Un aspetto piuttosto inquietante per la salute umana è la presenza nell’ambiente di batteri resistenti agli antibiotici. Nei batteri sono noti diversi meccanismi molecolari in grado di annullare l’effetto degli antibiotici, e questi meccanismi sono in ultima analisi inscritti nel DNA.

Alcuni di questi batteri – per fortuna non pericolosi per l’uomo – vennero scoperti qualche anno fa nelle profondità della grotta Lechuguilla, ovvero in un ecosistema isolato dalla superficie da almeno 4 milioni di anni.

Ora, A.C. Pawloswski e colleghi del Dipartimento di Biochimica e Scienze Biomediche dell’Università McMaster (Ontario, Canada) e del Dipartimento di Biologia dell’Università di Akron (Ohio, USA), riportano la scoperta che una delle specie di batteri isolate da Lechuguilla – il Paenibacillus sp. LC231 – contiene sequenze geniche in grado di conferire al batterio la resistenza a 26 diversi antibiotici (su 40 usati nelle sperimentazioni). La cosa sorprendente è che tra queste ve ne sono alcune che regolano tre meccanismi di resistenza del tutto nuovi.

Come concludono gli autori della ricerca, la resistenza agli antibiotici è legata a sequenze di DNA che evidentemente sono state conservate nel corso dell’evoluzione in batteri non patogeni. Un abuso degli antibiotici e la loro dispersione nell’ambiente (si pensi ad esempio all’uso degli antibiotici in zootecnia) potrebbe mobilizzare queste sequenze facilitando il loro trasferimento a batteri patogeni, con ovvie ripercussioni sulla salute umana.

La ricerca è stata pubblicata qualche giorno fa sull’autorevole rivista Nature Communications (disponibile qui) e dimostra ancora una volta, tra l’altro, che le grotte sono vere e proprie miniere di informazioni di grande valore scientifico.

Di

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *