Il legame tra escavazione e arte: una narrazione lontana dalla realtà
Immagine di copertina generata dalla AI Dall-E 3
In seguito al convegno e alla manifestazione del 16 dicembre scorso, il CAI Toscana è costretto a constatare come le reazioni degli imprenditori del marmo siano ancora ancorate a una narrazione che poco ha a che vedere con la realtà.
È ormai insostenibile il millantato legame tra escavazione e arte: il marmo destinato a questo settore rappresenta meno dell’1% del materiale estratto, e paradossalmente gli artisti carrarini si lamentano spesso della difficoltà di reperire la materia prima.
La filiera del marmo non ha alcun interesse per la produzione artistica e ormai anche poco per la produzione in loco di materiale lavorato per l’edilizia.
Gran parte del marmo se ne va dal comprensorio apuano in blocchi e lastre, con l’esito che l’economia della lavorazione negli anni si è progressivamente impoverita.
È doveroso aggiungere ancora una volta che solo una percentuale inferiore al 20% rappresenta materiale di pregio, mentre il restante va nella produzione del carbonato di calcio o in materiale detritico.
Pare evidente che ai moderni imprenditori interessa fare cassa subito, sgretolando e svendendo le Apuane in maniera incontrollata, e non valorizzare quella eccezionale risorsa naturale che il territorio offre.
La ricaduta territoriale dei fatturati milionari: è necessario eliminare le ambiguità
Anche sulla ricaduta territoriale dei fatturati milionari è necessario eliminare le ambiguità: il numero dei lavoratori nelle cave dal dopoguerra ad oggi si è ridotto a un decimo e, come detto, al piano è andata anche peggio.
La provincia di Massa – Carrara ha un tasso di disoccupazione superiore alla media sia regionale sia nazionale, il comune di Carrara è tra i più indebitati d’Italia proprio per le spese dirette o indirette dovute al peso del comparto marmifero e non serve un economista, basta girare per le vie di questa città, per vederne il declino economico e sociale.
La monocoltura del marmo ha soffocato qualsiasi altra economia. Certo è innegabile che alcuni cittadini abbiano un tenore di vita decisamente elevato, ma può essere questo un indicatore accettabile?
L’attenzione all’ambiente: una questione ancora aperta
Veramente intollerabile inoltre è l’attenzione all’ambiente che gli imprenditori del marmo millantano: parti consistenti delle Apuane sono state smantellate e non si contano i rottami e le situazioni di degrado nelle quali ogni escursionista si imbatte.
Ci sono ampi comprensori dove l’escursionismo e l’alpinismo sono impraticabili perché occupati da cave, ravaneti, strade, piazzali e quant’altro.
Nei giorni lavorativi in alcune zone è persino difficile non solo andare in montagna ma anche avvicinarsi a questa, per la pericolosa presenza dei mezzi pesanti sulle strade di montagna.
Sono stati chiusi sentieri e altri sono sviliti a seguire polverose vie di cava, le escursioni nei giorni lavorativi sono costantemente accompagnate della colonna sonora dei mezzi d’opera e delle fragorose movimentazioni dei materiali.
È davvero avvilente dover ancora leggere che le cave fanno parte del paesaggio, perché è tristemente vero e non è un carattere qualificante.
Le Apuane: un patrimonio naturale e culturale unico
Le Apuane hanno particolarità eccezionali come il carsismo, le forme glaciali, scenari alpini di incredibile energia oltre ad un patrimonio botanico e faunistico incredibile, i resti archeologici e dell’escavazione storica (da quella romana a quella delle lizze novecentesche), che le cave distruggono sistematicamente e che invece potrebbero essere la ragione per l’affermazione di un turismo, che altresì è soppresso dalla monocoltura del marmo.
Incredibile poi la supponenza con la quale questi imprenditori si ergono a tutori dei monti, che solo loro conoscerebbero mentre quelli che ci vengono nei weekend cosa ne sanno? Per noi è particolarmente fastidiosa questa affermazione, perché le nostre sezioni apuane sono costituite da iscritti, abitanti delle città e dei paesi apuani, che frequentano e conoscono le montagne molto meglio di chi le percorre a bordo dei SUV, e proprio per questo sono particolarmente impegnati e preoccupati per la conservazione di ciò che resta delle Apuane.
Il CAI Toscana: aperto al confronto con la società civile
Per concludere non è il CAI a denunciare che il comparto del marmo è un “far West”, chi conosce questo settore ne denuncia da tempo la vulnerabilità, dall’ex procuratore Giubilaro ad alcune significative componenti sindacali e sociali, non certo ambientalisti.
Più banalmente sarebbe l’ora che gli imprenditori del marmo realizzassero che la marmettola è classificata nella normativa come un rifiuto e disperderla è un reato, che i camion, secondo il codice della strada, devono uscire dalle aree di produzione puliti e sicuri, che i ravaneti non possono essere gestiti come discariche a cielo aperto, che i macchinari, fusti ect non possono essere abbandonati ma devono essere smaltiti correttamente, che la modificazione delle superfici naturali aggrava sensibilmente la pericolosità idraulica delle aree a valle.
Ci piacerebbe vedere un ravvedimento almeno su ciò che ha un manifesto profilo di illegalità e ci piacerebbe che le Istituzioni, a partire da Parco, si facessero garanti almeno di questo aspetto. Il CAI Toscana è aperto al confronto con la società civile che abbia volontà di tutelare la montagna, prendendo atto della realtà oggettiva senza preconcetti, avendo a cuore il futuro delle comunità locali e la sostenibilità ambientale.
Le montagne non ricrescono.
Fonte: https://www.facebook.com/share/FB2iNbQbDNUtJYeY/?mibextid=WC7FNe
dal mare innanzi a Savona transitano sempre i carichi di “materiale lapideo” che dalle cave di marmo di Carrara va a riempire la diga foranea di Genova … e per altre sedi utilizza forse altri mezzi di trasporto.
Ma per mare il carico viaggia comunque più lontano da occhi indiscreti …
Marisa Siccardi, Savona (CAI, GSS, Finalmentespeleo)