Due crani e utensili di diversa complessità svelano nuove informazioni su questo nostro antenato.

Nuovi reperti fossili e archeologici in Etiopia stanno cambiando la nostra comprensione dell’Homo erectus. 

Un team di archeologi del Centro Nacional de Investigación sobre la Evolución Humana (Spagna) nel 2020 ha rinvenuto nel sito di Gona, nella regione di Afar, due crani di Homo erectus, uno di 1,26 milioni di anni e l’altro di 1,5 milioni di anni fa.

La scoperta è di grande valore per due motivi. Innanzitutto, i crani sono associati a diversi utensili in pietra di due diverse tipologie: Acheuleana (più complessa) e olduvaiana (più semplice). Questo suggerisce che l’Homo erectus fosse in grado di utilizzare diverse tecnologie in base alle sue esigenze, dimostrando una flessibilità comportamentale finora sottovalutata.

In secondo luogo, i due crani presentano una notevole diversità di forme. Il più antico è più piccolo e ha una capacità cranica inferiore rispetto al più recente, il che potrebbe indicare un marcato dimorfismo sessuale (differenze tra maschi e femmine) in questa specie.

L’analisi isotopica dei denti ha inoltre rivelato una dieta varia, comprendente uova, insetti, piante boschive e animali erbivori.

In definitiva, queste nuove scoperte ci restituiscono un’immagine più complessa e sfaccettata dell’Homo erectus.Non solo un abile artigiano, capace di realizzare utensili sofisticati, ma anche un individuo flessibile e adattabile alle diverse condizioni ambientali.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, apre nuove strade per la ricerca su questa specie fondamentale per la nostra storia evolutiva.

Per approfondire:

  • Co-occurrence of Acheulian and Oldowan artifacts with Homo erectus cranial fossils from Gona, Afar, Ethiopia (Science Advances)
  • Homo erectus era un marinaio (e comunicava a gesti?) (Focus.it)


Rivelata la Flessibilità Tecnologica dell’Homo erectus: Nuove Scoperte in Etiopia

Nel 2020, Archeologi scoprono utensili e crani che svelano aspetti inediti del comportamento di questa specie umana antica.

Nel cuore della regione di Afar, in Etiopia, archeologi hanno fatto una scoperta eccezionale che svela nuovi dettagli sulle capacità e l’adattabilità dell’Homo erectus, i nostri antenati più antichi.

Due crani, insieme a una varietà di utensili in pietra di diversa complessità, sono stati ritrovati nel sito di Gona, gettando luce su aspetti inediti della vita di questa specie umana.

Secondo quanto riportato su Science Advances, i crani, datati rispettivamente a 1,26 e 1,5 milioni di anni fa, presentano caratteristiche distintive che indicano una sorprendente diversità all’interno della specie.

Il più vecchio dei due crani, notevolmente più piccolo del secondo, potrebbe appartenere a una femmina di Homo erectus, suggerendo un marcato dimorfismo sessuale in questa specie.

Ciò che rende questa scoperta ancora più straordinaria è la presenza di utensili in pietra associati ai resti umani.

Sia gli strumenti acheuleani, caratterizzati da una lavorazione complessa, sia quelli più primitivi e arcaici, noti come olduvaiani, sono stati rinvenuti nello stesso contesto, indicando che l’Homo erectus utilizzava entrambe le tecnologie contemporaneamente.

Questa evidenza suggerisce una notevole flessibilità nell’adattamento all’ambiente e nelle pratiche tecnologiche di questa antica specie umana.

Finora si pensava che l’introduzione di utensili più sofisticati avesse comportato l’abbandono di quelli più rudimentali, ma questa scoperta ribalta tale ipotesi, dimostrando che l’Homo erectus aveva un approccio più versatile e adattabile alla tecnologia.

Le analisi isotopiche dei denti ritrovati indicano una dieta variegata, composta da uova, insetti, piante boschive e animali erbivori, confermando la capacità di adattarsi a una vasta gamma di fonti alimentari.

In conclusione, questa scoperta offre uno sguardo senza precedenti sulla vita e il comportamento dell’Homo erectus, suggerendo una notevole diversità e flessibilità all’interno di questa specie umana antica.

Fonte: https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.aaw4694

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