La SSI ETS prosegue l’opera di promozione della biodiversità con la campagna Animale di Grotta
La Società Speleologica Italiana ETS ha avviato la campagna Animali di Grotta 2025, che dal 2019 promuove azioni positive di conoscenza e tutela della biodiversità in grotta. La Falena cavernicola (o dei ripari – Triphosa dubitata) è stata presentata come Animale di Grotta 2025 ufficialmente al Raduno Internazionale SYPHONIA EuroSpeleoForum 2024, l’evento di incontro tra speleologi e appassionati di grotte.
ANIMALE DI GROTTA
Nel 2008, la Società speleologica Tedesca (Verband der deutschen Höhlen- und Karstforscher e.V.) ha stabilito di scegliere ogni anno un “Animale di grotta dell’anno”, a partire dal 2009, per sensibilizzare autorità e pubblico sul tema della biodiversità negli habitat sotterranei, ancora poco conosciuti.
Dal 2019 la SSI ETS aderisce all’iniziativa: dopo il Limonide comune delle caverne, il
diplopode Plectogona sanfilippoi, il Coleottero cavernicolo Italodytes stammeri, il Miniottero di Schreibers (Miniopterus schreibersii), i crostacei acquatici del genere Niphargus ed il Geotritone, è la volta della falena cavernicola.
BIODIVERSITA’ E’ VITA
La UIS, in occasione del 19° Congresso Internazionale di Speleologia (che si svolgerà dal 20 al 27 luglio 2025 in Brasile, intende promuovere promosso azioni di sensibilizzazione per richiamare l’attenzione sull’importanza di proteggere i paesaggi carsici e la loro biodiversità.
Una di queste è la campagna di selezione di un “Animale di Grotta dell’Anno” a livello internazionale. Per questa, è stato scelto il gruppo delle farfalle cavernicole, con l’invito ad ogni paese partecipante a selezionare una specie regionale di farfalla cavernicola e a presentarla al pubblico e alle autorità come “Animale di Grotta dell’Anno”.
La scelta della Triphosa dubitata è un invito all’azione ed alla ricerca scientifica, con il fine di tutelare gli ecosistemi sotterranei e le specie che li abitano.
La grotta non è solo un riparo: è un elemento vitale che permette lo sviluppo della biodiversità, con dinamiche ecologiche che permettono la sopravvivenza di molte forme di vita.
TRIPHOSA DUBITATA
E’ una farfalla particolare, la Triphosa dubitata, di indole solitaria. Ha un’apertura alare di 35-46 mm e vola da gennaio a dicembre. Molto comune nelle grotte e all’esterno, è stata studiata scientificamente da Carlo Linneo nel 1758.
E ‘ stata descritta scientificamente per la prima volta da Carlo Linneo nel 1758, ed è distribuita in tutta l’Italia, in Europa (salvo Portogallo ed Irlanda) e poi dall’Europa alla Siberia meridionale, dalla Turchia al Caucaso, dalla Cina occidentale e settentrionale al Giappone e perfino in Africa nord occidentale.
Ha ali anteriori di colore marrone grigiastro, un po’ lucide, con sfumature violacee e linee trasversali sulla fascia anteriore. Le ali posteriori sono di colore marrone chiaro, dentellate e bordate di nero, con linee tratteggiate sfumate alla base delle ali. La testa e il torace hanno il colore di fondo delle ali anteriori, l’addome ha il colore delle ali posteriori: un patchwork.
Le uova, deposte in primavera, sono giallo/arancio opache e zigrinate: i bruchi sono attivi da metà maggio ai primi di luglio. Le larve sono verdi, le pupe marrone rossastro.
PERCHE’ CAVERNICOLE?
La Triphosa dubitata è una specie subtroglofila: sverna, da esemplare adulto, dove la luce è assente e le condizioni di umidità e temperatura uniformi possono proteggerla dal freddo invernale. In breve, nelle parti di grotte più vicine all’ingresso, da cui esce con il tiepido, da marzo a giugno.
COSA SUCCEDE IN VAL TREBBIA? LA GROTTA DELLE LUNGAIE
A partire dal novembre 2023, il Centro Studi Sotterranei, con esperti di chirotteri e con entomologi, ha studiato una delle colonie di pipistrelli più grande della Liguria, con decine di esemplari di almeno tre diverse specie (Myotis, Barbastella e Rhynolophus).
Queste convivono nel periodo invernale nella Grotta delle Lungaie, in Val Trebbia, dove si rifugiano nel periodo invernale rifugiandosi in letargo.
In questa occasione, è stata osservata la presenza di “falene zombie”: sono esemplari di Triphosa dubitata, “infettati” da un particolare fungo parassita, della specie Akanthomyces, che prende il controllo del sistema nervoso della falena e le induce ad avvicinarsi ad altri esemplari della sua specie (contrariamente all’usuale indole solitaria), per dare nuova collocazione alle spore che il fungo libera nell’aria.
Nella grotta, pur di modeste dimensioni, i ricercatori hanno osservato diverse fasi dell’infestazione: falene in buone condizioni ma già colonizzate (come quella della foto di copertina, tratta dalla pagina FB del Centro Studi Sotterranei), falene preda dello stato di “zombie”, corpi mummificati, divorati e consumati dal fungo.
TUTELA E’ CONOSCENZA
I frequentatori delle grotte hanno un ruolo fondamentale: sono i primi a visitare le grotte e, senza volerlo, possono involontariamente trasportare il fungo patogeno attraverso le spore, che rimangono nel suolo o nel fango che aderisce a tute, scarponi e attrezzature.
Per questo, la SSI raccomanda sempre di curare l’attenta pulizia dell’attrezzatura e dell’abbigliamento dopo ogni visita in grotta.
Per partecipare alla campagna Animali di Grotta 2025 e scoprire di più sulla Triphosa dubitata, basta seguire l’evoluzione della campagna all’indirizzo https://animalidigrotta.speleo.it/
Marina Abisso
Speleo Club Ribaldone