da La Nuova Sardegna del 27/11/2008
Segnalato dalla Rassegna Stampa del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico
– Nuoro
Grotte del bue marino, riaprirà il ramo nord
NINO MUGGIANU
DORGALI. Dopo oltre trent’anni riapre il ramo nord delle Grotte del Bue Marino. Forse non subito ma è certo che per la prossima stagione i visitatori che andranno alle grotte potranno rivedere, il famoso “presepe” e il profilo di Dante. Il comune ha da poco effettuato dei lavori di messa in sicurezza nei passaggi più stretti e rivisto l’impianto di illuminazione.
Da quando era stato chiuso alle visite, il ramo forse più bello delle grotte, era diventato meta di visita solo per piccoli gruppi organizzati ed esperti di speleologia. Dalla prossima estate tutto cambierà e i visitatori avranno imbarazzo della scelta per i due rami da visitare. «L’iniziativa del comune di aprire anche il ramo nord delle grotte del Bue Marino – commenta l’assessore al turismo Giampiero Buttu – va nell’ottica della valorizzazione dei nostri siti».
Assieme a quella di Nettuno di Alghero, la grotta del Bue marino è la più conosciuta in Sardegna. Con gli oltre 15 chilometri di sviluppo, di recente misurati dagli speleologi, è anche tra le più lunghe in Italia. Da tempo si cerca il collegamento con la grotta di Ispinigoli, entrambe fonti di ricchezza per il comune di Dorgali con centinaia di visitatori ogni hanno che si traducono in decine di posti di lavoro per diverse famiglie della zona.
Un patrimonio ambientale di valore inestimabile che qualche imbecille, tempo fa, aveva deciso di colpire nel suo simbolo, i famosi petroglifici risalenti al Neolitico, cercando di asportarli. I primi visitatori ufficiali delle grotte, nel 1953, furono quattro milanesi che arrivarono a Cala Gonone con una 1100. Cicerone d’eccezione il giovane Stefano Romano, il pescatore ponzese che in seguito, per anni, fu il traghettatore ufficiale dei visitatori delle grotte. Turisti che dal 1954 anno dell’apertura ufficiale delle grotte da parte della Proloco, avevano la possibilità di vedere il Bue Marino, cioè la foca monaca. Il nome pare, sia dato dalla fantasia dei pastori.
Si narra che mentre erano alla ricerca di qualche qualche capra udivano il caratteristico verso delle foche che amplificato dalla caverna nella fantasia è divenuto un muggito. Il primo scavo sistematico della grotta, ad opera del professor Giovanni Lilliu, risale al 1947. La grotta, ancora in parte da esplorare è suddivisa in due rami, nord e sud, attualmente è aperta al pubblico la zona sud, fino agli anni ’70 si visitava esclusivamente il ramo nord.
Data: Estratto da pagina:
27-11-2008 La Nuova Sardegna 9
grotte del bue marino, riaprirà il ramo nord – nino muggianu
Argomento: CNSAS – SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO Pag. 12

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