Giovanni Badino se ne è andato, ci ha lasciati. La notizia, anche se purtroppo già da un po’ di tempo attesa, ci ha colpito dolorosamente: non è facile accettare la morte di un amico, il dover chiudere tutta una serie di rapporti, emozioni, sentimenti nella cassapanca di un passato concluso. Di dover archiviare nel magazzino ‘ricordi’ un pezzo della tua vita.
Perché se la vita di ognuno di noi può essere vista come un albero, in cui i rapporti con il prossimo – le amicizie, gli affetti … – sono i rami che lo sviluppano, il taglio di un ramo ne riduce la vigoria, e poco importa se questa menomazione viene compensata dalla sedimentazione dei ricordi che sono le radici che lo alimentano: con il tempo anche le radici si seccano, soprattutto se vengono a mancare i rami e le fronde che con il loro respiro gli danno una ragione di essere.
Parlare di Giovanni come speleologo, studioso, scrittore, e sopratutto come uomo è per noi un compito troppo difficile. Troppo grande è stato in ogni campo e specialità che lo ha visto protagonista per permetterci almànco di sunteggiarne la vita: altri, più preparati di noi lo potranno sicuramente fare molto meglio.

Ritratto al congresso nazionale TS 2011

Quello di cui siamo coscientemente lucidi però, è del grande vuoto che la sua scomparsa lascia nella speleologia, in special modo in quella speleologia fattiva, sportiva e del buon fare, con intelligenza e senza ipocrisie, ragionata e portata sui tavoli di lavoro e dei laboratori di ricerca e, perché no, della politica.
In questa occasione terminale, ed attraverso l’esperienza dei suoi ultimi mesi di lotta e lavoro portati coraggiosamente e caparbiamente avanti, con un raro spessore e dignità, Giovanni ci dona la sua ultima grandissima lezione, che diventa in qualche forma un rilancio per il futuro. Lasciandoci soli, privandoci della sua presenza, ci obbliga proseguire sulla lucida ed ormai inequivocabile strada, una strada che si snoda tra le radici del cielo ed il lastricato di un inferno attraverso quel dedalo di archivi del tempo – le grotte – di cui solo una mente chiara come la Sua poteva identificare i contorni nei territori del tutto/nulla sotterraneo.
Con questo ultimo messaggio, con la sua ultima lezione l’Invincibile rimane al suo posto e la sfida si chiude.
A noi resta per ricordarlo in queste poche righe di parlare soltanto dei suoi rapporti con la Boegan, rapporti di stima condivisa che sono sfociati – dopo decenni di prossimità – nella sua entrata nella Commissione Grotte.
Giovanni, sesto da sx, assieme agli amici della Cgeb, Canin abisso Gortani 1978

L’abbiamo contattato in maggio per una presentazione dell’aggiornamento della bibliografia del Monte Cronio, in fase di stampa. Rispondeva immediatamente firmandosi “La Venta e Commissione Grotte E. Boegan”, chiedendo se fosse necessario una domanda formale per entrare nella Boegan. Il Direttivo aveva però ritenuto più confacente la sua nomina a ‘Socio onorario’, considerati non solo la levatura umana, sportiva e scientifica di Giovanni, ma anche l’amicizia con il nostro sodalizio dimostrata in vari modi negli ultimi quarant’anni, in particolare con la collaborazione fattiva alle nostre due Riviste, Progressione e Atti e Memorie, la partecipazione al congresso del 2011 svoltosi a Trieste e le spedizioni in terra siciliana nel complesso del monte Cronio.
Giovanni sarai per sempre nei nostri cuori.

Per la Commissione Grotte Eugenio Boegan – CAI Trieste,
Louis Torelli e Pino Guidi

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