Al progetto, di cui riportiamo il link, oltre ad un brano tratto dal sito, ha partecipato anche un nostro socio, Battaglini Giulio, come medico della spedizione e come speleologo. Il piccolo contributo che il nostro gruppo può aver dato alla ricerca, dimostra però come sia possibile, partendo dalla periferia della speleologia, arrivare anche ad importanti attività internazionali.
Il progetto “Rio La Venta” é un piano di ricerche geografiche (archeologiche, antropologiche, speleologiche, geologiche, idrologiche, naturalistiche) iniziato nel 1990 e che ha per oggetto lo studio di una vasta area semi-inesplorata attraversata dal grande canyon del Rio La Venta, lungo 80 km, che si trova nella parte meridionale dello stato del Chiapas (Messico).
Nel gennaio 90, dopo anni di preparazione, il Rio viene disceso integralmente in dodici giorni da sei persone su due canotti. Il canyon si rivela ricco di testimonianze archeologiche e di grandi sistemi sotterranei. Ma è soprattutto un ambiente unico sulla terra, che necessita e merita una politica di seria protezione ambientale, nonostante la zona in destra orografica, la Selva El Ocote, rappresenti già una riserva naturale di quasi 1000 kmq.
Nasce così il progetto “Rio La Venta”, che prende nuovo vigore dopo l’assegnazione del prestigioso Rolex Award for Enterprise nel 1993. Dopo due prespedizioni, nonostante la sofferta situazione sociopolitica appena esplosa nella rivolta zapatista, tra marzo e aprile del 94 parte la prima di una lunga serie di spedizioni in zona. Per due mesi quasi trenta ricercatori iniziano la lunga esplorazione del canyon e delle aree circostanti, topografando decine di cavità, registrando l’ubicazione di siti archeologici nelle grotte, sulle pareti e sugli altopiani, effettuando analisi sulle acque e ricerche geologiche che permettano di tracciare con evidenza l’idrologia carsica della regione. Viene anche realizzato un documentario, “Rio La Venta” – Un canyon tra due oceani”, che vincerà la “Genziana d’Argento” al FilmFestival di Trento l’anno successivo. Ma non è solo l’archeologia ad assumere un ruolo importante all’interno del progetto. Collegate all’archeologia da una parte e allo studio geologico dall’altra, sono le ricerche in corso a cura dell’ENEA, rivolte alla comprensione geomorfologica del canyon, al suo tasso di sollevamento in tempi storici e alle variazioni del paleoclima.
Sul fronte speleologico vengono esplorate e topografate decine di grotte, per uno sviluppo totale di oltre 60 km. Una grotta in particolare, la Cueva de La Venta, rappresenta una straordinaria cavità di attraversamento, che collega, con oltre dodici km di passaggi sotterranei, gli altopiani in sinistra orografica e la sorgente carsica all’interno del canyon. Vengono raggiunti anche alcuni sotani nel folto della Selva El Ocote, grandi buchi neri difficilissimi da raggiungere a causa della sofferta morfologia superficiale, che permette progressioni giornaliere non superiori ai 500 metri. Il più affascinante di essi, l’Ombligo del Mundo, viene raggiunto nella spedizione del 97 gra zie a complesse manovre aeree con calate su corda di quasi cento metri dall’elicottero, e via terra nel 1998 dopo una difficilissima marcia di 15 giorni.
(Tratto dal sito di Rio La Venta)
Fonte: https://www.scintilena.com/utec/old/utec/scintilena/vecchiascintilena.htm