Notizia di Andrea Maconi
Il 26 Dicembre Alessandro Rinaldi (Alex) ed io saliamo verso W Le Donne. Al momento al campo siamo solo noi, mentre dovrebbero raggiungerci alcuni giorni dopo Conan e Simona, che però poi hanno avuto problemi e sono dovuti uscire a metà grotta.
Iniziamo la lunga camminata per il raggiungimento dell’ingresso e poco dopo esserci avviati lungo il sentiero, sentiamo un tonfo davanti a noi. Al momento pensiamo ad una piccola slavina, anche se la cosa pare alquanto strana perchè la neve è bella ghiacciata (seppure il bollettino riporti rischio valanghe 4). Dopo poco ci accorgiamo che in realtà non c’è stata alcuna valanga, ma semplicemente un escursionista è scivolato giù dal sentiero nel canalone sottostante. Ci accertiamo che stia bene e aspettiamo che risalga… Ha fatto una bella scivolata di una cinquantina di metri, ma a parte le mutande piene di cacca, non s’è fatto per fortuna nulla. Continuiamo la salita. Pausa pranzo al Bogani e poi si riparte. Dal Bogani in su la neve non è battuta, ma per fortuna porta abbastanza bene e ci fa penare solo nell’ultimo pendio. Comunque cogli zaini pesanti è massacrante: 6 ore di cammino e 1000 m di dislivello lasciano il segno… ma alla fine siamo davanti all’ingresso di W Le Donne. Ci stracarichiamo con trapano, 4 batterie, cibo, vestiti etc. e scendiamo diretti al campo base di -900m per una bella dormita.
Il giorno dopo si parte per il fondo di W Le Donne, ci si mette la stagna a Puciowskj e si prosegue avanti senza sosta nell’acqua. A metà del pozzo di 35m a -1120m decidiamo di lasciare perdere la discesa: troppo rischioso. La grotta è in piena e l’acqua è davvero tanta e c’è il rischio di nebulizzazione. Il pozzo fa davvero paura. La sfiga è dalla nostra parte…si organizza il campo interno invernale per beccare la secca e piove fino a 2400m di altezza, cosa davvero insolita per il periodo…
Un po’ scocciati ci dirigiamo nei freatici di -1100m, percorriamo i cunicoli nel fango e superiamo il sifone fatto da Guidotti e Faverjon. Dato che è seccante passare il sifone col cappuccio decidiamo di perdere una mezzoretta tentando di svuotare “a braccia” il sifone… Riusciamo ad abbassarlo di circa 10 cm, in compenso allaghiamo tutto il cunicolo seguente, che dunque diventa ancora più schifoso di quanto lo sia normalmente. Dopo una cinquantina di metri sguazzando nella palta raggiungiamo le grosse gallerie freatiche. Andiamo subito verso valle, percorriamo le gallerie e arriviamo purtroppo al sifone che aveva fermato anche Gianni e Marc… Purtroppo non si passa e il sifone sembra anche bello profondo, seppure è evidente che è pensile. Torniamo indietro rilevando. A metà strada incrociamo un camino e Alex mette un fix e lo risale, ma sopra purtroppo c’è un altro camino che andrebbe risalito anche questo. Ormai siamo da 15 ore colla muta, a diverse ore di distanza dal campo base, quindi decidiamo di tornare a riposarci. Il ritorno è tranquillo perchè abbandoniamo la gran parte del materiale nelle gallerie per il giorno successivo.
Una bella dormita e via ci si rialza, si rimettono le calze e la tuta bagnata e si torna a Puciowskj, ci si rimette la stagna e ci si rituffa nell’acqua. Questa volta iniziamo anche il rilievo dei cunicoli di -1100m sino al sifone, poi fa troppo freddo (il ramo è percorso da un fortissimo vento) e interrompiamo. Recuperiamo il materiale e si torna “finalmente” ai consueti sacchi da 15 kg… Ora decidiamo di rivedere le gallerie a destra. Proseguiamo diritti per circa 150m sino a che la galleria diviene sempre più stretta. Alla fine scompaiono le impronte e siamo in esplorazione…peccato che l’ambiente è largo una spanna. Tolgo l’imbrago, passo un masso instabile e vado avanti alcuni metri in una fessura immonda dove si affonda nel fango liquido sino ad arrivare ad un punto impercorribile. Sopra c’è un piccolo ambiente irraggiungibile, protetto da alcuni massi di frana, ma dato che sono sotto, mi risulta impossibile smuoverli senza essere sotterrato. L’aria è forte, ma non si passa, nè appare ragionevole una disostruzione soprattutto visto il luogo.
