Notizia di Denis Vignola

IL PROBLEMA DELL’AMIANTO ACCOMPAGNA LA STORIA RECENTE DELLA VALLE DI SUSA.

Dalla chiusura dopo una lunga bat­taglia delle cave di serpentino di Trana (ancora da bonificare) al ritrovamento nei sondaggi geognostici per la pista da bob a San Marco-Jouvenceaux. Ma probabilmente la vera sorpresa deve
ancora arrivare, con la lunga gal­leria del cosiddetto tratto di “gronda nord” del tav.

La prima delle due gallerie del pro­getto interamente italiano della linea ad alta capacità ferroviaria Torino-Lione partirà da Caselette e arriverà a Novaretto. Una galleria che non è ancor chiaro se sarà a doppia canna, lunga oltre dieci chilometri. Il risultato sarà una quantità enorme di roccia portar fuori dalla montagna sotto forma di smarino, da ammassare chissà dove. Una roccia che secondo le carte geologiche e secondo studi vecchi di decenni contiene crisotilo, l’amianto di serpenti­no. La galleria dovrebbe iniziare nel­l’area tra il lago di Caselette e Grange di Brione, nel comune di Caselette, a una quota di circa 350 metri sul livello del mare. Se si mantenesse a tale quo­ta, bucando rima il Musinè, passereb­be ben al sotto delle deposizioni moreniche che sovrastano Almese e Villardora, passando dunque ancora nel cuore delle rocce verdi, fino alla fuo­riuscita, sempre a quota 350, poco pri­ma di Novaretto. Il tav incontrerebbe poi le stesse rocce, nella sua nuova galleria dalle cave Rotunno di Caprie fino al­meno al vallone del Gravio dopo Con­dove, prima che inizi la propaggine valsusina sopra Borgone del massiccio geologico “Dora-Maira” fatto di gneiss e che non può dunque contenere amianto. La bassa valle di Susa è il li­mite inferiore del “massiccio ultrabasi­co di Lanzo”, un grande massiccio geo­logico di montagne formate dalla stes­sa famiglia di rocce che nelle cartine specialistiche è segnalato con colorazio­ni verdi. Si estende dal monte San Vit­tore tra Corio e Balangero (a nord) fino al Musinè (a sud); dal confine con la pianura dello stesso Musinè (a est), fino a Torre del Colle. Sono le montagne color ruggine, perché il serpentino con­tiene ferro che a contatto con l’aria si ossida (altro problema). Secondo le carte geologiche, le rocce che incontreranno gli scavi della galleria Caselette-Novaretto sono le seguenti. Fino a poche decine di metri dall’imbocco, serpentinite. Poi, peridotite con presenza di serpentino fino, più o meno, all’altezza del concentrico di Almese. Poi, di nuovo serpentino sopra Almese, sotto il Messa, sopra Villardora all’altezza di borgata Vindrola. Da qui, fino allo sbocco dopo Torre del colle: prasiniti, che in linea di massima difficilmente contengono amianto.

Tutte rocce che fanno parte dello stesso massiccio geologico di Balangero. Anzi le serpentiniti sono esattamente le stesse del monte San Vittore della cava di amianto di Balangero dove per decenni si è estratto l’amianto più fibroso e dunque più pericoloso d’Europa (ma per questo anche di alta qualità tecnologica). La genesi di questi serpentini e la loro età è la stessa. Tutto lascia supporre perciò che anche le serpentiniti del Musinè e di Almese contengano crisotilo, l’amianto del serpentino.

In effetti, la sua presenza è già segnalata nella relazione di accompagnamento della carta geologica d’Italia, foglio 56, “Torino”; redatta dal servizio geologico d’Italia. La carta fu tracciata dai più illustri geologi degli anni ’60 che sono anche i più famosi conoscitori dell’amianto: Bonsignore, Bortolami, G.Elter, Sturani e Zanella. Qui, le peridotiti sono chiamate Lherzoliti e per la loro descrizione geologica si rimanda al lavoro di E. Sanero che nel 1932 scopri una notevole analogia del Musinè con le rocce a nord di Balangero. “Nella zona del Musinè – scrivono gli autori citando Sanero le lherzoliti sono essenzialmente composte da olivina sovente trasformata in serpentino (…) Le serpentiniti sono formate da serpentino con caratteri dell’antigorite e, più raramente, del crisotilo (amianto puro ndr)”. L’antigorite è una forma fibrosa compatta di colore verde, in pratica l’amianto compatto, poco pericoloso.

Dunque, che con la galleria del tav salterà fuori anche l’amianto ci sono pochi dubbi. Per definire il livello di pericolosità occorrerà attendere i sondaggi e le analisi corrette delle concentrazioni. Per queste analisi, ci hanno detto autorevoli geologi, è importante stabilire il criterio di campionatura. Infatti, non basta fare analizzare un campione di rocce verdi o di serpentino per stabilire la quantità di amianto media presente. Occorre analizzare campioni con diverse concentrazioni, a varie profondità e in zone il più possibile ravvicinate. Ci vorranno dunque un’infinità di campionature prima di potere eseguire analisi corrette.

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