Un’altra “perla” dal Trentino  
La diffusa ignoranza della legge, la mancanza di sensibilità per l’ambiente e l’impeto “valorizzatore” che, a beneficio dello sci su pista, sacrifica ambiente e risorse naturali ha prodotto in Trentino un’altra “perla”. Leggete sul quotidiano l’Adige di mercoledì 7 luglio a p. 31 (www.ladige.it) l’articolo relativo alla chiusura (completa!!!) del Bus del Giaz, storica grotta della Paganella, iscritta nel Catasto speleologico VT Trentino Alto Adige con il nr.187, studiata sin dagli anni trenta (il primo articolo pubblicato con foto e rilievo è del 1932). Per sistemare le piste da sci della Paganella la Provincia autonoma di Trento ha pensato bene di chiudere con massi e detriti la grotta, perché pericolosa (!) e in prossimità delle piste, fregandosene ampiamente della legislazione vigente (LP 31 ottobre 1983, n.37) che tutela il patrimonio carsico provinciale. Addirittura il dirigente provinciale intervistato dichiara che la grotta non è tutelata mostrando di non sapere che TUTTE le grotte sono tutelate secondo la legge citata; dice inoltre che non risulta censita: falso! Perchè come detto è nel Catasto VT. Di fronte all’arroganza cadono le braccia, sempre più la bile mi sale, capisco che il clima ormai è quello del condonismo, del faccio quel c… che voglio tanto nessuno paga per gli errori dell’amministrazione ecc. Invito tutti a mandare lettere di protesta contro l’ennesimo attacco al patrimonio carsico (magare intitolate tutte: “Salvate il Bus del Giaz”) indirizzate al direttore del quotidiano l’Adige (p.ghezzi@ladige.it ) che, anche in passato, ha sempre dimostrato grande disponibilità e attenzione per questi temi.
I gruppi grotte trentini nel frattempo stanno vagliando l’opportunità di procedere con una denuncia assieme ad altre associazioni ambientaliste.
Notizia di  Riccardo Decarli
Curatore Catasto speleologico VT Trentino Alto Adige
P.S.: come se non bastasse al momento è stato proibito a chiunque di percorrere a piedi l’area interessata perché pericolosa, hanno messo pure un divieto di pascolo! Naturalmente si tratta del tentativo di nascondere ciò che è stato fatto ed impedire di fare una documentazione fotografica. I commenti li lascio a voi.

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