La terra ligure si sa è rinomata per essere avara e scontrosa, ma di tanto in tanto capita si conceda a nuove esplorazioni, questa volta è toccato allo Speleo Club Tanaro di Garessio (CN) cogliere una perla di rara bellezza, con vista mare!

Di Roberto Chiesa
Grotta del Calamaro, Finale Ligure (SV)
La terra ligure si sa è rinomata per essere avara e scontrosa, ma di tanto in tanto capita si conceda a nuove esplorazioni, questa volta è toccato allo Speleo Club Tanaro di Garessio (CN) cogliere una perla di rara bellezza, con vista mare!


Abbacinati dai bagliori del sole ligure alcuni soci dello Speleo Club Tanaro hanno valicato il confine per passare una giornata al caldo, passando in pochi chilometri dai numeri negativi ai +12°C della costa ligure. Meo, Bartolomeo Vigna, e Frenk, Franco Vivalda, organizzano una passeggiata pomeridiana a cercar buchi tra i cespugli spinosi della riviera, più che altro per ingannare il tempo fino a sera, momento ideale per la pesca dei calamari… per farlo scelgono il promontorio della Caprazoppa, confine fisico e amministrativo tra i Comuni di Finale Ligure e Borgio Verezzi. Più nello specifico si prefiggono di seguire quella linea sottile al contatto tra Triassico e Giurassico. Detto fatto spogliano le pesanti giacche invernali e salgono il versante, battono poco più di una ventina di metri quadri di calcare e trovano un buco, tanto improbabile quanto comodo, sicché gli dedicano qualche attenzione. Sul far della sera mi telefonano eccitati come bambini: … poi col favore delle tenebre pescano un calamaro vero, sicché il nome è deciso, pazienza se la grotta non c’è ancora.

La settimana successiva l’SCT quasi al completo scende alla conquista delle oscurità liguri, ma il rischio di non entrare si fa concreto a causa del sole vivace che scalda la pelle denudata per infilare la tuta, e i capelli raccolti per indossare il casco, del resto sono sensazioni inusuali d’inverno in alta Val Tanaro… ma alle 10 dopo breve disostruzione l’ingresso si apre e in men che non si dica risucchia quasi tutti i presenti, poco dopo PierFranco ci chiama a gran voce e dai sogghigni capiamo che la grotta c’è, e continua, sicché entriamo rilevando, Davide, io e Elena che scatta anche fotografie.
Strisciamo per tre metri soltanto poi ci alziamo in piedi e così procederemo per l’intera giornata esplorativa.

Tralasciamo il piccolo freatico a sinistra e imbocchiamo quello comodo a destra, davanti sentiamo urla e chiacchiericci, poi il silenzio prolungato racconta di cose grandi. Potremmo unirci all’esplorazione e rilevare al ritorno, ma è da molto che non esploriamo rilevando e fotografando, dunque proseguiamo. Entriamo nel meandro stretto ma agevole e al bivio disarrampichiamo -ma qualcosa andrebbe anche in alto-, percorriamo il meandro zig-zagante -Gian ci raggiunge da destra dopo aver compiuto un anello che lasciamo per dopo-, rileviamo in contrapposizione -ma ci sarebbe anche una finestra sulla destra-, procediamo nel meandro principale -Lorenzo ci raggiunge da sinistra dopo aver compiuto un altro anello, che rimandiamo a dopo-.
Veniamo fermati da un Meo raggiante: .
Esclamo un fragoroso BELIN! , invece le voci lontane raccontano di altre cose importanti… .
Le concrezioni in cui siamo immersi le guarderemo dopo, proseguiamo con Disto, Smartphone e foto, ora nel diverticolo discendente, poi nella seconda sala, quindi in arrampicata nella strettoia comoda, ancora una fessura discendente e il diverticolo superiore… solo la fame riesce a fermarci. Dopo il pranzo frugale cedo il Disto a Raffaella che affianca gli imperterriti Davide e Elena, e vado a ravanare nei punti più stretti. Inizio in alto sopra la seconda sala, poi in basso sotto la prima sala, quindi Massimo e Franco mi “trafilano”, letteralmente, nell’angusto oblò del soffitto, poi arretro con Gianluca, e coadiuvati da Elisa e dal suo “cinquenne” Pietro apriamo la fessura che immette nelle due salette sovrapposte… un dedalo di 500 metri di ambienti riccamente concrezionati, a tratti senili, con zone ad alta concentrazione di CO2 (600ppm).
Otto interminabili ore di esplorazione ci recapitano all’esterno baciati dall’ultimo sole che tramontando sulla Riviera di Ponente illumina il cristallino mare sotto di noi.

Abbiamo esplorato, topografato e fotografato una nuova perla, incastonata nella magnifica corona rocciosa finalese-borgese, tra la vicina Caverna preistorica delle Arene Candide (Finale Ligure) e la poco distante Grotta Turistica di Valdemino (Borgio-Verezzi).

Bob (Roberto Chiesa)
Speleo Club Tanaro – Garessio (CN)
Gruppo Speleologico Cycnus – Toirano (SV)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *