Un’analisi sulla disponibilità e l’uso dell’acqua dolce nel contesto globale e italiano

Il seguente testo prende spunto dall’opuscolo “L’acqua che berremo’’ edito dalla Società Speleologica Italiana.


“L’acqua è il vero e unico mezzo della vita. Senza di essa, semplicemente, non è possibile assicurare la vita.” Così Philip Ball, autore di “H2O: Una biografia dell’acqua”, sottolinea l’importanza vitale di questa risorsa.

Tra il 1950 e il 1990, l’uso mondiale di acqua è più che triplicato, e attualmente l’umanità utilizza più della metà delle acque superficiali disponibili.

Nonostante il 71% della superficie terrestre sia coperta d’acqua, solo il 2,5% è dolce.

Di questa, il 68,9% è racchiuso nelle calotte polari e nei ghiacciai, il 29,9% nelle falde profonde del sottosuolo e solo lo 0,3% è disponibile in fiumi e laghi.

Questa quantità rappresenta appena lo 0,008% dell’acqua totale del pianeta, distribuita in modo ineguale sulla superficie terrestre.

Un ulteriore 0,001% è contenuto nell’atmosfera, una quota irrisoria ma cruciale per il ciclo dell’acqua.

L’acqua è spesso mal utilizzata, mal distribuita, poco tutelata e frequentemente sprecata o resa inutilizzabile.

L’agricoltura assorbe circa il 70% dell’acqua disponibile, una percentuale che sale al 93% in paesi come l’India.

Un altro 22% è destinato a scopi industriali ed energetici, mentre solo l’8% è riservato agli usi domestici.

I consumi idrici variano notevolmente a seconda dello stile di vita.

Un cittadino statunitense utilizza circa 650 litri al giorno, mentre un italiano ne ha teoricamente a disposizione 380, molti dei quali (il 20-30%) sono dispersi a causa di inefficienze nella rete distributiva.

In Italia, le differenze regionali sono marcate: un abitante di Torino riceve 282 litri al giorno, mentre uno di Firenze solo 124.

In Sicilia, la media è di poco più di 100 litri, mentre in Tunisia è di appena la metà.

Nei paesi aridi del Sahel, il consumo pro capite giornaliero difficilmente raggiunge i 20 litri.

La Germania rappresenta un esempio di gestione efficiente delle risorse idriche, con un consumo medio di appena 125 litri al giorno, grazie a una rigorosa normativa e a campagne di sensibilizzazione.

In Italia, nuovi invasi artificiali e opere idrauliche hanno aumentato le fonti di approvvigionamento, ma altre sono state rese inutilizzabili a causa di inquinamento e prelievi eccessivi.

La domanda di acqua è in costante aumento, rendendo il problema dell’approvvigionamento sempre più pressante.

Le acque carsiche avranno un’importanza fondamentale in futuro.

Attualmente, il 40% delle acque potabili in Italia proviene da sorgenti carsiche, utilizzate anche per scopi industriali ed energetici.

Una proiezione della FAO prevede che entro il 2025 almeno l’80% della domanda idropotabile nell’area mediterranea dovrà essere soddisfatta da acque carsiche, una risorsa preziosa ma non infinita, che richiede una gestione attenta per evitare l’inquinamento.