Riporto l’articolo apparso ieri sul “Giornale dell’Umbria”, segnalato da Luca Girelli; considerate che era un giornale locale destinato al solito vasto pubblico, quindi molto “abbellito e rutilante”

Gli speleologi tifernati scoprono una grotta a trecento metri di profondità

Nelle viscere del Monte Catria

Avventura straordinaria, manca però l’attenzione delle istituzioni

A trecentometri di profondità, dove si
respira l’aria mozzafiato della scoperta delle meraviglie della natura. Gli speleologi della sezione di Città di Castello sono stati protagonisti di un’altra impresa, che li ha portati dritti dritti nel cuore del Monte Catria, nelle recondite profondità che sembrano accessibili solo all’acqua ed al vento. Elementi nei quali si sono quasi trasfigurati gli esploratori tifernati, spinti in cunicoli strettissimi e difficili dalla grande passione per gli spettacoli che celano le cavità terrestri. I loro occhi hacosì visto per la prima volta una grotta tra le più profonde dell’Appennino Umbro-Marchigiano. La scoperta è stata fatta nell’ambito delle esplorazioni delle vie dell’acqua, portate avanti negli ultimi anni insieme agli speleologi marchigiani nelle viscere del Monte Catria. La rivisitazione di due piccole cavità verticali già note situate a 1.200 metri sul livello del mare, nella proprietà del Consorzio dei Possidenti di Isola Fossara, ha dischiuso un passaggio mai percorso. Gli speleologi della sezione di Città di Castello sono penetrati nel cuore della montagna, avendo sopra la testa 500 metri di calcaree inesplorato del Monte Catria e 800 metri sotto il Torrente Sentino, lo stesso che ha scavato la Gola di Frasassi. Con il supporto della cooperativa Diantene di Costacciaro, gli esploratori hanno raggiunto i meno trecento. L’obbiettivo adesso è spingersi ancora più a fondo, dentro il Monte Catria, come nella considerazione delle amministrazioni locali e regionali. Dietro certe esperienze infatti non c’e’ solamente la passione per la speleologia, ma anche l’amore per il patrimonio unico degli ambienti carsici. L’amore che genera competenze e consapevolezza che non possono essere ignorati (come è accaduto per la Grotta del Monte Cucco) quando le istituzioni intervengono, pur con l’obbiettivo di salvaguardare queste ricchezze. Ecco perchè gli speleologi tifernati rinnovano l’esigenza di un confronto per la predisposizione di piani di tutela e valorizzazione. L’auspicio è che nell’Anno Internazionale delle Acque Dolci la Regione dell’Umbria voglia dare voce a chi le montagne e le acque le conosce bene.
Articolo firmato (M.B.)

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