Speleologi italiani superano passaggi allagati e scoprono nuovi prosecuzioni nelle profondità sotterranee
Durante il weekend appena trascorso, il 29, 30 settembre e 1 ottobre, si è svolta una spedizione esplorativa nel cuore dell’Inghiottitoio di Luppa, condotta dallo Speleo Club Chieti in collaborazione con il Gruppo Speleologico CAI Fabriano, l’Associazione Speleologica Genga San Vittore e il Gruppo Speleologico Marchigiano.
Grazie a un’organizzazione impeccabile e alla dedizione di tutti i partecipanti, l’operazione si è rivelata un successo.
Sin dalla settimana precedente, è stata pianificata e attuata una meticolosa logistica per il trasporto dei materiali necessari attraverso il sifone “Dolci”.
Nella mattinata di sabato, una squadra di speleologi ha iniziato il trasporto dei materiali, portando con sé ben 16 sacchi fino al sifone.
Poco dopo, una seconda squadra, composta da 13 coraggiosi esploratori, ha superato con successo l’ostacolo d’acqua.
Grazie all’enorme sforzo congiunto di tutti i partecipanti, tra cui lo speleo-sub Alejandro Crocetti, che ha trasportato il materiale da una parte all’altra, l’attraversamento del sifone è stato completato senza intoppi.
Una volta superato il sifone, le squadre si sono divise in diversi gruppi, ognuno con un obiettivo specifico.
L’area dei “Teramani” è stata completamente esplorata e scandagliata, rivelando una possibile prosecuzione e una interessante circolazione d’aria.
Sono state effettuate varie risalite e si è proceduto a riarmare e ridiscendere il Pozzo Pasquini (P45), scoperto per la prima volta nel 1954.
È stata valutata la possibilità di effettuare un’immersione speleo-subacquea in quel punto, che diventerà uno dei prossimi obiettivi.
Un’impresa eccezionale è stata compiuta da Alejandro, lo speleo-sub, che si è immerso nel ramo attivo raggiungendo una profondità di ben 38 metri.
Ha scoperto il fondo del sifone e ha rilevato che la connessione con il resto della parte attiva è costituita da una fessura che attraversa l’intera profondità del sifone, anche se di dimensioni impraticabili.
Verso le 21, è stata presa la decisione di iniziare il ritorno.
Attraversare nuovamente il sifone avrebbe richiesto molto tempo, e c’era ancora da affrontare una faticosa operazione di trasporto dei materiali all’esterno, seguita dalla rimozione delle attrezzature il giorno successivo, compiuta da una squadra appositamente dedicata.
Alle 3 del mattino erano tutti fuori.