Andiamo a rivedere l’altro ramo che era fermo su un saltino. Scendiamo il pozzetto e vi è una strettoia. Scaviamo a testa in giù per un’oretta, poi provo a passare. Unico risultato è che Alex deve tirarmi per i piedi per farmi uscire. Ci ritento, ma senza esito. D’altronde colla stagna addosso i movimenti sono tutti un po’ più impediti. Nella strettoia si sente un rumore e da allora mi rimarrà sempre il dubbio se il rumore era dovuto alla corrente d’aria o ad un lontano torrente….
Molto delusi torniamo indietro rilevando e constatando che le uniche possibilità di prosecuzioni degne di nota sono la strettoia e il sifone pensile, che però chissà quando si aprirà. Questa volta il ritorno al campo base non è più leggero perchè abbiamo un bel po’ di materiale e il Ramo del Cobra non perdona…. Giungiamo al campo belli zuppi e ci buttiamo nei sacchi a pelo per tentare di asciugarci. Il giorno dopo ci si alza e si decide di rivedere alcune cose in sospeso vicino al campo base. In particolare a 15m dal campo avevo individuato un condottino che pareva proseguire. Lo raggiungiamo ed esploriamo alcuni stretti passaggi, fino a sbucare nel vicino ramo Belfangor… Diamo poi un’occhiata a un’altra breve galleria in zona e constatiamo che necessita di disostruzione (la faremo alcune ore dopo). Intanto torniamo nella zona della giunzione con Kinder e rileviamo un breve ramo laterale, poi Alex effettua una risalita nei pressi del campo base, che seppur sembrasse banale, invece si rivela essere più complessa del previsto, e non porta ad alcun risultato. Infine disostruiamo il passaggio in fondo alla galleria vista prima, riuscendo ad aprire solo un ridicolo varco che mi fa penare alquanto per superarlo e tornare indietro. Dall’altra parte c’è solo un piccolo pozzetto con una cascatella e niente di più.
Un’altra bella dormita e si esce come al solito stracarichi. Verso le 8.30 dell’1 Gennaio rivediamo la luce del sole, anzi no perchè nevica…però almeno siamo lontani dall’umidità assassina che ci ha accompagnato per 7 giorni… Un’altra massacrante camminata in discesa piegati sotto gli zaini assassini e finalmente raggiungiamo le macchine.
I risultati purtroppo sono stati ben più modesti delle aspettative, che speravano di approfondire ancora questo abisso verso il collettore della Grigna. Anche il numero di partecipanti (due…) è stato sicuramente non adeguato ad un campo di 7 giorni…anche perchè se fossimo stati di più, ci potevamo dividerci le attività meglio (foto, armo, disarmo, rilievo, disostruzione etc…) e sprecare meno energia nel faticoso trasporto dei materiali sia nel lungo avvicinamento esterno che all’interno della grotta.
Comunque la revisione delle zone di fondo ci ha fatto comprendere meglio la struttura della grotta e ci ha permesso di effettuare il rilievo di 770m di grotta che non erano mai stati rilevati, constatando anche che le gallerie freatiche raggiungono profondità oltre i -1150m.
Sicuramente le condotte di -1100m rappresentano un punto importante della grotta e occorrerebbe visitarle durante un periodo ben più secco per capire se il sifone finale pensile si abbassa di livello o meno perchè è logico che la grotta prosegua dall’altra parte. Quest’estate tenteremo invece di rivedere il fondo e capire se valga la pena insistere su quei rami o concentrare meglio gli sforzi sulle zone del campo base, che appaiono labirintiche e percorse anch’esse da violente circolazioni d’aria.

Giro alcuni link sul materiale audiovisivo prodotto…
Video:
l’avvicinamento http://www.youtube.com/watch?v=bCgJQgzS7WM
il pozzo da 13m a -1100m http://www.youtube.com/watch?v=v8A3v9sLBcw
il pozzo da 35m a -1120m http://www.youtube.com/watch?v=VVixAW1hNG8
Foto: http://cid-10a585b962dd8596.skydrive.live.com/browse.aspx/campo%20interno%20a%20W%20Le%20Donne?ct=photos

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