Complesso dell’alta valle dell’Acqua Bianca, noto con minor accuratezza geografica anche con i nomi di complesso della Carcaraia o del versante nord del monte Tambura.
Articolo Di Gianni Guidotti, foto di Daniele Moretti
Venti giorni fa il complesso ha raggiunto ufficialmente il traguardo degli 80 chilometri di sviluppo spaziale.
Solo a novembre del 2021 eravamo a 70.
Proprio nel 2021, la Buca sopra la cava bassa di Carcaraia diventava il nono ingresso del complesso e questo ha consentito di ridurre sensibilmente i tempi di progressione, per raggiungere la regione sud-est dell’abisso Saragato.
In tempi relativamente brevi abbiamo trovato un vero e proprio dedalo di pozzi e condotte, posizionati nella parte centrale della valle.
Erano venticinque anni che pensavamo che lì ci dovesse essere qualcosa di importante.
Una rilevante anomalia termica e un’inspiegabile invariabilità nella direzione della corrente d’aria, lasciavano spazio alle idee più ardite.
Ciò che abbiamo trovato va ben oltre le le più ottimistiche ipotesi e adesso la pianta di questa parte di grotta, sembra un piatto di spaghetti inavvertitamente caduti sul pavimento.
Dopo una prima fase esplorativa, che ci ha visti avanzare un po’ ovunque, nell’ultimo anno si è cercato di uscire dal centro del groviglio, per mirare con più cura a due obiettivi ben definiti: il collegamento con l’abisso Roversi e una sottozona di assorbimento all’interno della valle di cui poco si sa.
Si tratta della zona compresa tra Monte Tambura e Monte Roccandagia, dove non ci sono grotte che entrano nel sistema.
Su questi due fronti il lavoro sta andando avanti con buone prospettive.
Parallelamente alle esplorazioni procede un ambizioso lavoro di raccolta dati su vari parametri del clima della grotta (temperature, linee di flusso, portate e tracciamenti delle correnti d’aria).
Si tratta di un progetto convintamente sostenuto dalla Federazione Speleologica Toscana, che ha una doppia finalità: studiare il clima ipogea di un complesso così vasto e sfruttare queste informazioni per trovare nuove prosecuzioni.
Quest’ultimo aspetto è molto incoraggiante ed ha già dato eccellenti risultati (se sei interessato a saperne di più, ti consiglio la lettura dell’ultimo numero della rivista Talp).
In estrema sintesi questo è ciò che con buona assiduità sta facendo un gruppo di circa 6-7 persone di varie provenienze.
Sono bastate le poche righe scritte e le tre foto sulla Carcaraia a farmi nuovamente battere il cuore per un ambiente che già mi aveva affascinato più di 50 anni fa: la mia “prima volta” è stata nella grotta del “Rocciolo” a Renara (MS) con mio cognato: mi ricordo che allora andammo con la lampada ad acetilene, e per me fu una meraviglia!
Poco tempo dopo tornai in quella grotta, portandovi io due amici ed un’amica, rimasti ugualmente strabiliati da cosa videro…
Sono poi stato, una volta sola purtroppo, nell’antro del Corchia, entrandovi dal “canale dei serpenti”, nell’ambito di un corso di speleologia, che poi ho dovuto interrompere perché mi sono ammalato.
Da allora in poi soltanto visite “turistiche” in vari siti…
Ho sempre invidiato – con affetto e stima – tutti gli speleologi, dal massimamente esperto al principiante, perché quello delle grotte è per me un mondo affascinante (so che dico una ovvietà)… e ho ancora la voglia e la speranza di poterci tornare (con qualche “Cicerone”)!! Sì può?