Una ricerca recente pubblicata su Nature rivela nuovi sorprendenti risultati

Un recente studio pubblicato su Nature Geoscience ha rivelato che i noduli polimetallici presenti nelle profondità marine possono produrre ossigeno in assenza di luce solare.

Questa scoperta, finanziata in parte dalla Metals Company, apre nuove prospettive sulla comprensione dei processi chimici che avvengono negli abissi oceanici.

I ricercatori, tra cui Andrew K. Sweetman e Alycia J. Smith, hanno condotto esperimenti sul fondo marino del Pacifico, nella zona Clarion-Clipperton, dove i noduli polimetallici coprono vaste aree del fondale.

Utilizzando camere bentoniche in situ, hanno osservato un aumento della concentrazione di ossigeno oltre tre volte il livello di base in soli due giorni.

Questo fenomeno è stato attribuito ai noduli polimetallici, che mostrano potenziali elettrici elevati fino a 0,95 V sulla loro superficie.

L’ipotesi avanzata dai ricercatori è che l’elettrolisi dell’acqua marina possa contribuire a questa produzione di ossigeno oscuro.

Questo processo, ancora da chiarire completamente, potrebbe avere implicazioni significative per la comprensione dei cicli biogeochimici negli ambienti marini profondi.

Gli esperimenti hanno mostrato che la concentrazione di ossigeno nei sedimenti superficiali del fondo marino è influenzata dalla respirazione aerobica e dall’ossidazione di composti inorganici ridotti prodotti dalla decomposizione anaerobica.

I risultati ottenuti indicano che i noduli polimetallici possono generare ossigeno in quantità superiori a quelle consumate, suggerendo un processo di produzione netta di ossigeno oscuro.

Le misurazioni indipendenti della concentrazione di ossigeno, effettuate con il metodo Winkler, hanno confermato questi risultati, escludendo malfunzionamenti degli strumenti utilizzati.

Non sono state rilevate differenze statisticamente significative nella produzione netta di ossigeno tra le diverse camere o trattamenti sperimentali, né tra le diverse crociere di ricerca.

Questa scoperta contrasta con gli studi precedenti sui flussi di ossigeno nei fondali marini profondi e suggerisce che la produzione di ossigeno oscuro potrebbe fornire ossigeno per la respirazione bentonica.

Tuttavia, i ricercatori invitano alla cautela nell’interpretazione dei risultati, poiché la produzione di ossigeno potrebbe non essere continua e potrebbe variare in base alla densità e al tipo di noduli presenti.

In conclusione, questa ricerca apre nuove strade per lo studio dei processi chimici negli abissi oceanici e potrebbe avere implicazioni importanti per la comprensione dei cicli degli elementi nei sistemi marini.

Ulteriori studi saranno necessari per chiarire completamente i meccanismi alla base di questa produzione di ossigeno oscuro e per valutare le sue implicazioni su scala globale.

Fonte: https://www.nature.com/articles/s41561-024-01480-8