Viaggio negli Abissi Terrestri

Nel cuore della Russia Occidentale, il Pozzo di Kola si staglia come testimone silenzioso di un’ambizione umana che ha cercato di svelare i segreti sepolti nelle viscere della Terra.

Con una profondità di 12.262 metri, questo pozzo supera la Fossa delle Marianne, rappresentando il punto più profondo mai raggiunto dall’uomo all’interno della crosta terrestre.

La storia del Pozzo di Kola inizia negli anni ’70, quando gli scienziati russi decisero di intraprendere un viaggio verso l’ignoto, perforando la Terra per ottenere informazioni preziose sulla sua composizione.

Il 24 maggio 1970 segnò l’inizio di questa impresa, che vide il suo apice il 6 giugno 1979, quando la profondità di 9.583 metri fu superata.

Nel 1983, il pozzo toccò i 12.000 metri, ma i lavori dovettero essere sospesi per quasi un anno a causa di sfide tecniche insormontabili.

Nel 1989, la perforazione raggiunse i 12.262 metri, ma il sogno di toccare i 15.000 metri fu ostacolato dalle elevate temperature delle rocce, che raggiungevano i 180 °C, e dalla loro bassa densità. Queste condizioni estreme resero impossibile proseguire oltre.

Nonostante non sia stato possibile raggiungere la profondità desiderata, il Pozzo di Kola ha offerto agli scienziati dati geologici fondamentali.

Una delle scoperte più sorprendenti fu l’assenza di rocce basaltiche, contrariamente alle aspettative basate sulla velocità di propagazione delle onde sismiche.

I campioni estratti rivelarono che le rocce granitiche si estendevano ben oltre i 12 chilometri di profondità, suggerendo che le riflessioni sismiche non erano causate da strati di rocce diverse, ma da trasformazioni metamorfiche subite dal granito sotto l’effetto di alte pressioni e temperature.

Un altro risultato notevole fu la scoperta di 24 specie di plancton fossili a circa 6 chilometri di profondità, in un ambiente dove le rocce erano fessurate e sature d’acqua.

Quest’ultima potrebbe essere stata generata dall’idrogeno e ossigeno presenti nelle rocce, compressi da una pressione elevatissima e intrappolati sotto strati di rocce impermeabili.

Oggi, il Pozzo di Kola mantiene il suo primato di profondità, ma con l’avanzare della tecnologia, questo record potrebbe essere presto superato.

Tuttavia, il valore delle scoperte fatte e dei dati raccolti rimane inestimabile, offrendo uno sguardo senza precedenti sulle profondità nascoste del nostro pianeta.

Un deposito dei campioni di rocce estratte è custodito nella cittadina di Zapoljarnyj, a memoria di questa straordinaria avventura scientifica.

La sfida di perforare la Terra con il pozzo più profondo del mondo: il pozzo super profondo di Kola

Nel 1970, un gruppo di scienziati sovietici iniziò un’impresa senza precedenti: perforare la crosta terrestre fino a raggiungere una profondità mai esplorata prima. 

Il loro obiettivo era di studiare la geochimica e la geofisica delle rocce più antiche del pianeta, presenti nella penisola di Kola, nel nord-ovest della Russia. 

Il progetto, chiamato pozzo superprofondo di Kola, durò 25 anni e stabilì un record mondiale di profondità verticale: 12.262 metri.

Per raggiungere questo risultato, gli scienziati dovettero affrontare numerose difficoltà tecniche, scientifiche ed economiche. 

La strumentazione utilizzata per la perforazione, simile a quella dei pozzi petroliferi, si consumava rapidamente a causa delle alte temperature e delle pressioni esistenti a quelle profondità. 

Inoltre, le rocce tendevano a chiudersi sul foro, rendendo necessario l’uso di fluidi per mantenerlo aperto. 

Durante la perforazione, i ricercatori prelevarono dei cilindri di roccia, chiamati carote, per analizzarne la composizione e la struttura. 

Questo processo richiedeva molto tempo e precisione, ma consentiva di ottenere informazioni preziose sulle caratteristiche della crosta terrestre.

Il pozzo di Kola portò a scoperte sorprendenti e inaspettate. 

Per esempio, si scoprì che le rocce a quelle profondità contenevano acqua, intrappolata tra le fessure e le fratture. 

Si scoprirono anche dei fossili di microscopici organismi marini, risalenti a milioni di anni fa, che testimoniano le antiche trasformazioni della superficie terrestre. 

Si constatò inoltre che la variazione di temperatura con la profondità non era lineare, ma molto più elevata di quanto previsto. 

A 12 km di profondità, si misurarono 180 gradi Celsius, invece dei 100 gradi ipotizzati. 

Questa temperatura, insieme al crollo dell’Unione Sovietica e alla mancanza di fondi, pose fine al progetto nel 1995.

Il pozzo di Kola rimane oggi un simbolo della sfida umana di conoscere l’interno del nostro pianeta, che è ancora molto misterioso e difficile da esplorare. 

Come scrive il geologo Andrea Moccia nel suo libro “Un tesoro al piano Terra – La geologia che non ti aspetti”, conosciamo più lo spazio extra-terrestre che l’interno della Terra, perché la profondità è sinonimo di difficoltà di accesso. 

Per perforare la Terra, infatti, dobbiamo attraversare roccia, non aria o spazio vuoto, e affrontare temperature e pressioni sempre più elevate, che mettono alla prova i nostri materiali, la nostra tecnologia e le nostre tecniche. 

La profondità è come un muro per la nostra conoscenza, che si fa sempre più alto e resistente man mano che cerchiamo di spingerci oltre. 

Ecco perché non riusciamo a prevedere i terremoti, le eruzioni vulcaniche, le inversioni del campo magnetico, perché i loro meccanismi di innesco avvengono in profondità.

La geologia è la scienza che studia la Terra, la sua origine, la sua evoluzione, la sua struttura, i suoi fenomeni. 

È una scienza fondamentale, che non solo ha costruito la nostra modernità, ma ne garantisce l’esistenza stessa, fino a insinuarsi nella vita di tutti i giorni. 

Solo che noi non lo sappiamo, o meglio, non lo sapevamo prima di leggere questo libro, che ci racconta la geologia che non ti aspetti, in maniera semplice, divertente e immediata. Insomma, pop! Se invece non vi siete mai chiesti nulla di tutto ciò… be’, dovreste iniziare a farlo!

Fonte: GeoPop

Libro di Andrea Moccia:https://www.amazon.it/tesoro-piano-Terra-geologia-aspetti/dp/8830901350

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