In Liguria il Gruppo Grotte Borgio Verezzi sperimenta la scansione 3D in una grotta di una ventina di metri con l’Iphone 13 Pro, un compromesso tra prezzo e tecnologia.
Questo fine settimana gli speleologi del Gruppo Grotte Borgio Verezzi hanno sperimentato la scansione laser di una grotta di piccole dimensioni, utilizzando un cellulare IPhone di ultima generazione che include un Laser Scanner con sistema Lidar.
Le tecnologia avanza e Simone Baglietto, speleologo ligure, è un bravo estimatore di nuove tecnologie. Nella pagina facebook del Gruppo Grotte Borgio Verezzi sono comparse le immagini ottenute dalla scansione, certamente non hanno niente a che vedere con i lavori straordinari ottenuti con potenti stazioni totali laser 3D, utilizzate ormai nelle più grandi grotte del Mondo, ma il risultato è sicuramente interessante.
C’è da dire che la scansione 3D sui cellulari è utilizzata per fare selfie 3D e per creare piccoli ambienti virtuali per il gaming.
Ormai la tecnologia 3D è entrata di prepotenza nei giochi elettronici, con visori, realtà virtuale, nella playstation con ambienti virtuali, senza dimenticare Pokemon Go che forse è stato il gioco più conosciuto, che mischia reale e virtuale in un ambiente tridimensionale.
Altre applicazioni degli ambienti virtuali, già funzionanti e più professionali, si cominciano a vedere nell’arredamento per interni, nell’edilizia e in architettura, anche se qui la tecnologia Lidar trova una concorrenza agguerrita nella fotogrammetria. Esistono molti programmi che da fotografie in alta definizione possono ricostruire un ambiente 3D, senza dover utilizzare un laser che misura la distanza.
Probabilmente la fotogrammetria in grotta soffre troppo l’ambiente senza geometrie. per dare un senso a cunicoli e fenditure senza pavimento, ci vuole un laser scanner.
Come già detto, la tecnologia evolve, anzi, è sicuramente molto evoluta, ma una stazione di rilevamento totale, come quelle usate per esempio in Cina nella Chamber della Miao Caves nella spedizione del National Geographic, ha costi che per le casse di un gruppo speleologico sono improponibili.
Anche altri sistemi meno costosi, usati dai professionisti nell’edilizia e nell’arredamento, hanno costi che vanno poco daccordo con la tuta speleo stracciata sul fondoschiena e più volte rattoppata dei possibili utilizzatori ipogei.
Gli speleologi guardano a dispositivi economici che possono essere adattati ai propri scopi, che sono quelli di misurare, rilevare, topografare e collocare una cavità nello spazio interno di una montagna.
E’ passato un pò di tempo dalle prove pionieristiche del Google Tango fatte da Augusto Rossi, o dal “XTION PRO LIVE” di Gabriele Catoni che richiede un PC portatile collegato allo scanner.
E’ stato poi sperimentato un “casco” rilevatore, sempre da Augusto Rossi, mentre gli speleologi hanno imparato a muoversi in ambienti virtuali 3D, grazie soprattutto ad una modifica apportata al Disto-X Leica, ma si tratta solo di linee e poligoni che si sviluppano in uno spazio 3D.
Una menzione speciale va ad Antonio Danieli, che, qualche anno fa, fece un rilievo 3D molto particolareggiato del sistema di gallerie artificiali della diga del Vajont, ma in quel caso fu impiegata una strumentazione molto costosa.
E’ invece molto poco costosa la tecnologia che si sta mettendo nei cellulari, e qui il mercato sta cominciando a sfornare soluzioni interessanti.
Il problema più grande, attualmente, sembra la portata di pochi metri, che relega l’utilizzo di questi apparati a grotticelle con gallerie molto ridotte. Difficile arrivare a scansionare un soffitto più alto di sei metri, per parlare di una conformazione ricorrente in grotta. Ci stanno provando in molti, tra gli altri anche Marco Menichetti, che pochi mesi fa aveva postato su Facebook il risultato di alcune prove fatte in una piccola condotta con un cellulare.
Un altro grande problema è la resistenza dell’apparecchio “modello telefono da fighetti” all’ambiente grotta, paragonabile a quella di un uovo di quaglia nel recinto degli elefanti.
Acqua, polvere, umidità, condenza, urti, abrasione, provocano una fine rapida e ingloriosa per un oggettino da 1500 euro, più adatto per essere esibito nel privè di una festa in villa.
Comunque i liguri ci stanno provando, secondo quanto illustrato su facebook, e intendono continuare la sperimentazione con l’IPhone 13 PRO, che costa “solo” 1200 Euro su Amazon.
Questo finora è il resoconto delle loro prove:
“Oggi test presso Grotta Bric d’argento LI 522, delle funzionalità topografiche delle nuvole di punti con sensore Lidar di IPhone 13 pro, inutile dire che questa funzionalità della scansione laser, cambierà l’approccio e la precisione della topografia ipogea.”
Simone Baglietto risponde alle mie domande e sottolinea che: “Sto facendo dei test, il work Flow di post produzione dei file è ancora da capire bene, soprattutto per la restituzione in disegno o per l’inserimento su portali di catasto, che hanno un ecosistema a se. Se si riesce portiamo qualcosa ad Ormea”
“La distanza sul punto dove fai la scansione è di 5/6m illuminando da solo con un buon impianto, ovviamente se ti sposti scansionando la portata aumenta, e più difficile per ambienti molto grandi che si sviluppano in altezza.
Si possono tranquillamente unire diverse scansioni usando dei tag in plastica con maschere quadrate o circolari, servono anche per orientare l’inizio della scansione.
Il software utilizzato per unire le nuvole di punti si chiama Cloud compare ed è open-sourche multi piattaforma non servono computer molto potenti ma con alcune caratteristiche minime moderne e buona capacità di calcolo.
Il peso dei file in realtà non è eccessivo qui per una grotta lunga 25m con sezione di due – tre metri in media il file pesa 120mb”