Ministeri e politici urlano all’invasione dell’identità italiana, ma il Club alpino italiano (Cai) tenta di arginare la faida sull’installazione di nuove croci sulle vette.
“Ogni volta che vado in montagna e trovo una croce penso: Anche qui non sono libero di pensare con la mia testa, anche qui devono ricordarmi che decidono sul mio fine vita, sul mio aborto, sulla mia fecondazione assistita“ – Andrea Scatolini – questa è la posizione di Scintilena
L’installazione di nuove croci sulle vette di montagna ha scatenato la polemica della destra italiana.
Mentre la ministra del Turismo Daniela Santanché e il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si sono indignati per l’annuncio del CAI di opporsi a nuove installazioni di croci sulle vette, il Cai ha cercato di chiarire la sua posizione.
Lo Scarpone, il portale del CAI, ha pubblicato un articolo che sottolinea la volontà di lasciare integre le croci esistenti, ma di evitare l’installazione di nuovi simboli sulle montagne.
Tuttavia, il Cai ha poi fatto un maldestro dietrofront, probabilmente per il forcing della politica.
Il presidente generale del club, Antonio Montani, ha smentito quanto pubblicato sul portale e ha espresso le sue scuse alla ministra del Turismo per l’equivoco generato dagli articoli apparsi sulla stampa.
Nonostante la faida sulla presenza e sull’installazione di croci di vetta sulle montagne italiane, il Cai continua a occuparsi delle croci esistenti e della loro manutenzione.
La posizione ufficiale del club è quella di valutare con attenzione l’installazione di nuove croci, per evitare il proliferarsi di simboli sulle cime, simboli di qualsiasi tipo.
La polemica sembra essere stata alimentata da politici pronti a urlare all’invasione dell’identità italiana, mentre il Cai cerca di arginare la questione in modo ragionevole.