40 speleologi da sette Paesi hanno esplorato un chilometro e mezzo di gallerie ricche di aragoniti, fino al nuovo fondo a -614, la cronaca di Andrea Benassi

Sternes 2022

Si è conclusa da pochi giorni l’ultima spedizione internazionale sulle montagne dell’isola di Creta.

Dal 31 di agosto al 12 di settembre, sotto il coordinamento del gruppo speleologico SPOK di Creta, oltre quaranta speleologi di sette nazionalità differenti, si sono alternati per continuare l’esplorazione e la documentazione di questo settore del massiccio del Lefka Ori: La montagna bianca.

Questo grande massiccio calcareo, con una superfice di circa 1000 chilometri quadrati ed un altezza che supera I 2400 metri, si presenta come una delle principali zone carsiche della Grecia.

Oltre mille le cavità attualmente conosciute, tra cui le uniche due che superano la fatidica profondità di mille metri.

Un contesto carsico che già ad una prima occhiata si presenta affascinate: Morfologie quasi lunari, connotate da enormi cime coniche e profonde valli, si susseguono fino all’orizzonte in un paesaggio privo di ogni vegetazione.

Un paesaggio dove ogni cosa parla di un antichissimo reticolo fluviocarsico evolutosi già dal miocene.

Un carsismo antico che si muove tra calcari bianchi e grandi bancate di dolomie nere il tutto avvolto da un mare di detriti e morene creati dalla gelifrazione.

In questo contesto la grotta di Sternes con il suo ingresso a circa 2090 metri slm. è stata oggetto negli ultimi anni di molte spedizioni, per cercare di superare una stretta zona di meandro ventoso intorno a -420.

Il superamento di questo ostacolo alcuni anni fa, ha permesso di raggiungere un fondo a -595 metri di profondità, ma cosa più importante ha permesso di intercettare un importante livello di gallerie freatiche, che si stacca dalla parte verticale intorno a quota -520.

Le ultime esplorazioni realizzate nel 2020, si erano fermate proprio nella prima parte di queste grandi gallerie, caratterizzate dalla presenza di estese formazioni aragonitiche.

Proprio su queste gallerie si sono quindi concentrate le esplorazioni di quest’anno.

I risultati non si sono fatti attendere: Il piano di gallerie esplorate si presenta percorso da una forte corrente d’aria, è stato infatti esplorato per oltre 1,5 chilometri, raggiungengo un nuovo fondo a quota -614 e fermandosi su molti punti interrogativi per mancanza di tempo.

Morfologicamente, la struttura appare parte di un antichissimo reticolo freatico, con condotte circolari che raggiungono anche i dieci metri di diametro e che creano grandi loop e maglie in un susseguirsi di saliscendi e antichi sifoni.

Su tutto dominano abbondantissime le aragoniti ed i frostwork con dimensioni che raggiungono il mezzo metro di lunghezza.

Un concrezionamento direttamente legato al livello dolomitico sotto cui si sviluppa il reticolo e allo stesso tempo collegato alla forte corrente d’aria presente, che favorisce l’evaporazione.

Insieme alle aragoniti, si presenta abbondantissimo il moonmilk probabilmente di idromagnesite, che a tratti ricopre completamente il pavimenti di grandi fiocchi bianchi.

Un paesaggio fiabesco e delicatissimo, la cui salvaguardia ha creato non pochi problemi durante l’esplorazione, rendendo necessario segnare i passaggi ed il percorso per ridurre al minimo l’impatto.

La grotta di Sternes appare oggi nel panorama del carsismo del Lefka Ori un fenomeno di primo piano e unico, tanto dal punto di vista della ricchezza di speleotemi e depositi interni, quanto relativamente alle potenzialità esplorative. Un fenomeno capace di raccontare molto sui processi evolutivi che hanno coinvolto il massiccio negli ultimi milioni di anni. Ovviamente è già in programma una nuova spedizione per il prossimo anno.

Andrea Benassi

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