L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) rassicura sul rischio eruttivo nei Campi Flegrei e chiarisce l’importanza di dati scientifici nella comunicazione.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha recentemente fatto chiarezza sul rischio eruttivo e la pericolosità dei Campi Flegrei, la più grande caldera urbanizzata attiva nel cuore del continente europeo. A partire dal 2005, la caldera è interessata da un fenomeno bradisismico che causa il sollevamento del suolo, terremoti ed emissioni fumaroliche. Tuttavia, i dati forniti dal sistema di monitoraggio multiparametrico continuo al momento non mostrano evidenze dell’imminenza di una eruzione vulcanica, tantomeno di grandi proporzioni.
L’INGV sottolinea l’importanza di azioni di mitigazione del rischio vulcanico basate sulla condivisione di informazioni corrette sullo stato del vulcano. Questa condivisione può avvenire in molteplici forme, quali la pubblicazione di dati e di bollettini sui siti web istituzionali, incontri scolastici, incontri con la popolazione esposta al rischio, seminari, conferenze e corsi di formazione ai giornalisti. L’ampio spettro di queste attività è continuamente praticato dall’Istituto, come dimostra l’ultimo incontro con la popolazione flegrea lo scorso 11 aprile.
Tuttavia, alcuni articoli di stampa hanno recentemente rilanciato un documentario della TV svizzera sui catastrofici effetti di una futura eruzione ai Campi Flegrei. L’INGV sottolinea che si tratta di un’informazione non basata su dati, che ignora completamente tutte le importanti attività scientifiche e di pianificazione che hanno visto, e ancora vedono, scienziati e Protezione Civile lavorare fianco a fianco per gestire al meglio delle conoscenze la pericolosità vulcanica e il relativo rischio di una delle aree più antropizzate al mondo.
Sviluppare un racconto che mette insieme quanto avvenuto nelle due più devastanti eruzioni che hanno sconvolto i Campi Flegrei (Ignimbrite Campana, avvenuta circa 40.000 anni fa, e Tufo giallo Napoletano, avvenuto circa 15.000 anni fa) con quanto sta avvenendo in questa fase bradisismica è solo un esercizio di sfoggio di grandi effetti speciali per chi realizza documentari, e una cancellazione di anni e anni di condivisione di dati e informazioni da parte di chi ne scrive enfatizzando l’allarmismo.
La storia eruttiva e i dati attuali registrati ai Campi Flegrei raccontano altro. Nessuna delle 70 eruzioni avvenute nell’area negli ultimi 15.000 anni, dopo il collasso calderico del Tufo Giallo Napoletano, si avvicina neanche lontanamente allo scenario rappresentato nel documentario e pubblicato su alcune testate giornalistiche, ignorando informazioni ben note e continuamente consultabili sul sito dell’INGV.
La pericolosità dei Campi Flegrei (come quella di tutti i vulcani attivi) è basata sullo studio della storia eruttiva, sui dati sperimentali che man mano si acquisiscono, sui dati del monitoraggio (sempre più implementato) e sulle simulazioni che forniscono preziosissimi dati di processi avvenuti nel passato di cui altrimenti non avremmo conoscenza. A partire dal 2012, gli studi sulla pericolosità sono stati utilizzati per definire gli scenari di accadimento eruttivo più probabili nell’area.
La probabilità che la prossima eruzione sia del tipo Ignimbrite Campana/Tufo Giallo Napoletano è bassissima. Inoltre, perché si verifichino queste eruzioni di grandissima scala è necessario che una enorme quantità di magma entri nel sistema. Questo genererebbe dei segnali macroscopici che non sfuggirebbero né al sistema di monitoraggio, ma neanche a chi vive nell’area.
Le informazioni fornite dai media su argomenti così rilevanti per la vita quotidiana delle persone devono essere contestualizzate e supportate da dati sperimentali e dalle relative incertezze. Il resto sono opinioni, anche se dette da stimati colleghi stranieri, restano opinioni. I dati, al momento, dicono altro. Il sistema di monitoraggio, quello di sorveglianza e la pianificazione in emergenza non si costruiscono sulle opinioni.
Carlo Doglioni (Presidente INGV), Francesca Bianco (Direttrice Dipartimento Vulcani INGV) e Mauro A. Di Vito (Direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV) ribadiscono l’importanza di un’informazione corretta e condivisa per la gestione del rischio vulcanico.