 40 l di acqua).
L’inghiottitoio, che si apre a circa 3000 m, era stato segnalato al nostro gruppo circa un anno fa dal direttore del parco delle dolomiti d’Ampezzo (Michele Da Pozzo), su indicazione di alcuni escursionisti. A seguito del ritiro del ghiacciaio presente tra la Tofana di Mezzo e la Tofana di Dentro, a causa del cambiamento climatico globale terrestre che sta portando ad un graduale riscaldamento dell’atmosfera terrestre (ricordiamo infatti che molti ghiacciai alpini stanno via via ritirandosi fino a scomparire: Pelmo, Marmolada, ecc), si è aperta una grande frattura rettangolare larga circa 4
metri e lunga 7 metri. Nel periodo estivo l’inghiottitoio drena l’acqua proveniente da un sovrastante laghetto, alimentato dall’acqua di fusione del ghiacciaio.
Il primo tentativo di esplorazione dell’inghiottitoio nell’agosto del 2003 e quello successivo di qualche mese fa (inizi settembre) sono stati fortemente ostacolati dalla presenza di abbondante acqua all’interno della grotta che ha impedito di scendere oltre i 70 m di profondità dall’ingresso. Infatti l’ acqua, fortemente nebulizzata per l’intensa corrente d’aria, creava gravi difficoltà respiratorie che ci impedirono di proseguire verso il basso.
Venne tuttavia fatta una stima visiva del pozzo, valutato attorno ai 150-200 m di profondità. Si è deciso pertanto di organizzare una spedizione a fine novembre quando le temperature sono di gran lunga sotto lo zero ( di notte la temperatura è scesa sino a – 20° C) e nella grotta il deflusso idrico è ridotto e soprattutto c’è una maggior stabilità delle pareti. Infatti uno dei rischi maggiori, oltre che all’acqua, è la presenza di ghiaccio o di roccia instabile inglobata nel ghiaccio lungo le pareti all’ingresso dell’ inghittitoio. In due riprese è stato raggiunto il fondo della grotta a -160 m. Per l’occasione è stata testata l’attrezzatura subacquea (autorespiratori e mute stagne) per permettere il passaggio di alcuni punti sotto cascata.
A -160 m non è stato più possibile proseguire per la presenza di un restringimento del pozzo che impediva il passaggio in sicurezza. Una forte corrente d’aria tuttavia ci ha lasciato intuire che l’inghiottitoio prosegue ancora.
Notizia di Luca Dal Molin
Club Speleologico Proteo – Vicenza