Nella foto di copertina, una mattonella
Dopo anni di perseveranza, una grande notizia arriva per l’Appennino romagnolo: l’Organizzazione delle Nazioni Unite per la scienza e la cultura (UNESCO), riunita a Riyadh, ha ufficialmente riconosciuto i Gessi dell’Emilia Romagna come Patrimonio dell’Umanità.
Questo importante traguardo storico è il quinto habitat naturale italiano ad essere insignito di tale prestigioso titolo, seguendo le Dolomiti, l’Etna, le Isole Eolie e le Faggete vetuste dell’Appennino.
La denominazione ufficiale assegnata dall’UNESCO, “Carsismo evaporitico nelle grotte dell’Appennino settentrionale”, comprende diversi luoghi di grande bellezza e importanza, come la Vena del Gesso romagnola, i Gessi bolognesi e di Zola Predosa, le Evaporiti di San Leo, la Grotta di Onferno nel Riminese, l’Alta Valle del Secchia e la Bassa collina reggiana.
Questo riconoscimento giunge in un momento di sofferenza per la regione, dopo il terremoto che ha colpito duramente l’area e che ha messo a dura prova la resilienza delle comunità locali già provate dalle recenti alluvioni.
È importante sottolineare che il territorio interessato dal sisma si sovrappone in parte a quello designato come Patrimonio dell’Umanità, come ad esempio Brisighella, nel cuore della Vena del Gesso, che rappresenta una delle aree chiave di questo processo di riconoscimento.
Alcuni esempi di fenomeni carsici presenti nella regione includono la Spipola, nel bolognese, e la Grotta di Re Tiberio, nel ravennate, oggetto di studi scientifici da oltre quattro secoli.
Il presidente del comitato scientifico di candidatura, Massimiliano Costa, ha commentato: “Dopo sette anni di intenso lavoro, siamo finalmente arrivati all’obiettivo di ottenere un risultato, forse inaspettato, ma sicuramente meritato per la Vena del Gesso, i Gessi bolognesi e le altre aree carsiche gessose dell’Emilia Romagna. È una vittoria per il nostro Appennino in un anno non facile”. Costa ha ringraziato in particolare la Federazione speleologica dell’Emilia Romagna, la Regione e Paolo Forti, che per primo ha avuto l’idea della candidatura, nonché il Comitato Scientifico del CAI.
Il progetto è nato nel 2015 grazie al Comitato scientifico del Cai Emilia Romagna, quando l’UNESCO ha rilevato che tra i fenomeni carsici riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità non erano presenti i gessi.
Da allora è stato lanciato un invito agli Stati per presentare proposte in merito.
Le aree carsiche gessose in concorrenza con quelle dell’Emilia Romagna, come Ucraina, Iran e Spagna, non sono state in grado di elaborare un progetto valido per vari motivi.
La Federazione speleologica regionale dell’Emilia Romagna, che raggruppa numerosi gruppi speleologici del CAI, ha avviato una ricerca per proporre i fenomeni carsici nelle evaporiti regionali come Patrimonio dell’Umanità.
Il Comitato scientifico Emiliano, in collaborazione con i soci del CAI di Imola, ha inizialmente condotto ricerche sulle cave di Lapis Specularis, il gesso secondario usato dagli antichi Romani come alternativa economica al vetro.
Successivamente, l’attenzione si è concentrata sul mondo ipogeo, un tesoro della natura da conoscere e tutelare.
Nel 2021, il CAI Centrale, con il presidente generale Vincenzo Torti, ha sostenuto la candidatura, sostegno poi confermato dall’attuale presidente Antonio Montani, che ha espressoorgoglio e interesse per il riconoscimento, considerandolo un motivo di vanto per il CAI nazionale e regionale.
Il riconoscimento da parte dell’UNESCO sottolinea l’importanza ecologica e culturale dei Gessi dell’Emilia Romagna e contribuirà a preservare questo straordinario patrimonio naturale per le future generazioni.
L’Emilia Romagna e l’intera Italia possono ora condividere con il resto del mondo la bellezza e la ricchezza dei Gessi, un tesoro naturale unico.
Marina Abisso, membro dello SpeleoClub Ribaldone, ha commentato: “Questo riconoscimento è un risultato straordinario per l’Appennino romagnolo, soprattutto in un momento di difficoltà come quello che stiamo vivendo dopo il terremoto. È un motivo di gioia e speranza per le comunità locali e per tutti coloro che si sono impegnati per ottenere questo importante riconoscimento. I Gessi dell’Emilia Romagna sono un vero e proprio tesoro naturale che ora potrà essere valorizzato e tutelato ancora di più.. I riconoscimenti dall’UNESCO a volte suscitano perplessità, però trovo molto importante che CAI ed SSI abbiano preso una posizione unita.
La zona dei Gessi è minacciata, nonostante i diversi vincoli di tutela sull’area, da richieste di ampliamento dei fronti di cava.
Le multinazionali sono tante e fortissime, e spesso superano i vincoli imposti dai Piani delle attività Estrattive. Le Apuane insegnano, purtroppo: la Saint Gobain insidia, in Emilia Romagna, i vincoli del l Piano Infraregionale delle Attività Estrattive, che definisce la zona dei Gessi “patrimonio naturale unico dal punto di vista geologico/speleologico, naturalistico, paesaggistico e archeologico”.
Questa notizia rappresenta un importante passo avanti per la conservazione e la valorizzazione di uno dei più affascinanti e preziosi paesaggi naturali dell’Italia, offrendo al pubblico la possibilità di scoprire e apprezzare la straordinaria bellezza dei Gessi dell’Emilia Romagna.