Un antico fossile umano, una tibia risalente a circa 1,45 milioni di anni fa, è stato oggetto di uno studio condotto dalla paleoantropologa Briana Pobiner del Museo Nazionale di Storia Naturale dello Smithsonian di Washington DC e dal suo team.
La scoperta ha rivelato che i nostri antenati si mangiavano a vicenda, utilizzando utensili in pietra per la macellazione.
Sulla superficie della tibia fossile, scoperta nella regione del Turkana, in Kenya, sono presenti nove incisioni, come dei tagli regolari che sono tutti orientati nella stessa direzione.
Secondo lo studio pubblicato su Scientific Reports, questi tagli sono stati effettuati volontariamente con l’intento di strappare la carne per il consumo, probabilmente per necessità nutrizionali e non rituali.
La scoperta è la prova più antica e certa di comportamenti di cannibalismo tra i nostri simili.
Tuttavia, non si può dire con certezza se si sia trattato di cannibalismo, poiché non è nota la specie a cui apparteneva la vittima e non si è neppure certi che l’uso di utensili in pietra per la macellazione fosse una prerogativa esclusiva del genere Homo.
Il fossile dimostra come i nostri antenati avessero un’ampia gamma di comportamenti alimentari, compresi quelli di mangiarsi a vicenda.
La scoperta solleva nuove domande sulle pratiche di comportamento e di alimentazione degli ominidi antichi e come queste possano essere state influenzate da fattori ambientali e sociali.
Lo studio rappresenta un importante contributo alla comprensione della storia dell’umanità e alla conoscenza delle origini della cultura umana.
Inoltre, le stesse tecniche di confronto saranno ora utilizzate per rianalizzare altri fossili controversi, cercando di far luce su nuove scoperte che potrebbero cambiare la nostra visione del passato.
L’analisi dei segni ritrovati sulla tibia fossile dimostra come i primi esseri umani avessero una cultura e una tecnologia avanzate che includevano la macellazione e il consumo di carne.
Tuttavia, gli studiosi sottolineano che non si può parlare di cannibalismo nel senso stretto del termine, poiché non si sa con certezza se la vittima fosse della stessa specie degli aguzzini.
Il fossile ha anche sollevato nuove domande sulle pratiche di comportamento e di alimentazione degli ominidi antichi e come queste possano essere state influenzate da fattori ambientali e sociali.
Ad esempio, si potrebbe ipotizzare che la pratica del cannibalismo fosse limitata a periodi di scarsità di cibo o a situazioni di conflitto tra gruppi umani.
In ogni caso, la scoperta è di grande importanza per la comprensione della storia dell’uomo e delle sue origini culturali.
Gli studi futuri potrebbero portare a nuove scoperte che ci permetteranno di approfondire la conoscenza dell’evoluzione umana e dei nostri antenati.
Fonte: https://dx.doi.org/10.1038/s41598-023-35702-7