Viaggio nelle lontanissime nuove “Terre di Lochness” nel complesso dei Piani Eterni.
Il Sistema dei Piani Eterni, a Cesiomaggiore, nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, in Veneto, è un complesso ed intricato sistema di pozzi e gallerie che si sviluppa sottoterra per 37 chilometri e mezzo e profondo oltre 1000 metri.
Le esplorazioni iniziate trenta anni fa, lungi dal terminare, tra la fine di dicembre e i primi di gennaio 2019 si sono svolte nella “regione di Samarcanda” nel settore sud-orientale del sistema, in luoghi molto lontani dagli ingressi da cui, una volta entrati, è necessario inoltrarsi dentro il cuore della montagna per due giorni, per arrivare in nuove zone da esplorare, scoprendo in ultimo un pozzo di 100 metri: “il Kraken” che porta molto in alto, per trovare una uscita che avvicini questi luoghi remoti ad un accesso facile.
“Un luogo inimmaginabile che ogni speleo vorrebbe raggiungere. Poterci esplorare è un onore concesso a pochi” scrive Francesco Sauro
“Samarcanda è un sogno, un viaggio lontano. Sono tanti i km e le ore che ci separano dall’uscita. Non so se in altre grotte italiane esistono posti così lontani dall’uscita (io non ne ho mai visitati)” gli fa eco Filippo Felici.
Francesco Sauro e Filippo Felici “Felpe” fanno parte di due gruppi speleologici diversi, ma molti e variegati sono gli speleologi veneti che si avvicendano e si supportano nell’esplorazione di queste zone remote in una grotta già difficile da raggiungere.
Le ultime esplorazioni si stanno svolgendo nella “regione di Samarcanda”, appunto nel settore sud-orientale del sistema.
Questa zona è stata scoperta nel 2010, ma la progressione estremamente lunga e la presenza di un laminatoio di circa mezzo chilometro di lunghezza, il “Bacino Caliente”, avevano scoraggiato le esplorazioni.
Durante lo scorso inverno, con un colpo di mano, gli speleologi sono riusciti ad allestire un bivacco nella nuova zona, il terzo dall’ingresso della grotta.
Avendo a disposizione un campo base così avanzato, sono quindi ripartite le esplorazioni di Samarcanda che fino ad ora si limitano alle parti a monte di due rami principali del sistema, mentre le zone a valle non sono neanche state prese in considerazione, ma tutte le prosecuzioni viste continuano con grosse forre e pozzi.
Il motivo di questa strategia è che si sta cercando di spingersi verso il fianco della montagna, per individuare un nuovo ingresso che permetta un accesso più agevole, visto che la permanenza minima in grotta attualmente per fare esplorazione è di 4 giorni.
L’ultima punta si è concentrata quindi in uno di questi rami “a monte”: le “Gallerie dei Russi”. In totale sono stati risaliti circa 280 metri, attraverso grandi gallerie, forre e piccoli salti spesso arrampicabili.
Al di sopra di un salto più grande di circa 30 metri, da cui si stacca una forra verso l’ignoto a valle, denominato “ramo Strogonhof”, fermo su pozzo dopo un grosso salone, si entra nelle “Terre di Lochness”: una serie di sale e meandri nei calcari con dimensioni inaspettate, mentre le parti precedenti si sviluppano nella dolomia.
“Arrivarci da dentro il sistema è stato come fare un viaggio onirico, un sogno che non sembra affatto realtà. Esplorare un grande sistema come quello dei Piani Eterni si traduce nel disegnare e percorrere un nuovo Labirinto. Un’opera dove la natura si incontra con un po’ di follia umana in un alchimia magica, dove ogni nuova sala, galleria, pozzo, meandro, si crea prima nella nostra mente per poi svelarsi alla luce. Non solo una frontiera, ma tutto un mondo da immaginare.” scrive Andrea Benazzato, un altro esploratore di questo immenso labirinto, nella sua pagina facebook.
Filippo Felici osserva:“Sulla testa del pozzo la galleria è grande, percorsa da un discreto torrentello e da una bella corrente d’aria. Quasi corriamo. Oniriche sono queste nuove terre, “le Terre di Lochness”.
Sul terreno pipistrelli morti, tracce di materiale vegetale.”
Di solito, mano a mano che ci si avvicina alla superficie una grotta si riduce in dimensioni, invece qui ci si trova di fronte a sale sempre più ampie fino a sbucare sotto il “Kraken”, un pozzo di 100 metri di altezza che hanno potuto solo guardare da sotto, per esaurimento di corde e attrezzi per risalirlo, che potrebbe arrivare a soli 30 metri dalla superficie.
Se si troverà un nuovo ingresso, adesso che si sa bene dove cercarlo, sarà possibile raggiungere in breve tempo una zona della grotta che ha una miriade di rami inesplorati, con potenziali di chilometri di nuove gallerie e probabilmente numerosi altri attivi che scendono oltre i 1000 metri. E poi chissà…
Si ringrazia Francesco Sauro per la documentazione fornita e per le preziose informazioni.