Notizia di Paolo Dori

Ieri io, franco, Valeria e Sara siamo andati a vedere dei buchi che la gente di paese vede soffiare e da cui vede uscire colonne di vapore.
Incuriosito da queste voci, ho deciso di partire e di battere la zona. La zona è uno sfacelo, ridotta cosi’ da secoli di estrazione di marmo (bardiglio, per la precisione). Scendiamo un sentiero in mezzo ad un ravaneto e vedo un buco.
Mi ci infilo, e trovo qualcosa di strano: il buco chiude, ma è ostruito non da terra e sassi, ma da una grossa cassetta per attrezzi, un trapano, un seghetto alternativo e vari ammennicoli. Tiro fuori questa roba, la guardo, prendo dalla cassetta una matita che mi serviva per segnarmi le coordinate dei buchi e la descrizione della zona, e poi ripongo il tutto nel buco e continuo l’esplorazione del territorio.
Tralascio la parte esplorativa e di disostruzione per arrivare al sodo:
Il pomeriggio, dopo essere stati guidati da una donna del paese presso quei buchi che soffiano (o meglio: aspirano) dico: guarda, ho trovato qualcosa che ti potrebbe interessare. Torniamo la dove avevo trovato quel materiale, lo tiro di nuovo fuori e glielo mostro.
Lei vede il nome del proprietario sulla cassetta e mi dice: questa roba è stata rubata, il proprietario abita a 200 metri da qui. E io dico: riportiamogliela allora!
La tizia chiama il marito che arriva dopo un po’ con la carriola, carichiamo la roba e andiamo a svegliare il tizio, che nel frattempo si stava riposando. Quando vede la roba e il sottoscritto in tuta e casco gli vengono i lucciconi.
Ho visto una persona felice, che nonostante il danno subito, era tale per essere tornata in possesso di parte della refurtiva. Non ho voluto nemmeno da bere, ero contento cosi’.
Certe volte basta poco per essere contenti, e ieri è stata veramente una bella giornata, sia dal punto di vista speleologico che umano.

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