Hanno fatto da padroni esplorazioni e tracciamenti; Gli insegnamenti, il pensiero e il ricordo di Giovanni Badino sono stati il fil rouge delle trattazioni, fino alle conclusioni finali.


Eco di Melodia: parlano le Grotte
Si è chiuso ad Ormea il XXIII Congresso Nazionale di Speleologia

Vale la pena di fare un excursus sui contenuti e un resoconto dei risultati del Congresso di Ormea, che la pandemia nel 2020 aveva traslato a data da destinarsi, e che finalmente ha potuto svolgersi, dal 2 al 5 giugno 2023.
Due anni di attesa non hanno smorzato gli animi: le maglie verdi degli organizzatori hanno accompagnato uno svolgimento intenso dei lavori, che hanno visto un’ampia partecipazione di pubblico.
Attivisti di un’attività indoor (e outdoor) molto particolare, versatili come sempre, gli speleologi hanno tenuto banco.
Gli insegnamenti, il pensiero e il ricordo di Giovanni Badino sono stati il fil rouge delle trattazioni, fino alle conclusioni finali.
Si sono susseguite e sovrapposte tavole rotonde e sessioni scientifiche.
Hanno fatto da padroni esplorazioni e tracciamenti, studi sullo sviluppo dei sistemi di rilevamento, tra meteorologia, temperature, pressione, volumi e moto ondoso, archeologia e tutela del patrimonio ipogeo, microbiologia, biospeleologia, sviluppo del rilievo in tutte le sue forme, fotogrammetria, modellazione 3D, Lidar e utilizzo dei droni, circolazione dell’acqua, studi geologici, idrogeologici e carsici, con resoconti di monitoraggi pluriennali ad alto livello. E fotografia, immagini che riproducono più quello che si sente che quello che si vede.
Una grande dovizia di foto, video, tabelle, nozioni ed entusiasmo hanno consentito di percorrere grandi sistemi carsici, che aumentano e si rincorrono in lunghezze sempre più entusiasmanti, dalla Carcaraia a Borello al Corchia al Sebino al Grignone ed alle Prealpi Venete, sperando di non scordarne troppe.
Le cavità artificiali hanno regalato conoscenza ed immagini, tra l’altro ma non solo, di impianti acquiferi storici, dalla Liguria alla Sicilia, di complessi estrattivi, di trasformazioni antropiche di grotte e di sistemi avanzati di rilievo di siti archeologici.
Un tuffo nelle grotte marine del Monte di Portofino ha portato l’attenzione un mondo non molto noto, ancora riferito al sistema di rilevamento legato alle armie, triangolazioni case/zone di pesca: il confronto ha aperto il dialogo con il catasto speleologico, con finalità di di una più ampia visione, anche dai “non addetti ai lavori”, e quindi di conoscenza e maggior tutela.
Ovunque è emersa l’attenzione all’ambiente: si divulga per conoscere, si conosce per tutelare: quindi non solo studi paleoclimatici, resoconti (mai sterili) sulla riduzione di depositi di neve e di ghiaccio, punti di vista sull’habitat fragile delle grotte e dei ghiacciai, ma anche ABC della frequentazione.
Fino alla tavola rotonda specificatamente dedicata ad ambiente, parchi, siti protetti e speleologia, etica, che non ha avuto timore di proporre limiti di frequentazione alle cavità, anche turistiche, per una gestione sostenibile e un minor consumo del suolo ipogeo. Le grotte sono di per sé siti protetti, parlano la lingua di Rete Natura 2000.
La garanzia di conservazione e sopravvivenza del territorio che amiamo è legata alle specifiche interazioni.
E gli speleologi fanno ormai parte dell’ecosistema e si sono dimostrati in grado, oltre che di esplorare e fare scienza e ricerca, di incontrare pubblico e istituzioni: l’incontro crea dialogo, la costanza del dialogo tra istituzioni, associazioni, tra cui SSI e CAI, costruisce e mantiene la fiducia reciproca.
E non c’è sviluppo sostenibile, neanche nella speleologia, se non si coltivano valori comuni: anche le grotte si emozionano, agiscono e soffrono. Conoscerle e farle conoscere costruisce e rafforza gli strumenti di difesa.
Il territorio ha regalato esplorazioni nelle grotte vicine: l’Orso di Ponte di Nava, le Vene, la Donna Selvaggia, il Grai (come non ricordare le esplorazioni di Paolini e di Rando, quando gli speleologi arrivavano con il treno per Ormea?) e panorami entusiasmanti su Marguareis e Mongioie.
Abbiamo avuto modo di ascoltare divulgatori e formatori di spessore, speleologi competenti ed appassionati, archeologi e scienziati appassionati: la speleologia spiegata anche ai tecnici del settore, ma anche ai comuni mortali:.
La melodia delle grotte è risuonata ancora, con la giusta visibilità.

Autore: Marina Abisso
Speleo Club Ribaldone
Commissione Cai TAM LPV
5/6/2023

Foto 1 grotta Donna Selvaggia
Foto 2 tavola rotonda all’aperto Parchi aree protette e speleologia
Foto 3 Casa del Marchese ad Ormea
Foto 4 fauna ipogea alla grotta dell’Orso di Ponte di Nava

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