Un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi dell’Aquila ha esplorato la distribuzione e la composizione delle specie di copepodi nelle acque sotterranee della penisola italiana, evidenziando l’influenza dei fattori climatici in superficie.

Le grotte sono ambienti affascinanti e misteriosi, che nascondono una ricchezza di vita spesso sconosciuta al grande pubblico.

Tra gli organismi che abitano le acque sotterranee, i crostacei copepodi sono tra i più diffusi e importanti, in quanto svolgono un ruolo chiave nelle reti alimentari.

Tuttavia, la loro diversità e la loro distribuzione sono ancora poco conosciute, soprattutto in Italia, dove le grotte sono molto numerose e variegate.

Per colmare questa lacuna, un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi dell’Aquila, guidato dalla professoressa Diana Maria Paola Galassi, ha condotto uno studio approfondito su 12 grotte della penisola italiana, campionando le acque sotterranee e analizzando le specie di copepodi presenti.

Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Scientific Reports¹, ha rivelato una sorprendente diversità di questi crostacei, con 71 specie diverse, di cui 10 endemiche, ossia presenti solo in Italia.

I ricercatori hanno anche scoperto che la diversità e la composizione delle specie di copepodi nelle grotte non dipendono solo dalla distanza geografica tra le grotte stesse, ma anche dai fattori climatici in superficie, come la temperatura e la piovosità.

Questi fattori influenzano infatti la quantità e la qualità dell’acqua che penetra nel sottosuolo, e quindi le condizioni ambientali delle grotte.

In particolare, le grotte situate in aree con clima più caldo e secco tendono ad avere meno specie e una composizione più simile tra loro, mentre le grotte in aree con clima più fresco e umido ospitano più specie e una composizione più diversificata.

Questi risultati sono importanti per comprendere meglio la biologia e l’ecologia dei copepodi sotterranei, ma anche per valutare il loro stato di conservazione e la loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici.

Infatti, le grotte sono ecosistemi fragili e minacciati da diversi fattori di disturbo, come l’inquinamento, la perdita di habitat, l’introduzione di specie aliene e appunto il riscaldamento globale.

Per questo, i ricercatori sottolineano la necessità di aumentare gli sforzi per proteggere e monitorare le grotte e la loro biodiversità, che rappresentano una risorsa naturale e culturale di grande valore.

¹: https://www.nature.com/articles/s41598-023-48440-7

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