Notizia di Michele Tommasi

Giornale di Vicenza di Giovedì 8 Gennaio 2004


“La grotta del Ciclope”



Il Grappa continua a riservare interessanti sorprese


di Renato Pontarollo



Dal Massiccio del Grappa arrivano nuove scoperte di cavità inesplorate. Nel corso di un campo esplorativo, che gli speleologi del gruppo grotte “Giara Modon” di Valstagna hanno condotto recentemente sul Massiccio, una cavità in particolare tra le nuove grotte individuate rappresenta una scoperta di grande interesse geomorfologico, che sembra destinata ad ulteriori importanti sviluppi. È la “Grotta del Ciclope”. “Quando la grotta è stata individuata ed
è iniziata l’esplorazione – spiega lo scopritore Roberto Bortignon – dal circolo d’aria molto forte abbiamo dedotto che si trattasse di una cavità profonda e dalle notevoli dimensioni”. Quella del Monte Oro, del resto, è una zona del Massiccio fortemente caratterizzata da vasti e complessi fenomeni di carsismo ipogeo: un vero dedalo di ramificazioni di grande interesse geomorfologico e idrogeologico. La scoperta della “Grotta del Ciclope” è frutto della paziente ricerca di Roberto Bortignon nel corso di una battuta nella zona di Cibara. Un forte soffio d’aria proveniente dalle profondità del massiccio? spinge gli speleologi a disostruire l’ingresso della cavità. Poi, un pozzo dopo l’altro conduce il gruppo di speleologi alla profondità di circa 85 metri. Reso agibile e comodo l’ingresso della cavità con un paziente lavoro di disostruzione, gli speleologi hanno incontrato una serie di salti verticali: un primo pozzetto, molto stretto, profondo circa 6 metri, alla base del quale un forte circolo d’aria ha guidato gli speleologi a scendere un secondo pozzo profondo altri 6 metri. Il circolo d’aria scompare. Molto strano! Costringe gli speleologi a risalire il pozzo ed ecco svelato l’enigma: da un piccolo pertugio, sulla fessura aperta per scendere il pozzo, ricompare il soffio d’aria. Reso agibile il passaggio, si apre una condotta lunga 6 metri e ci si affaccia ad una finestra con pozzo verticale profondo 35 metri circa. “È un pozzo di grande fascino, una meraviglia, è bellissimo – dicono gli speleologi che lo scendono. La roccia – spiegano – è calcarea, molto levigata e compatta, un fusoide modellato dalla forza erosiva dell’acqua”. Alla base del pozzo l’esplorazione continua. Oltre c’è una frattura con un altro pozzo perfettamente circolare, profondo almeno altri 30 metri che alla base misura 4-5 metri di larghezza con vari strati di depositi di fossili. Un libro della natura ancora da aprire e leggere. Qui si apre l’ennesima fessura che presenta ancora un circolo d’aria molto forte. Chissà quanto profonda è ancora la grotta! “Siamo costretti a sospendere la punta esplorativa – dice Maurizio Arsié – per la presenza di una frana molto instabile. Sarà necessaria o la rimozione della frana o lavori di messa in sicurezza della stessa per poter procedere in sicurezza. A 85 metri di profondità, alla base dell’ultimo pozzo, osserviamo e commentiamo l’esplorazione, siamo euforici per la bellezza della cavità”. Alle esplorazioni della “Grotta del Ciclope” hanno partecipato, oltre a Roberto Bortignon e Maurizio Arsié, Michele Goldin, Riccardo Bosa, Marianna Baldo, Sara ed Enea Fantinel.

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