La grotta di Movile e la sua enigmatica fauna “aliena”
Nel 1986, durante i sondaggi per la realizzazione di una centrale termoelettrica, fu casualmente scoperta in Romania vicino alla città di Mangalia questa piccola, ma eccezionale, grotta. I 240 m di sviluppo ad appena 25 m di profondità hanno rivelato una peculiare vita sotterranea di straordinario interesse.


(nelle foto l’interno della grotta di Movile e l’insetto del genere Nepa, parente degli scorpioni d’acqua divenuto uno specializzato predatore delle tenebre)
La grotta si sviluppa sotto un tavolato calcareo miocenico che ha la caratteristica di essere stato ricoperto da particelle minutissime trasportate dal vento dalle zone desertiche per quel fenomeno denominato “loess”.
La copertura argillosa impermeabile che ne è risultata ha chiuso ogni collegamento delle grotte con l’esterno.
Nelle cavità è presente oggi solo acqua freatica proveniente probabilmente dal lontano Danubio con tempi di ricambio di decine di migliaia di anni. La presenza di acque termali sulfuree sostiene una fauna batterica primordiale autotrofica, capace cioè di trarre energia dall’ossidazione dei composti dello zolfo. Questa risorsa completamente estranea ad apporti dall’esterno, dove è la fotosintesi che produce materia organica e sostiene la vita, costituisce la base della piramide alimentare che ha permesso la sopravvivenza di specie cavernicole che in quell’isolamento prolungato si sono fortemente specializzate e diversificate dalle forme originarie. La speciazione si è tanto spinta da sviluppare in quell’oscuro e confinato angolo di mondo intere nuove famiglie tassonomiche. Un panorama biospeleologico unico, peculiare e irripetibile. Nella grotta sono state descritte 33 specie prima sconosciute con l’istituzione di generi aventi un unico rappresentante. Uno studio sul DNA del genere Nepa rinvenuto nella grotta ha palesato una distanza genetica quantificabile in 5 milioni di anni. Questo può dare l’idea dell’ordine di grandezza della durata dell’isolamento. L’atmosfera di quell’ambiente sotterraneo, povera di ossigeno, ricca di anidride carbonica, metano e di altri composti e gas oggi venefici rassomiglia a quella che si suppone caratterizzasse la Terra miliardi di anni or sono. I batteri che vi prosperano possono quindi fornire indicazioni sull’origine della vita nel nostro pianeta. Sono ricerche di frontiera del massimo interesse, e, aggiungo io, del massimo fascino riguardando l’essenza stessa del fenomeno “vita” e il suo divenire.
In regioni remote del sistema carsico di Frasassi è avvenuto qualcosa di simile. Sarà materia della prossima “pillola”.

Tratto dalle pillole settimanali di Marco Bani

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