Giornale di Vicenza di Lunedì 3 Febbraio 2003
Ore di angoscia per un giovane di Marano che con tre compagni stava pulendo
una nuova strada sotterranea sull’Altopiano in Val Chiama
Speleologo intossicato a cinquanta metri
Aveva perso i sensi: estratto dopo 5 ore e portato all’ospedale. È fuori
pericolo
Lusiana. (c.c.)
È rimasto intossicato mentre con alcuni compagni d’avventura stava lavorando
a una profondità di quasi 50 metri, nelle viscere della terra, temperatura esterna 14 gradi sottozero, per attrezzare una nuova via per gli appassionati di speleologia.
Si sono vissuto momenti di apprensione ieri pomeriggio in località Val Chiama,
al confine tra i comuni di Lusiana e Asiago, a causa di una intossicazione
non grave, ma che è diventata problematica poichè avvenuta in un punto da
cui era complesso estrarre il ferito senza l’utilizzo di un supporto tecnico.
Matteo Scapin, 30 anni, esperto speleologo di Marano, componente del gruppo
di Malo del Cai, è uscito dal sottosuolo verso le 22 ieri.
Il giovane è stato accompagnato al pronto soccorso di Asiago dov’è stato
seguito dal medico Antonio Puglisi. Matteo era cosciente e non dava particolari
problemi.
La ricostruzione dell’incidente, come hanno spiegato Paolo Verico e Antonino
Bileddo – quest’ultimo è il delegato regionale che ha coordinato la macchina
del Soccorso Speleologico composta da una quarantina di persone provenienti
da Veneto e Trentino, è abbastanza lineare.
Matteo Scapin con altri tre compagni dell’Alto Vicentino è entrato nella
grotta di Val Chiama, non molto distante da contrada Sasso, nella tarda
mattinata.
Gli speleo avevano portato con sè anche un generatore per alimentare un
piccolo trapano con il quale smussare i passaggi più critici. «La caratteristica
del percorso – spiegava ieri sera Verico, addetto stampa del Cnsas (Corpo
nazionale soccorso alpino e speleologico) – è quella di essere molto stretto».
Evidentemente Scapin lavorando con il trapano alimentato dal piccolo motore
a scoppio, ha bruciato l’ossigeno in un tratto angusto e, quasi all’improvviso,
ha perso i sensi.
«Non mi sento molto bene», ha fatto appena in tempo a dire ai compagni che
dopo essersi consultati hanno deciso di adottare le ferree procedure di
soccorso. Se applicate con sistematicità, come fa in genere chi ama le profondità
della terra, riducono al minimo i rischi. Difatti anzichè provare loro a
trasportare all?esterno Scapin, nonostante le sue condizioni non si mostrassero
preoccupanti, uno di loro è risalito e con telefonino ha dato l?allarme.
«Ci siamo messi in contatto con le squadre di volontari – ha detto Bileddo
– di Vicenza e Verona, una ventina di uomini, mettendone in preallarme altrettanti, compresi quelli del Trentino».
Contemporaneamente al soccorso speleologico è stato informato il 118 e i
carabinieri. Se è vero che intorno alle 19 pareva che non fosse necessario
l’ambulanza di Asiago, a scanso di equivoci più tardi è stata fatta intrevenire
e si è deciso di soccorrere con l’ossigeno Scapin quando era ancora nella
grotta.
Tra coloro che si sono prodigati c’erano il caposquadra Stefano Costalunga
e Stefano Panizzon, che hanno poi raggiunto Scapin all’ospedale di Asiago
per sincerarsi delle sue condizioni.
«Si tratta di una lieve intossicazione», hanno informato i sanitari intorno
a mezzanotte, rasserenando gli animi di quanti avevano preso parte al salvataggio.
Durante le fasi più ostiche sono stati utilizzati un paranco e delle corde
con i quali Scapin è stato estratto dalle viscere.
«Sto bene, non ci sono problemi», ha riferito il ragazzo di Marano mentre
i sanitari di Asiago lo sottoponevano agli accertamenti strumentali.