di Felpe
Sento Luigi (Russo) gridare:
“E’ una figata, la galleria è enorme, e c’è il Nautilus, quello di capitano Nemo!”
La mia storia con Gofredo (Monte Sumbra, Apuane) è iniziata da poco più di un paio d’anni. Scrivo di questo non perché è una mia esplorazione ma perché alcuni degli artefici (Nebbia di Reggio Emilia e Grillandi di Faenza) me lo hanno chiesto esplicitamente.
L’incrollabile fiducia emiliana-romagnola, dopo averli portati più giù, sempre più giù, fino alla profondità di oltre 900 metri, li ha spinti a risalire per svariate centinaia di metri alcuni rami laterali sino a “costruire” con fiducia e doviziosa meticolosità l’undicesimo -1000 italiano (vedi articolo di uno degli ultimi numeri di speleologia).
La mia storia si è incrociata con quella della grotta poco più di due anni fa quando sono stato invitato per la prima volta in quell’ex frigorifero. Alcuni giretti e piccole esplorazioni, soltanto. Fino a due-tre mesi fa, quando Grillandi mi chiamò:
“Una figata, Felpe. Nebbia risalendo ha trovato un arrivo che si getta in una nuova serie di pozzi, tutti da scendere!”. Lo stesso Roberto Corsi di Ferrara (un altro padre di quell’undicesimo -1000 italiano nonché compagno e amico di tante esplorazioni in Cansiglio) mi scrisse: “l’acqua è ancora su uno strato non proprio permeabilissimo: indovina cosa farà quando incontrerà i marmi?”.
La mia risposta fu: “li buca?”
A Giugno si scende. Da + 60 si arriva a -150. Ci si ferma su un laminatoio.
Molti di noi lo danno per chiuso. Ma non nebbia, che torna e trova il passaggio.
In frana, tra gli scisti, quelli che si sgretolano sotto i piedi e che cadono dal soffitto quando ci passi sopra. Una serie di pozzi li porta a circa 300 metri di profondità su un nuovo baratro.
Gli scisti sembrano cadere dal soffitto e sembra che si possano staccare anche dal solo peso di una goccia d’acqua. L’ultimo pozzo sceso è assurdo. Questi scisti sembrano televisori, frigoriferi, comete che quando cadono e toccano terra emettono scintille.
Quando li abbiamo visti con i nostri occhi ci è subito venuto da pensare ad un cielo stellato, ma alla rovescia.
Poi la punta di sabato e domenica scorsa. Multietnica, così come lo è stata l’esplorazione dell’intera grotta e delle più maggiori esplorazioni degli ultimi anni (Piani Eterni, Cansiglio, Grigna, Timavo, ecc…).
P80. Finalmente non più scisti, solo marmi grigi ma, sul fondo, la frana. Luigi intravede il passaggio. Va avanti. e poi torna.
“Il nautilus”, dice, “ho visto il nautilus”
Le pieghe della montagna si sono beffati di noi e ci hanno fatto ricadere sugli strati pericolosi dei soliti scisti. Ma la sorpresa è grande quando entriamo in quella galleria di 10 metri di larghezza e circa 15 di altezza. Un sommergibile è in bilico sopra un approfondimento della galleria. Non è altro che un monolite di scisto lungo 15 metri, di 1 metro di larghezza, impressionante. La vorace acqua che mangia i marmi ci ha lasciato incolume questo pezzo di preistoria, per poterlo ammirare. Non avevamo mai visto nulla di simile.
Dopo essersi approfonditi ancora di un centinaio di metri finalmente attraversiamo gli scisti ma i marmi grigi e bianchi sono praticamente assenti.
La profondità raggiunta è circa 600 metri fermi su nuovi bui, nel mezzo dei grezzoni, tra flussi di aria impressionanti ed ancora tanto nero da esplorare.
Il vecchio frigorifero non smette di fornire sorprese e, dopo aver fatto scendere agli esploratori due vie per i menomille, si è concesso a svelarne una probabile terza.