Uno studio preliminare del Politecnico di Torino rivela la presenza diffusa di microfibre naturali e sintetiche nelle acque e sedimenti carsici

Un recente studio condotto da un team di ricercatori del Politecnico di Torino ha messo in luce una nuova e preoccupante forma di inquinamento che colpisce gli ecosistemi carsici: le microfibre.

Il termine “microfibre antropogeniche” (MFs) si riferisce a fibre di lunghezza inferiore a 5 mm, di qualsiasi composizione (naturale, rigenerata o sintetica), derivate da tessuti più grandi prodotti per uso umano.

Le MFs sono state rilevate in diversi ambienti, nonché negli organi umani e animali, e sono stati studiati gli effetti negativi sulla salute animale.

Le microfibre non sintetiche sono spesso considerate microplastiche a causa dei loro colori e perché molte di esse vengono estruse e lavorate industrialmente.

Le fibre naturali e rigenerate rappresentano una fonte di carbonio per gli organismi e sono generalmente considerate biodegradabili.

Nonostante il consenso generale sulla minore pericolosità delle fibre non sintetiche nell’ambiente, poco si sa sulla loro degradazione negli ecosistemi.

La loro potenziale degradazione più rapida potrebbe rilasciare composti tossici nell’ambiente, come resine, coloranti e ritardanti di fiamma.

Inoltre, i tessuti naturali e rigenerati rilasciano più fibre di quelli sintetici durante il lavaggio.

Tutti questi fattori potrebbero spiegare un accumulo a lungo termine di MFs nell’ambiente.

Il Carso Classico rappresenta importanti habitat caratterizzati dalla presenza di fenomeni di dissoluzione nella roccia carbonatica, come grotte e doline, che collegano gli ambienti di superficie e sotterranei.

Le acque del Carso Classico svolgono un ruolo importante nello sviluppo del territorio: grazie alla loro elevata qualità, queste zone sono ampiamente sfruttate e subiscono forti alterazioni a causa delle attività umane, che modificano irreversibilmente l’idrologia dei sistemi sotterranei.

In questo studio preliminare, i ricercatori hanno raccolto e analizzato numerosi campioni di acqua e sedimenti sommersi in diverse grotte e sorgenti della Regione Carsica Classica.

Le MFs di dimensioni comprese tra 5 e 0,1 mm sono state contate e caratterizzate in base a dimensioni, colore e forma mediante identificazione visiva al microscopio, con e senza luce UV. Analisi spettroscopiche sono state effettuate su una percentuale di particelle.

Le MFs sono state trovate in tutti i campioni, evidenziando l’inquinamento da MFs negli habitat di superficie e sotterranei dei sistemi carsici.

L’81% delle MFs nelle acque e il 74% nei sedimenti sommersi erano fibre naturali e rigenerate, mentre solo il 13% e il 10% rispettivamente erano sintetiche.

La distribuzione delle dimensioni delle MFs raccolte ha indicato che le MFs più grandi (1-5 mm) sono meno abbondanti (<22%).

Più dell’80% delle fibre erano fluorescenti sotto la luce UV.

Tra le fibre fluorescenti, il 91% era trasparente; le fibre non fluorescenti erano principalmente nere e blu.

Tra le fibre sintetiche, i campioni contenevano principalmente poliesteri e copolimeri.

Questo studio preliminare sottolinea l’importanza di monitorare e affrontare l’inquinamento da microfibre negli ecosistemi carsici, in particolare alla luce dell’aumento delle pressioni antropiche sulla Regione Carsica Classica.

Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno le implicazioni ecologiche e sanitarie delle microfibre in questi ambienti unici e vulnerabili.

Vai allo studio scientifico: https://www.researchgate.net/publication/380404678_Monitoring_of_microfiber_pollutants_in_karst_environments

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