Un percorso tra ferro, rame e felci endemiche nel Monte Ramazzo
Oggi ci troviamo a Genova per esplorare una delle miniere più antiche della zona, situata sul Monte Ramazzo, sulle alture di Borzoli.
La miniera, la cui storia risale al 1450 circa, è stata utilizzata principalmente per l’estrazione di ferro, rame e alluminio nativo, ma anche di solfato di magnesio o sale inglese.
Il complesso, caratterizzato da brecce serpentinitiche e vene di calcite, talco e brunite, è molto instabile e richiede di strisciare per gran parte dell’esplorazione.
La miniera, chiusa nel 1760 a causa delle proteste degli abitanti per l’inquinamento prodotto, è stata anche oggetto di studi botanici.
Negli anni ’30, infatti, un naturalista tedesco ha scoperto due varietà della stessa specie di felce endemica, presenti in prossimità degli ingressi delle gallerie e rinvenute ancora nel 1975.
Il sito è stato mappato e visitato dal Gruppo Speleologico Bolzaneto negli anni ’90 e inserito su catasto.
La visita alla miniera è stata concessa grazie all’autorizzazione di AMIU Genova, una delle tante realtà attente al sottosuolo e al suo studio.
Si tratta di un’esperienza unica che ci permette di immergerci nella storia e nella natura della zona, tra ferro, rame e felci endemiche.
La cura del percorso è stata affidata a Nadia Cadeddu, Fabio Maffeis, Valentina Pastorino e Travi Antonio, che hanno reso possibile questa straordinaria esplorazione.